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Unitalsi, la carità che si fa miracolo

Roma, 05 e 06 Giugno 2013 (Zenit.org) François Vayne

Nel 110° anniversario della fondazione il Presidente dell’Unitalsi riflette sulla grande famiglia dei volontari che accompagna la sofferenza a Lourdes e ai Santuari Internazionali

L’Unione Nazionale italiana per il Trasporto degli ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali (UNITALSI) festeggia quest’anno il suo 110° anniversario.

Per capire il perché di questa opera straordinaria, ZENIT ha intervistato Salvatore Pagliuca,  Presidente dell’Unitalsi.

Qual è il “carisma” particolare di questa grande famiglia di volontari?

Pagliuca: L’Unitalsi veste il grembiule del servizio. Ha cominciato la sua attività con l’impegno di portare gli ammalati a Lourdes ma non possiamo, come cristiani, voler operare come il buon samaritano occupandoci di chi vive nel dolore solo nel momento del pellegrinaggio; il buon samaritano si preoccupò di soccorrere l’uomo ferito, ma si preoccupò anche del suo futuro, perché fosse curato al meglio.

Compito dell’Unitalsi è allora dare una prospettiva a chi si rivolge a noi, dargli una mano nel momento straordinario del pellegrinaggio ma preoccuparsi anche di condividere la ferialità del dolore e del disagio. È un impegno associativo concreto ed assorbente che deve coinvolgere ogni socio per far sì che il nostro pellegrinaggio quotidiano sia testimonianza credibile dell’amore per Cristo.

Com’è nata l’UNITALSI e in che cosa oggi l’Associazione è rimasta fedele alle sue origini?

Pagliuca: La storia dell’Unitalsi ha un legame particolare con il Santuario Mariano di Lourdes che, ancora dopo oltre cento anni dalla fondazione dell’Associazione, è la meta privilegiata dei propri pellegrinaggi. Era il 1903 quando il fondatore, Giovanni Battista Tomassi, figlio dell’amministratore dei Principi Barberini, partecipò al suo primo pellegrinaggio. Era un ragazzo poco più che ventenne, affetto da una grave forma di artrite deformante irreversibile che lo costringeva in carrozzella da quasi dieci anni; molto sofferente nel corpo e nello spirito per la sua ribellione a Dio e alla Chiesa. Avendo saputo dell’organizzazione di un pellegrinaggio a Lourdes, Tomassi chiese di parteciparvi con una precisa intenzione: giungere dinanzi la grotta di Massabielle e, qualora non avesse ottenuto la guarigione, togliersi la vita con un gesto clamoroso. Ma ciò, fortunatamente, non accadde. Davanti alla Grotta dove l’Immacolata era apparsa a Santa Bernadette, venne colpito dalla presenza dei volontari e dal loro amorevole servizio vedendo quanto la condivisione dei volontari regalava conforto, speranza e serenità ai sofferenti. Al centro della nostra storia c’è, quindi, la carità vissuta come servizio gratuito dagli oltre centomila aderenti, uomini, donne, bambini, sani, ammalati, disabili, senza distinzione di età, cultura, posizione economica, sociale e professionale.

Quanti malati l’UNITALSI porta a Lourdes mediamente ogni anno e quanti soci attivi conta l’associazione?

Pagliuca: Tutti gli anni l’Unitalsi porta a Lourdes circa 12.000 persone malate o disabili ed i soci attivi sono circa 100.000, impegnati in 20 Sezioni a carattere regionale e 283 sottosezioni, che operano a livello diocesano, oltre a migliaia di gruppi locali.

Alcune sezioni dell’UNITALSI sono presenti in altri paesi, quali? Qual è la vostra azione a livello europeo e internazionale?

Pagliuca: Le due Sezioni tradizionali fuori dai confini italiani sono Malta e San Marino che da moltissimi anni sono parte organica dell’associazione. Negli ultimi anni hanno aderito la Bulgaria, l’Albania, la Croazia e la Slovenia, e vi sono contatti con altri Paesi dell’Est che guardano a noi per impiantare una associazione similare. A livello europeo ed internazionale siamo presenti in diverse realtà. In Europa con contatti con associazioni consorelle e con scambi di iniziative, ad es. con l’Hospitalitat Catalana con la quale ogni anno vi sono scambi di visite. A livello internazionale siamo presenti con opere di carità, con il Progetto Cuore di Latte, in Romania, in Palestina, in India, in Costa d’Avorio, in Congo, in Perù, in Rwanda e con una presenza costante a Betlemme con un servizio di volontari presso la Hogar Nino de Dios. La Campagna missionaria “Cuore di latte”, avviata nel 2004, ha permesso all’UNITALSI di allargare il proprio campo d’azione nella consapevolezza che essere cristiani, prima ancora che unitalsiani, è rispondere ad una “provocazione” all’amore universale.

Lo scorso 19 marzo, alla messa di inaugurazione del suo pontificato, Papa Francesco ha preso tra le sue braccia un malato dell’UNITALSI, Cesare, divenuto poi una celebrità mediatica. Quali sono i legami di UNITALSI con i Consigli della Santa Sede, in particolare con il consiglio Pontificio per la Pastorale della Salute?

Pagliuca Un sincero ringraziamento a Papa Francesco per essersi fermato a salutare i disabili dell’Unitalsi e in particolare per avere voluto abbracciare Cesare Cicconi, classe 1962, da San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) bloccato a letto dagli otto mesi di vita, che ha desiderato lo stesso essere a tutti i costi in piazza. Anche se costretto su un lettino speciale non ha voluto rinunciare ad abbracciare idealmente il Papa. Con il Papa il legame risale alla fondazione, perchè S. Pio X, che è il Patrono dell’Associazione, firmò l’atto costitutivo dell’Unitalsi e la benedisse raccomandandone la diffusione come opera di grande carità. Tale legame è sempre stato ben stretto ed il Vicario di Roma ha presieduto l’associazione fino agli anni ’90. Ora con il Vaticano vi sono rapporti costanti, in particolare siamo parte integrante del Consiglio Pontificio per la Pastorale della Salute, ed il 1 marzo 2012 S.S. Benedetto XVI mi ha nominato Consultore di tale Pontificio Consiglio.

I treni dei pellegrinaggi sono minacciati in tutta Europa specialmente dagli imperativi di redditività. Cosa fa l’UNITALSI per tentare di salvare questi treni e perché la soluzione degli autobus, per esempio, non vi sembra convenire?

Pagliuca: L’Unitalsi da 110 anni accompagna gli ammalati a Lourdes, in particolare, e negli altri santuari mariani internazionali. Il treno è l’unico mezzo di trasporto adatto per permettere il trasporto di ammalati gravi e disabili gravi, che altrimenti non potrebbero viaggiare con pullman o aereo. Abbiamo previsto che il mancato utilizzo del treno lascerebbe a casa circa 9.000 malati e, quando abbiamo verificato la tendenza europea, e francese in particolare, all’abolizione dei treni pellegrinaggio, abbiamo fondato nel 2004, con tutte le altre associazioni di pellegrinaggio italiane, una società per azioni, la S.A.R.P. spa (Società delle Associazioni Religiose di Pellegrinaggio), che vuole acquistare il parco treni di Trenitalia per far sì che il pellegrinaggio in treno resti una realtà e non un ricordo.

Alcuni non comprendono perché l’UNITALSI vuole impegnarsi in una società destinata a mantenere e a far circolare i treni dei pellegrinaggi, cosa ci dice per spiegare la sua posizione?

Pagliuca: Nel pellegrinaggio in treno si fondono l’aspetto pastorale e l’aspetto sociale del pellegrinaggio e viene fornita  ai portatori di handicap e gli ammalati, soprattutto quelli  gravi, la necessaria assistenza fisica e spirituale prima e durante il viaggio. Stiamo spiegando ai nostri Vescovi che il pellegrinaggio in treno a Lourdes rimane il momento centrale e l’elemento identitario di tutte le associazioni di pellegrinaggio: basti pensare che, negli ultimi anni sono state trasportate per ferrovia  dall’Italia mediamente 80.000 persone all’anno. La S.A.R.P. SpA e le singole associazioni che di essa fanno parte, non possono rinunciare alla possibilità di compiere i propri pellegrinaggi in treno. E ciò non tanto in omaggio alle loro rispettive tradizioni storiche, quanto piuttosto perché il mezzo ferroviario è parte integrante della concezione cristiana del pellegrinaggio: un percorso di andata, nel quale ci si prepara spiritualmente all’avvicinamento della meta sacra, e un percorso di ritorno, nel quale si rende grazie a Dio delle eventuali grazie ricevute e dei benefici spirituali ricavati.

Per questo motivo, ogni treno è oggi dotato di una cappella, ove si celebra la messa, e di un impianto di amplificazione che consente la recita collettiva delle preghiere (il Rosario, in particolare) e la lettura, con appropriati commenti, della Sacra Scrittura.

Un paio di ore di volo in aereo, invece, non consentono questo itinerario dello spirito nella preghiera e nella meditazione. Un lungo e difficoltoso viaggio in pullman non offre ai malati gli stessi confort del treno. Entrambi i mezzi limitano la consistente presenza  di malati  che invece il treno permette. Anche per questi motivi prendiamo atto di una drammatica realtà, vale a dire che la soppressione dei treni impedirà a molti dei nostri attuali pellegrini, soprattutto ammalati e disabili in più gravi condizioni di salute, di partecipare ai pellegrinaggi, in quanto le loro particolari condizioni non permetterebbero loro di affrontare viaggi in aereo o pullman.

Va, inoltre, sottolineato come la disponibilità di treni per pellegrini, consentirebbe ai fedeli in condizioni di salute più precarie di partecipare anche ad altri eventi religiosi:  molte  associazioni di pellegrinaggio in Europa , per esempio, disporrebbero dei mezzi di trasporto per fare affluire a Roma persone (sane o ammalate) desiderose di assistere alle udienze pubbliche del Santo Padre e di visitare il centro della cristianità.

Occorre infine rilevare come, oltre alla valenza religiosa che l’acquisto dei mezzi ferroviari assumerà, ci sarà indubbiamente anche, più genericamente, una valenza sociale. La S.A.R.P. SpA sarà in grado di offrire possibilità di spostamenti anche a persone che non intendono compiere pellegrinaggi, ma che, come membri della società civile, hanno diritto a quella mobilità nei limiti in cui le loro limitazioni fisiche gliela consentano. E’ indubbiamente proprio del cristiano offrire aiuto a chi si trova in difficoltà, come la parabola del Buon Sammaritano ci insegna. E questo servizio offerto al prossimo potrebbe, paradossalmente, diventare anche uno strumento di (nuova) evangelizzazione.

Lourdes non ha ricevuto la promessa della vita eterna, la Vergine è apparsa anche in altri luoghi, l’UNITALSI come vede la sua presenza negli altri santuari mariani, specialmente a Medjugorje dove si recano ogni anno numerosi pellegrini italiani?

Pagliuca: Il messaggio evangelico, che a Lourdes si evidenzia, è chiaro e semplice, valido in ogni tempo e per ogni persona: Dio ci ama così come siamo. Maria è apparsa in una Grotta sporca e oscura, chiamata “Grotta dei maiali”, per dirci che Dio viene a raggiungerci ovunque noi siamo e ha scelto di parlare proprio a una ragazzina senza cultura, perché tutti potessero comprendere.

La bellezza di Lourdes è proprio questa: la semplicità della preghiera che diventa un’esigenza di comunione fraterna. La fede che si fa miracolo. Un luogo dove tutte le diversità sono abbattute, dove abbandonarsi allo sguardo amorevole della Madonna, dove cercare conforto, avere speranza, ringraziare, ridere, piangere e sperare nel miracolo fisico e dello spirito. Negli altri luoghi dove si è verificata la presenza di Maria non c’è la stessa attenzione verso i malati che c’è a Lourdes, e Medjugorje, che tra l’altro non è ancora riconosciuta e ciò non permette lo svolgersi di pellegrinaggi ufficiali dell’Unitalsi, ha delle oggettive difficoltà di accoglienza.

L’UNITALSI è molto impegnata nel campo sociale, ci può dare qualche esempio e parlare dei vostri progetti futuri sul piano della solidarietà?

Pagliuca: La condivisione, che è lo stile di vita dell’UNITALSI, ci porta a camminare insieme ogni giorno anche quando il pellegrinaggio è finito.

Per questo l’Associazione fin dal 2001 si è impegnata in una serie di progetti a livello nazionale per migliorare la vita di chi ha più bisogno, di chi è solo, di chi attraversa dei periodi di difficoltà, di chi ha bisogno di amore e di calore.

Oggi, quelli che noi continuiamo a chiamare “progetti” sono diventati realtà a livello nazionale e costituiscono un punto importante nella vita dell’Unitalsi e dei suoi volontari che si impegnano costantemente per mandarli avanti.

Il nostro spirito di condivisione favorisce anche la realizzazione di moltissime iniziative locali finalizzate ad alleviare i disagi degli anziani e dei disabili, come l’assistenza domiciliare, l’organizzazione di soggiorni estivi e invernali, gite di una o più giornate, attività di tempo libero, attività di formazione, laboratori di creatività, laboratori teatrali e di attività manuali (cucito, pittura, lavorazione del legno).

Alcuni progetti già realizzati sono: Progetto Bambini; Germogli Diversi; Fundraising Unitalsi; Bilancio Sociale; Arte fruibile da tutti; Case Famiglia; Case Vacanze; Comunità per minori; Prossimi al Prossimo.

Oltre a diversi progetti di associazionismo sociale che tendono alla formazione, all’utilizzo di ausili informatici per le disabilità gravi ed all’inclusione sociale. Mi piace ricordare in particolare il progetto “Volere Volare”, avviato il 6 novembre 2009, con il quale l’UNITALSI ha pensato di far conoscere e sperimentare ai propri soci disabili il Volo Sportivo come ulteriore mezzo per superare le barriere fisiche e culturali, attivare percorsi di crescita personale e diventare strumento di svago.

La dimostrazione che pilotare un aeroplano non è un’esperienza preclusa alle persone con disabilità motoria ce la fornisce l’Associazione dei “Baroni Rotti”, la quale ha dato vita alla prima scuola di volo per piloti disabili in Italia. Grazie ad essa molte persone con handicap motori sono riuscite a conseguire l’attestato per il volo da diporto e sportivo, dimostrando che, quando la professionalità di chi insegna e la tenacia dell’allievo si uniscono, è possibile andare molto “in alto”.

L’UNITALSI ha instaurato un rapporto di collaborazione con l’Associazione “Baroni Rotti” perché la assistesse, con la sua esperienza e conoscenza, per la realizzazione del progetto, nella convinzione che la disabilità fisica non preclude a priori la possibilità di pilotare un aereo e che il volo è un mezzo innovativo per raggiungere l’inclusione sociale.

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