25 MARZO: LA PROFEZIA DELLE “SACRE SPINE” CHE FIORISCONO
Quando il Venerdì santo, giorno della morte dei Gesù, cade il 25 marzo solennità della Annunciazione, dalle reliquie della Passione di Cristo arrivano misteriosi segni – Grande attesa a San Giovanni Bianco e a Andria – Messaggi profetici o illusioni ottiche?
Di Renzo Allegri – Foto di Nicola Allegri
Il Venerdì Santo quest’anno cade il 25 marzo. La Pasqua è una festa “mobile”, la sua collocazione in calendario varia di anno in anno perché è legata al ciclo lunare. E variano anche tutte le ricorrenze pasquali.
Ma il 25 marzo è anche il giorno nel quale la Chiesa celebra la Solennità dell’Annunciazione, ricorrenza che ricorda l’annuncio dell’Angelo Gabriele a Maria e il mistero del concepimento di Gesù. Quindi, il 25 marzo di quest’anno la Chiesa ricorda la Passione e Morte di Gesù e insieme l’inizio della sua esistenza in questo mondo.
Secondo un’antica tradizione, quando le due ricorrenze riguardanti l’inizio e fine della vita dell’Uomo-Dio, si verificano nello stesso giorno, è come se nel mondo si sprigionasse un’energia spirituale potente al punto da creare misteriosi sconvolgimenti.
Questa coincidenza è, però, molto rara. Nel secolo scorso si è verificata tre volte: nel 1910, nel 1921 e nel 1932. In questo secolo, si è verificata nel 2005, si ripeterà il 25 marzo, e poi bisognerà attendere il 2056. Il 25 marzo è alle porte e, in tutti coloro che conoscono questa tradizione, vi è grandissima attesa.
La fenomenologia misteriosa caratterizzante la coincidenza delle due ricorrenze citate, è legata soprattutto alle reliquie della Corona di Spine che fu messa sul capo di Gesù durante il processo a Gerusalemme. Le spine di quella Corona sono sparse in giro per il mondo. E quando il Venerdì Santo cade il 25 marzo, quelle spine soffrono, sudano sangue, si animano come se fossero vive. Un fenomeno misterioso che la gente indica con una delicatissima parola poetica: “fioritura”. La spina di legno, risalente secondo la tradizione a 2000 anni fa, si ravviva e si colora di un liquido sanguigno. “Fiorisce” dice la gente con devozione.
Fin dai primi secoli del Cristianesimo quelle Spine godevano di una particolare venerazione perché erano fonte di guarigioni miracolose e su di esse si osservavano fenomeni fisici strani e inspiegabili. Gregorio di Tours, vescovo francese del secolo sesto, nel suo libro “De gloria martyri, riferisce che la Corona di spine venerata in Gerusalemme, anche se era vecchia di 500 anni, appariva come “composta da rovi appena colti”.
San Paolino da Nola, all’inizio del quinto secolo, cita tra gli oggetti di grande venerazione “le spine con le quali il Nostro Salvatore venne incoronato”. Cassiodoro, famoso uomo politico e letterato, in un suo scritto nella seconda metà del secolo sesto, cita quelle reliquie affermando che “sono la gloria di Gerusalemme”.
Forse proprio per quegli speciali “segni” che si verificavano, la Sacre Spine divennero oggetto di regali importanti. L’imperatore Giustiniano I, a metà del secolo sesto, regalò a San Germano, vescovo di Parigi, una delle Spine della Corona di Cristo. L’imperatrice Irene, nel 798, ne regalò alcune a Carlo Magno. Nel l’887, Carlo il Calvo, regalò una della Spine ricevute da Carlo Magno alla chiesa di Compiègne, dove era sepolto il corpo di San Cornelio Papa martire.
Nel 1063 la Corona venne portata a Bisanzio e nel 1238 fu acquistata dal re di Francia, San Luigi IX, il quale per ospitarla degnamente fece erigere uno dei più bei gioielli dell’arte gotica, la “Sainte Chapelle”. In quella Chiesa la reliquia rimase fino alla Rivoluzione francese, poi ebbe varie altre peregrinazioni, per approdare, alla fine, a Notre Dame dove ancora si trova.
Le Sacre Spine continuarono ad essere oggetti di prestigiosi regali anche da parte dei vari regnanti francesi, e così della Corona primitiva a Parigi, rimase solo la struttura portante che si vede ora.
Gli studiosi hanno catalogato oltre 700 Sacre Spine, sparse in giro per il mondo. Molte sono fasulle, e classificate “reliquie di seconda categoria”, in quanto non sono state tolte dalla Corona, ma solo appoggiate su di essa, quindi diventate reliquie per contatto.
In Italia ce ne sono parecchie, conservate in chiese e santuari. A tutte vengono attribuiti poteri miracolosi. Ma sono soprattutto due quelle diventate famose per i fenomeni che si verificano quando il Venerdì Santo cade il 25 marzo: quella conservata nella Cattedrale di Andria in Puglia e quella che si trova a San Giovanni Bianco in provincia di Bergamo.
Ad Andria, la “Sacra Spina” è conservata in un magnifico reliquiario nella cattedrale. Venne donata alla città pugliese dalla contessa Beatrice d’Angiò, figlia di Carlo II, nel 1308, in occasione delle sue nozze con Bertrando Del Balzo figlio d’Ugo e conte d’Andria.
A San Giovanni Bianco, paese della Val Brembana, in provincia di Bergamo, la Sacra Spina è conservata nella chiesa parrocchiale. Vi fu portata nel 1495 da Vistallo Zignoni, un soldato di ventura al servizio della Serenissima. Durante la battaglia di Fornovo del 6 luglio 1495 contro l’esercito del re di Francia Carlo VIII, Vistallo Zignoni fece prigioniero il segretario del re e si impadronì di un cofanetto contenente numerose reliquie. Il cofanetto fu poi consegnato come bottino di guerra al Senato Veneto ma prima di consegnarlo, Zignoni prelevò una di quelle reliquie, una “Sacra Spina”, e ne fece dono al parroco di San Giovanni Bianco. Da quel momento la Sacra Spina è diventata il centro di una grande devozione in tutta la valle, devozione che ancora oggi è fortissima.
Il 25 marzo 2005, la due reliquie di Andria e di San Giovanni Bianco furono sottoposte a un rigoroso controllo. Il vescovo di Andria, monsignor Raffaele Calabro, aveva nominato una Commissione teologica e una Commissione scientifica, in modo che il fenomeno potesse essere seguito con la massima attenzione. Della Commissione scientifica facevano parte anche cinque medici. Erano inoltre stati allestiti due schermi giganti in piazza Duomo e in Piazza Catuma, in modo che la gente potesse seguire il fenomeno in diretta-tv.
Il fenomeno si verificò puntualmente. Il giorno dopo, 26 marzo, il Vescovo di Andria confermò ufficialmente ai fedeli radunati in cattedrale che il prodigio si era verificato e diede lettura pubblica del verbale notarile. Volle poi dedicare all’evento un numero speciale del settimanale diocesano, “Insieme”, riportando la cronaca dei fatti, i verbali dei mutamenti osservati sulla Sacra Spina dai componenti della Commissione scientifica, documentando il tutto con numerose fotografie. In un articolo da lui firmato, monsignor Calabro ricordò con parole commosse la propria esperienza diretta. Scrisse tra l’altro: <<Io stesso sono stato testimone oculare del momento più sconvolgente, che è durato più di tre ore, quello dell’’ “accartocciamento” (per usare un termine popolare) della Sacra Spina, quasi fosse non una spina normale, ma uno stelo vegetale percorso da una potenza misteriosa, simile a un piccolo “sisma”>>.
A San Giovanni Bianco il fenomeno fu meno appariscente. Nei giorni precedenti, i giornali locali avevano ricordato con enfasi quanto era accaduto nel 1932, con oltre 200 mila pellegrini, e c’era quindi un’ attesa spasmodica. Per questo la popolazione rimase un po’ delusa. Ma il fenomeno fu chiaro e inconfondibile, come risulta dagli atti della Commissione scientifica istituita dal vescovo, della quale facevano parte monsignor Lino Belotti, vescovo ausiliario di Bergamo, don Giuseppe Minelli, parroco del paese, la dottoressa Barbara Cancelli, medico legale, il dottor Marco Valle, direttore del Museo di Scienze Naturali di Bergamo e don Goffredo Zanchi, professore di Storia nel Seminario di Bergamo.
Anzi, il fenomeno a San Giovanni Bianco si protrasse più del solito. <<La Sacra Spina ha cambiato colore anche il 2 aprile, giorno della morte di Giovanni Paolo II>>, mi disse allora l’ingegner Giovanni Milesi, studioso della Sacra Spina e che era assessore alla cultura del comune. <<Proprio mentre Giovanni Paolo II era in agonia, la spina, osservata da molti testimoni, ha assunto una tonalità granata che nella domenica del 3 aprile si è fatta ancora più intensa.>>.
A San Giovanni Bianco come ad Andria sono al lavoro le nuove Commissioni scientifiche che, armate di sofisticate apparecchiature elettroniche terranno le Sacre Spine sotto controllo il 25 marzo e nei giorni successivi.
Dalle cronache del passato, la presenza del “segno” sembra incontestabile. E soprattutto proprio perché il fenomeno non si verifica regolarmente, in una data precisa, ma solo in circostanze particolari e rare, che cadono sempre in date diverse. Vedremo se anche in questo nostro tempo scettico e conturbato, il “segno” arriva e la Sacre Spine “fioriscono”..
Renzo Allegri
A Serra san Quirico AN una sacra spina chiusa in teca di vetro trasparente si dice ebbe almeno una fioritura sulla punta comparvero diversi piccoli fiori Prima di Pasqua possiamo peregrinare ed è in esposizione. Maggiori dettagli da Don Michele Giorgi e Claudio Latini ex sindaco.
spine del NABACA’ vedi vol. 8 Valtorta pag. 348