13 MAGGIO 1981: I MISTERI IRRISOLTI DELL’ATTENTATO A PAPA WOJTYLA
Tutto il mondo cattolico ricorda oggi, 13 maggio, l’attentato subito da Giovanni Paolo II 40 anni fa. Mentre percorreva piazza San Pietro, attraversando la folla enorme che lo salutava, il Papa fu mortalmente ferito da alcuni colpi di rivoltella, sparati da vicino.
L’attentatore fu subito arrestato, ma dopo tanti anni ancora non si conoscono i nomi dei mandanti, di coloro che volevano morto il Papa polacco.
Una cosa è certa: il Pontefice venne salvato da un intervento miracoloso. Giovanni Paolo II era convinto che fu la Madonna a tenerlo in vita. Scrisse nel 2005: “Come potrei dimenticare che quell’evento in piazza San Pietro ebbe luogo nel giorno e nel momento in cui, nel 1917, la Madre di Cristo apparve per la prima volta ai tre pastorelli del Portogallo?”.
Che il Papa fosse stato salvato da un intervento inspiegabile e quindi miracoloso ne era convinto anche il professor Francesco Crucitti, primario chirurgo del Gemelli, che intervenne subito dopo l’attentato.
Quando il professor incise l’addome con il bisturi, trovò, come egli stesso raccontò in seguito: «Sangue, molto sangue, ce n’erano forse tre litri».
In pratica, il Papa aveva perduto il sessanta per cento del suo sangue. La pallottola gli aveva devastato l’addome. Si dovette procedere all’aspirazione del sangue per poter fermare l’emorragia che costituiva il pericolo più immediato. Poi furono fatte delle trasfusioni che migliorarono le condizioni del ferito, permettendo l’intervento chirurgico vero e proprio.
Esplorando l’addome del Papa, il professor Cricitti trovò diverse lesioni gravi, provocate dal passaggio del proiettile. La pallottola aveva perforato il colon e causato cinque ferite all’intestino tenue.
Karol Wojtyla rimase sotto i ferri in sala operatoria per cinque ore. Gli vennero asportati cinquantacinque centimetri di intestino. Alle 0.45 del 14 maggio i medici emisero un bollettino in cui si diceva che l’intervento era riuscito bene e che le condizioni del ferito erano soddisfacenti.
Giovanni Paolo II rimase quattro giorni in sala di rianimazione. Quando era ormai fuori pericolo, chiese al professor Crucitti i dettagli dell’intervento.
Il professore confessò di aver avuto molta paura e gli riferì in quali condizioni aveva trovato il suo addome. Aggiunse di aver osservato una cosa “assolutamente anomala e inspiegabile”. La pallottola si era mossa, nel ventre del Papa, a zigzag, evitando gli organi vitali. Era passata a un soffio dall’aorta centrale: se l’avesse raggiunta, il Santo Padre sarebbe morto dissanguato ancora prima di arrivare in ospedale. Aveva evitato la spina dorsale e tutti gli altri principali centri nervosi: se li avesse colpiti, Giovanni Paolo II sarebbe rimasto paralizzato. «Sembra» concluse il professore «che quella pallottola sia stata guidata per non provocare danni irreparabili.»
In seguito, riflettendo su quel fatto inspiegabile, il professor Crucitti, si ricordò di un altro dettaglio che lo aveva meravigliato. Quando il Papa era stato colpito, lui si trovava fuori Roma. Venne avvertito per telefono. Si diresse a tutta velocità verso il policlinico Gemelli. Il percorso lo conosceva bene, e sapeva che era sempre intasato di traffico. Ma, in quell’occasione, con grandissima sorpresa trovò la strada stranamente libera, i semafori tutti verdi, e potè arrivare all’ospedale in tempo da record. Pochi minuti dopo, sarebbe stato troppo tardi.
Tra i due, Giovanni Paolo II e il professor Crucitti, testimoni di cose strane e misteriose, era nata una profonda intesa.
Quel grande e straordinario medico morì nel 1998. Negli ultimi giorni era caduto in uno stato di coma irreversibile, ma, grazie alla preghiere di Giovanni Paolo II, prima di morire uscì dal coma e potè parlare con la moglie e con i figli.
Renzo Allegri