Sul Lago d’Iseo abbiamo seguito un allenamento dei famosi “cani bagnini”, che anche il ministro Brambilla tanto ammira
di Roberto Allegri
Foto di: Gianluca Margheriti – La Tenda Rossa; Simone Galbiati; Nicola Allegri.
Ogni papà è un innamorato. E come tale cerca sempre di sorprendere l’oggetto del proprio amore.
Ecco perché, quando mio figlio Francesco, di due anni, ha dimostrato una bruciante passione per gli elicotteri, oltre a regalargli modellini di tutti i colori, ho voluto organizzare un vero incontro tra lui e la grande macchina volante. E ho potuto farlo grazie alla Scuola Italiana Cani Salvataggio.
Conosco da molto tempo gli uomini e gli animali della SICS, la Scuola Italiana Cani Salvataggio, e in più di un’occasione ho espresso, nei miei articoli – e anche in un libro dal titolo “Cani Supereroi” – quanto mi senta privilegiato per una simile opportunità. Perché vuol dire stare accanto a veri eroi.
Le unità cinofile – cioè uomo e cane – della SICS, sono le uniche al mondo a lanciarsi in acqua dagli elicotteri. Costituiscono una vera e propria elite nazionale nel soccorso e nel salvataggio nautico. I Terranova e i Labrador che lavorano in questa eccezionale Scuola italiana hanno catturato anche l’ammirazione del Ministro per il Turismo, Michela Vittoria Brambilla. Come è noto, il ministro Brambilla da anni si batte con grande determinazione per i diritti degli animali e spesso sceglie i cani SICS come testimonal per le sue varie iniziative.
In tutta Italia, le spiagge pattugliate dalla SICS godono di una maggior sicurezza. Anche di recente hanno occupato le prime pagine di diversi quotidiani per l’ennesimo salvataggio.
Ogni estate, nell’ambito di quella che è chiamata “Operazione Bagnino” e cioè il controllo di diverse spiagge da parte delle unità cinofile della SICS, sono varie decine le persone, al mare o nei laghi, che devono la vita a questi eroi a quattro zampe e ai loro conduttori.
Ed è per questo che gli uomini e i cani di Ferruccio Pilenga, il presidente e il fondatore della Scuola, si allenano e si perfezionano in continuazione. Grande importanza hanno quindi le esercitazioni. Specie quelle con l’elicottero.
Così, quando l’amico Ferruccio Pilenga mi ha telefonato per chiedermi di assistere ad un’esercitazione sul lago d’Iseo, ho preso la palla al balzo. Francesco avrebbe visto da vicino la sua passione.
Tuffarsi da un elicottero sospeso in volo librato a tre, quattro metri dall’acqua è la più concreta dimostrazione di quanto affiatamento ci sia tra l’uomo e il suo cane.
Insieme vivono ogni giorno, insieme si allenano e insieme nuotano per salvare chi è in difficoltà: questa è la filosofia della Scuola.
La cosa straordinaria, che ho ben raccontato nel mio libro, è il fatto che ogni movimento – da come issare a bordo del velivolo il cane, all’imbracatura usata, alla preparazione, al tuffo, al metodo di nuoto – è stato inventato e codificato da Ferruccio e dai suoi, dato che non è mai esistita una realtà analoga alla SICS da cui prendere esempio.
Altro particolare da tenere presente quando si parla di tuffi dall’elicottero è la turbolenza con cui il velivolo investe l’acqua sottostante. Nuotare lì in mezzo è come stare in una tempesta e anche questo è allenamento importante: le unità cinofile della SICS devono saper operare anche in condizioni difficili.
L’appuntamento è a Pisogne, sul lago d’Iseo. Al mio arrivo, il grande prato che lambisce l’acqua è in fermento: cani e conduttori, questi ultimi già con la muta e le imbracature, svolgono gli ultimi preparativi. C’è anche la televisione tedesca che vuole riprendere il tutto per un documentario. Vengono troupe da tutta Europa, dagli Stati Uniti e persino dal Giappone per documentare la SICS in azione.
Pilenga è alla radio, in contatto con l’elicottero. Mi fa segno che sta per arrivare. Tengo Francesco in braccio e gli dico di guardare verso le montagne. Poi, ci raggiunge per prima cosa il suono. Il ritmo delle pale arriva come una freccia e Francesco allunga il collo e punta il dito verso il cielo: <<Elicotto!>>, grida.
Come un rettile volante preistorico che si ingigantisce mano a mano che divora la distanza, l’elicottero passa rapido sopra la nostra testa. Francesco è fuori di sé dall’entusiasmo. Ma rimane immobile dalla stupore quando l’elicottero vira sull’acqua, torna indietro e si posa sull’erba a pochi metri da noi, investendoci con un vento carico di rumore. L’elicottero adesso non è più un giocattolo o qualcosa da vedere in tv. Ora è qui, nel pieno del frastuono del suo motore. Ha colpito la fantasia di mio figlio fornendo alla sua mente di artista i mattoni per edificare favole. Ne sono certo.
Dopo qualche accorgimento, l’esercitazione ha inizio. E si ripete quel meraviglioso miracolo di efficienza e fiducia di cui ho scritto molte volte. Si resta senza fiato nel vedere il coraggio di questi cani che seguono il padrone fino all’elicottero, che vengono afferrati per le maniglie dell’imbracatura e sistemati all’interno.
Poi, una volta sul lago, il conduttore si lancia in acqua. Il cane allora freme e deve essere trattenuto da coloro che stanno sul velivolo. Lui vorrebbe gettarsi subito. Ed ecco che spicca il balzo, entra in acqua, riemerge e subito inizia a nuotare. Il conduttore si afferra all’imbracatura e si fa trainare. In fretta, dirigono verso riva.
Diverse unità cinofile ripetono l’esercizio con precisione ed eleganza. Ne è prova l’entusiasmo degli operatori tedeschi che filmano e registrano interviste con tutti. Io osservo con senso di gratitudine e di gioia. In quanto a Francesco, l’emozione ha avuto la meglio e si è già addormentato. So che sta sognando di volare.