Il mio amore per i cavalli

1Per l’uscita del libro “Tra cielo e terra” di Roberto Allegri, pubblicato da Mursia, il cantante  Al Bano ha scritto una lunga prefazione,  raccontando  episodi della propria vita, che riguardano la sua grande passione per i cavalli e  illustrano un aspetto inedito del suo carattere e dei suoi interessi.

Di Albano Carrisi – Foto di Nicola Allegri

Quando penso ai cavalli, mi viene in mente il presepe. Sì, i cavalli mi fanno pensare al Natale di quando ero bambino perché la mia infanzia è stata per certi versi simile all’atmosfera di un presepe.

Le piccole case di Cellino San Marco, in cui il solo calore era opera del fuoco nel camino, assomigliavano proprio a quelle di un presepe. Anche perché in ognuna vi era la stalla con le galline, una mucca, un cavallo o un mulo.

Il cavallo o il mulo erano i compagni del lavoro nei campi. Ricordo molto bene il loro odore, un sentore forte, acre che mi riporta indietro nel tempo.

2Chi aveva poco, possedeva un mulo perché mangiava meno ed era perciò più economico. Solo chi invece aveva qualche migliaio di lire in più, poteva fare sfoggio di un cavallo. Ed erano soprattutto i giovani ad esibirlo come il più bel trofeo che si potesse immaginare.

I cavalli erano un po’ come le moto per i ragazzi di oggi. Erano le Harley Davidson di quel tempo, un segno di distinzione. Ricordo che i giovani li abbellivano con finimenti diversi gli uni dagli altri, si divertivano a creare con le borchie e il cuoio. Mettevano penne di uccello nella criniera, poi la intrecciavano e usavano anche nastri colorati.

La prima volta che sono salito sulla groppa di un cavallo, avevo ventisette anni. Prima di allora gli animali avevano trainato soltanto il mio carretto. Ma quella volta, avevo un cavallo tutto mio e non per il lavoro dei campi. Potevo imparare a sentire il mondo attraverso di lui.

Era una femmina, una Palomino del Texas. Me l’aveva regalata la famiglia Rossetti di Piacenza, insieme ad un pony e una mucca di razza jersey. La cavalla si chiamava Nina.

3Ricordo molto bene il giorno in cui salii sulla sua groppa. Fu come se da sempre avessi cavalcato. Non avevo messo la sella, né le briglie e perciò Nina avrebbe potuto disarcionarmi facilmente se soltanto avesse voluto. Invece mi accettò su di sé. E fu l’inizio di un rapporto bellissimo di cui porto ancora dentro di me la musica.

Tra me a Nina c’era l’amore. Eravamo una cosa sola e nello stesso tempo eravamo un tutto con la natura che ci circondava. Al galoppo, eravamo due frecce che tagliavano il vento, scagliate dalla nostra volontà verso il mare, le dune della spiaggia, il bosco, i campi.

E’ stato un periodo fantastico. Lo ricordo con grande emozione e ogni particolare è scolpito in me, come inciso col fuoco.

Attraversare a cavallo un campo di grano, un uliveto o un vigneto è una delle esperienze più appaganti che la vita possa regalare. Per questo comprendo in profondità ogni pagina del libro che Roberto ha scritto. Le emozioni che ha descritto le ho vissute, le conosco. Sono come il nome di amici lontani che tornano alla memoria. E’ stato meraviglioso per me rivivere,  attraverso queste pagine, tante belle esperienze che il lavoro e gli impegni professionali spesso offuscano.

4Roberto mi assomiglia. Lui scrive, io canto. Per raccontare emozioni e sentimenti, lui usa la penna e le parole, e io lo faccio con la musica e la voce. Ma tutti e due nel nostro lavoro ci mettiamo il cuore.

Nel caso specifico di questo libro, Roberto, attraverso piccoli flash, accenni, pennellate, immagini, scorci di paesaggi, confida ciò che ha vissuto con il suo cavallo. Ed è riuscito a evidenziare le mille sfumature di quelle speciali sensazioni di cui è fatta la vera amicizia tra uomo e animale. Sfumature che sfuggono in genere nella vita di tutti i giorni, ma che si fanno grandi quando si è soli, magari in sella ad un amico che sfida il vento. Ecco perché trovo questo libro straordinario e sono certo che piacerà a tutti i veri amanti dei cavalli.

Quello che Roberto ha vissuto con il suo Rodin e che racconta in queste pagine, io l’ho vissuto con la mia cavalla Nina. Lei, per esempio, mi dava la percezione delle stagioni. Fin da ragazzino avevo imparato a conoscere i profumi dei mesi ma poi, emigrato a Milano, avevo dimenticato questa esperienza. Nina me l’aveva fatta riscoprire. Attraverso di lei, respiravo le stagioni. Quando scorazzavo per i campi sulla sua groppa, chiudevo gli occhi, annusavo l’aria e potevo capire se era maggio o giugno, ottobre o febbraio. Sentivo e gustavo quel profumo caratteristico che l’aria prende ad ogni mese. Tutti i profumi del passare del tempo li avevo sul mio viso, come una carezza. Sento ancora adesso quella sottile e inebriante sensazione.

5Quando il cavallo parte al galoppo, si percepiscono le zampe che diventano un motore. E in groppa tu segui quel ritmo. Un cavallo al galoppo è un metronomo. Misura la musica del tuo vivere. Una canzone che ho scritto negli anni della mia amicizia con Nina, si intitola “Il pianto degli ulivi”. E’ nata proprio in sella. Se la si ascolta con attenzione, la melodia ha realmente il ritmo di una galoppata.

Purtroppo, la mia storia d’amore con Nina è finita in modo amaro. Una notte, me la rubarono e di lei non ho saputo più nulla. Da allora non ho più dato il mio cuore ad un cavallo. Ne ho avuti altri ma non è più stata la stessa cosa.

Quando prendo per mano i miei figli e passeggio con loro nel bosco della mia tenuta dove vivono cavalli e pony, mi diverto nel vedere come li avvicinano, nel vedere il modo in cui bambini e cavalli si parlano.

Questi animali sono grandi educatori. I bambini imparano da loro cose importanti come la fedeltà, il rispetto, la calma. E il saper dare. Quando vivi con un cavallo, sei suo padre. Lo nutri, lo pulisci, ti occupi di lui quando non sta bene, prepari per lui il giaciglio per la notte, ti preoccupi che stia al caldo, che abbia acqua pulita. Insomma, ti dedichi. Ti dai. I bambini che hanno la fortuna di vivere a contatto con dei cavalli, acquisiscono questo valore.

6Penso che i cavalli mi abbiano seguito in tutto il mondo. O forse sono stato io a seguire loro. Nei miei viaggi, se ne avevo la possibilità, cercavo un cavallo e partivo al galoppo.

Ricordo una spiaggia in Cile. Mi trovavo a Santiago del Cile per una importante trasmissione televisiva. Avevo un pomeriggio libero e andai alla Isla Negra, a sud di Valparaiso, dove abitò Pablo Neruda. Su quella spiaggia “affittavano” alcuni cavalli. Trascorsi ore indimenticabili in quel “rifugio della poesia” in sella, correndo in riva all’Oceano Pacifico. E poi mi tornano in mente galoppate fatte in Spagna, in America, in Argentina, in Messico, su un’isola di fronte a Puerto Vallarta.

Leggendo questo libro di Roberto Allegri ho rivissuto con immenso piacere le varie storie delle mie emozioni in sella. E’ un libro che non vuole spiegare il comportamento dei cavalli, che non insegna come accudirli o come avvicinarli. E’ un libro che racconta invece ciò che accade nell’animo di una persona quando riesce ad entrare in contatto con lo spirito e la personalità profonda di un animale nobile e buono.

Il cavallo è un essere molto riservato. Non dà facilmente la sua confidenza. Il primo incontro tra uomo e cavallo è sempre complicato. Il cavallo studia, ascolta, indaga, valuta. Solo quando è sicuro che la persona con la quale ha dei contatti possiede amore vero, libero da qualsiasi interesse, allora si apre, si concede e nasce il prodigio dell’amicizia.

Ecco, questo ha descritto Roberto nel suo libro. Un libro che è una specie di diario. Lo scrittore, in realtà, racconta se stesso e non il suo animale. Spiega ciò che il cavallo ha provocato nel proprio animo. A poco a poco, infatti, il suo cavallo lo cambia, lo forma, lo aggiusta nei confronti della natura, del tempo, della vita, del mondo. E’ l’esperienza che anche io ho vissuto e sono molto grato a Roberto di avermela risvegliata con le sue pagine.

7Leggendole, mi è tornato prepotente nella mente un sogno. Lo coltivo dentro da molti anni. Forse da quando vivevo con Nina. Fare un viaggio a cavallo, un lungo viaggio, in una zona solitaria, in modo da stare ore e ore soli, in sella, nel silenzio, a contatto con la natura. Non sono mai riuscito a realizzare questo sogno. Ma non l’ho mai dimenticato, rimandandolo sempre nel tempo. Ora mi ritorna forte nel cuore. E sento che potrei farlo con Roberto.

Io e Roberto siamo legati da tanti ricordi, da tante vicende anche personali. Sono stato il padrino al suo battesimo e penso che, in quel rito, tenendolo tra le mie braccia mentre l’acqua benedetta lo proclamava figlio di Dio, io gli abbia trasmesso qualche cosa di me. Una sorta di energia naturale, un “cordone ombelicale” fatto di forze sottili che lo mette in comunicazione con me e con la natura nella quale sono cresciuto. Quando Roberto era un ragazzo, trascorrevamo insieme le vacanze, qui nella mia tenuta a Cellino e credo di essere stato proprio io a fargli conoscere i cavalli. C’erano i miei figli, Roberto e suo fratello e tutti insieme costituivamo una tribù di cui io ero lo sciamano. Spesso trascorrevamo intere giornate nel grande bosco della mia tenuta, nel folto, lontani da tutto. Insegnavo a Roberto e agli altri ad annusare i profumi, a leggere le impronte degli animali nella polvere, a “parlare” con gli alberi. E poi ad avvicinare i cavalli.

8Nel bosco vivevano allo stato brado muli, cavalli e pony ed era una lezione quotidiana stare in mezzo a loro. Ricordo un pony shetland in particolare, una bestia burbera e massiccia che mio padre aveva battezzato “Giagante”. Quel pony era selvaggio e scontroso ma una volta assicurato alle stanghe del calesse diventava una specie di maestro della vita all’aria aperta. Portavo Roberto e gli altri ragazzi sul calesse, sui sentieri soffici del bosco, in cerca dei cinghiali. Le emozioni correvano sulle ali del vento e io lo vedevo negli occhi dei miei figli e in quelli di Roberto. Assaporare la libertà della natura incontaminata avendo come compagno un pony era esaltante. Sono convinto che le emozioni che Roberto ha descritto nel suo libro abbiano avuto origine proprio allora. Sono state un seme piantato in un terreno fertile che col tempo, annaffiato dalle giuste vibrazioni, è diventato un albero ricco.

Negli ultimi due anni io e Roberto abbiamo avuto l’occasione di trascorrere diverso tempo insieme per lavorare alla stesura dei miei due libri autobiografici “E’ la mia vita” e “Con la musica nel cuore”.

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Abbiamo avuto occasione allora di parlare di moltissime cose e anche di cavalli. E nella passione di Roberto per questi animali, nell’entusiasmo coinvolgente con cui ne parla e scrive, ho rivisto me stesso e molte delle cose che avevo insegnato a quel ragazzino diventato adesso un uomo. Ho provato allora un senso di orgoglio.

Forse io e Roberto lavoreremo ancora insieme E forse, se Dio vorrà e se la vita ce ne presenterà l’occasione, potremo anche partire per quel viaggio in sella. Ci farebbe un gran bene. Chissà  che il sogno non diventi presto realtà.

Albano Carrisi

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