Pergolesi: genio infelice

Pergolesi: genio stupefacente ma persona infelicissima

Tanti anni fa, esattamente il 16 marzo 1736, moriva a Napoli Giovanni Battista Pergolesi.

Aveva 26 anni, ed è ricordato nella storia della musica come uno dei più grandi compositori di tutti i tempi.

Lasciò poche opere ma tutte con il marchio di quella sua genialità, così viva e travolgente che continua a stupire e conquistare anche a distanza di quasi tre secoli.

Il suo vero cognome era Draghi.

Nacque a Pergola, in provincia di Jesi, per questo venne soprannominato “il pergolesi”.

Fin da ragazzino dimostrò notevoli qualità musicali.

A 15 anni, per intervento di un mecenate, fu ammesso al celebre “Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo” di Napoli dove iniziò lo studio della composizione.

A 20 anni, le prime opere ne rivelarono il genio travolgente.

La fama si diffuse rapidamente in tutta Europa.

Una brillantissima carriera si presentava davanti a lui.

Ma il giovane musicista non potè assaporarla.

Era tisico. Era zoppo.

La sua esasperata sensibilità lo rendeva misantropo, insicuro.

Visse triste, appartato.

Ad un certo momento si ritirò in un convento francescano a Pozzuoli, dove, tra i tormenti della tisi che lo stava consumando, compose la sua ultima opera, uno “Stabat mater”, considerato uno dei capolavori più alti che si conoscano.

Morì poche ore dopo aver scritto la parola “fine” sull’ultima pagina del suo manoscritto.

 

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.