#Lourdes e #Siracusa unite in Maria
Il reliquiario della Madonna delle lacrime accompagna gli arcivescovi Pappalardo e Bressan e i partecipanti al pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi nella cittadina francese
Le lacrime della Madonna di Siracusa accompagnano i volontari dell’Unitalsi giunti a Lourdes per il pellegrinaggio nazionale 2017. Custode del reliquiario l’arcivescovo della città siciliana, Salvatore Pappalardo che, assieme al nuovo assistente ecclesiastico dell’associazione, l’arcivescovo emerito di Trento, Luigi Bressan, ha presieduto la celebrazione eucaristica della prima tornata del viaggio. Per motivi di organizzazione, l’associazione ha infatti scelto per la prima volta di dividere in due momenti l’evento, agevolando così la partecipazione delle migliaia di fedeli che anche quest’anno hanno voluto seguire i passi di Bernadette. Alcune sezioni regionali hanno già terminato il loro cammino spirituale, mentre è ancora in corso (lo sarà fino a sabato prossimo), il servizio degli associati di Abruzzo, Puglia, Marche, Campania, Toscana, Piemonte, Liguria, Molise, Sardegna, Lombardia.
«Non si tratta solo di un’esigenza organizzativa – spiega il presidente nazionale Unitalsi Antonio Diella –. Abbiamo la possibilità di vivere un pellegrinaggio più raccolto e carico di familiarità, con tempi meno stretti. La gente deve poter vivere quest’esperienza in tranquillità, senza sentirsi lontano dal cuore dell’evento e delle celebrazioni ». Filo conduttore del cammino dei fedeli è il tema pastorale scelto per quest’anno, “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”, un passo del Magnificat che lo stesso papa Francesco ha posto al centro del suo messaggio ai giovani per la Giornata mondiale della gioventù del 2017 (celebrata a livello diocesano). La presenza del Pontefice risuona nelle parole da lui pronunciate all’inizio del ministero petrino e più volte riproposte nel corso delle diverse liturgie: «Non abbiate paura della tenerezza». Quella stessa tenerezza si respira in ogni angolo del Santuario e protegge i sorrisi dei malati e dei volontari dalla «macchina turistica» fatta di bazar, negozi di souvenir e ristoranti che circondano le strade limitrofe. È in quel sentimento che dame e barellieri trovano energie inesauribili, nonostante i turni massacranti.
«La Messa del personale è alle sei di mattina e non ci risposiamo mai prima di mezzanotte – spiega una volontaria della sezione lombarda –. Ogni anno c’è gente che spende le sue ferie per venire qui, nonostante i costi e la fatica». È il vero miracolo che ogni anno si rinnova nel Santuario mariano. Un pellegrinaggio nazionale che registra un numero di presenze maggiori rispetto al precedente. È il segno di un percorso ritrovato dopo la flessione degli scorsi anni e fa ben sperare per il futuro purché, avverte Diella, l’associa- zione non dimentichi mai la sua prima vocazione. «In questi anni abbiamo acquistato sempre più consapevolezza di noi stessi. Il nostro carisma è nella vicinanza alle persone che soffrono. Non si può essere pellegrini senza i ma-lati, senza chi ha bisogno. Questa è la testimonianza che offriamo alla Chiesa.
Il tesoro che è stato dato all’Unitalsi sono le persone che soffrono, è ciò che abbiamo di più caro». Ci sono molti giovani, per la maggior parte foulard bianchi, tra loro anche alcuni immigrati di seconda generazione impegnati nel servizio civile. Avvicinarli però resta una grande sfida come per molte altre realtà cattoliche. «Non credo sia solo una sfida per l’Unitalsi ma è una responsabilità che investe la Chiesa tutta – conferma il presidente –. Per quanto ci riguarda vogliamo avvicinare i giovani in un percorso in cui la fede si esprime nell’accostarsi alle persone più deboli. Noi proponiamo loro un incontro con il Signore nel volto dei malati. Una visione che in molti crea imbarazzo e timore. Ma lì c’è la condivisione del dolore e della speranza». Lo sguardo va ora al prossimo anno quando ricorrerà il 160° anniversario delle apparizioni della grotta di Massabielle e il 115° anno di fondazione dell’Unitalsi: sarà festa grande, assicura Diella.
Matteo Marcelli per Avvenire.IT
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