A Lourdes in attesa del Papa
A Lourdes la Giornata mondiale del malato. In attesa del Papa (di Alessandro de Franciscis)
Nel 1982 si tenne a Roma il 15° Congresso Mondiale dei Medici Cattolici con la partecipazione di quasi 5.000 medici di 71 Paesi. A quel Congresso, organizzato dai Medici Cattolici Italiani (AMCI), partecipo’ direttamente l’indimenticabile San Giovanni Paolo II. Il 5 ottobre, alla presenza del Santo Padre, l’AMCI – a nome di tutte le delegazioni presenti – chiese al Papa:
la istituzione di un Organismo Mondiale con sede in Roma per la promozione l’orientamento dottrinale e il coordinamento di tutti gli organismi Nazionali e internazionali riguardanti il mondo sanitario, cattolico e non cattolico e
una apposita enciclica sulla malattia e la sofferenza nella vita dell’uomo con indicazioni e riflessioni storica, teologica, pastorale e sociale.
La guida spirituale dell’AMCI era il vescovo, poi Cardinale, Fiorenzo Angelini. Il presidente, che ebbe l’onore di presiedere il Congresso e presentare le richieste al Papa, fu il mio scomparso papà, il Professor Pietro de Franciscis. Il Papa non fece tardare la sua risposta pubblicando nel 1984 la sua bellissima Lettera Apostolica Salvifici Doloris sul senso cristiano della sofferenza umana. La data? l’11 febbraio 1984, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes.
Nel 1985, con il Motu Proprio Dolentium Hominem Giovanni Paolo II istituiva la Pontificia Commissione (poi Pontificio Consiglio) per la Pastorale degli Operatori Sanitari, come dicastero della Chiesa Universale. La data del Motu Proprio? 11 febbraio 1985.
Papa Woytila, alcuni anni dopo, il 13 maggio 1992 decise la istituzione di una Giornata Mondiale del Malato fissandone la celebrazione annuale alla data dell’11 febbraio.
Nel corso del suo ultimo Pellegrinaggio a Massabielle nell’estate del 2012 il Cardinale Angelini volle onorarmi di una sua confidenza raccontandomi come San Giovanni Paolo II sia stato Lui personalmente a scegliere la data della Celebrazione, e diversamente dai suggerimenti ricevuti dai suoi Collaboratori. Del resto, è lo stesso Santo Padre a spiegare – richiamandosi alla Salvifici Doloris – il senso di questa coincidenza di date. E lo fa nella Lettera istitutiva della Giornata Mondiale del Malato: « … ritengo significativo fissare la medesima ricorrenza per la celebrazione della Giornata Mondiale del Malato. Infatti ‘’insieme con Maria, Madre di Cristo, che stava sotto la croce, ci fermiamo accanto a tutte le croci dell’uomo di oggi’’ (Salvifici Doloris, 31). E Lourdes, santuario mariano tra i più cari al popolo cristiano, è luogo e insieme simbolo di speranza e di grazia nel segno dell’accettazione e dell’offerta della sofferenza salvifica».
La Prima Giornata Mondiale fu celebrata a Lourdes nel 1993 e, poi, nel 2004. E lo sarà nuovamente nel 2017 in occasione del 25° anniversario.
Con il Motu Proprio Vitae Mysterium Giovanni Paolo II istituì poi la Pontificia Accademia per la Vita. Obbiettivi dell’Accademia: studiare i principali problemi di Biomedicina e di Diritto, relativi alla promozione ed alla difesa della Vita. La data del Motu Proprio? L’11 febbraio 1994.
E alla Grotta di Lourdes Giovanni Paolo II si fece pellegrino per due volte. La prima ad Agosto 1983, dopo l’attentato di Piazza San Pietro. E tutti ricordiamo il suo ultimo viaggio fuori dell’Italia, il suo pellegrinaggio a Lourdes ad agosto 2004, malato tra i malati, alloggiato all’Accueil Notre Dame.
La considerazione di Papa Woityla ci è stata confermata da Benedetto XVI, pellegrino alla Grotta nel settembre 2008 in occasione del 150° anniversario delle Apparizioni, con le sue indimenticate omelie sulla malattia e la sofferenza.
Ecco come il Papa raccontava la sua esperienza di pellegrino nella cerimonia di congedo da Lourdes: « (…) Lourdes è come una luce nell’oscurità del nostro brancolare verso Dio. Maria vi ha aperto una porta verso un al-di-là che ci interroga e ci seduce. Maria, porta coeli ! ». E, alla grande Processione aux Flambeaux, ecco il Papa che illumina il ‘mistero della Croce’: « Domani la celebrazione dell’Esaltazione della Santa Croce ci farà precisamente entrare nel cuore di questo mistero. In questa veglia, il nostro sguardo già si volge verso il segno della nuova Alleanza verso cui tutta la vita di Gesù converge. La Croce costituisce il supremo e perfetto atto d’amore di Gesù, che dona la vita per i suoi amici. “Così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3,14-15). Annunciata nei Canti del Servo di Dio, la morte di Gesù è una morte che diviene luce per i popoli; è una morte che, in collegamento con la liturgia di espiazione, porta la riconciliazione, una morte che segna la fine della morte. Da allora la Croce è segno di speranza, vessillo della vittoria di Gesù, perché “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna”(Gv 3,16). Attraverso la Croce tutta la nostra vita riceve luce, forza e speranza. Con essa è rivelata tutta la profondità dell’amore contenuto nel disegno originario del Creatore; con essa, tutto è sanato e portato al suo compimento. E’ per questo che la vita nella fede in Cristo morto e risorto diviene luce ».
La Croce, dunque, è il Segno nel quale l’Immacolata di Lourdes e Bernadette Soubirous si riconoscono e divengono Amiche. E l’esperienza di Bernadette fino alla sua morte, e quella dei milioni di malati e pellegrini che sono venuti –come attratti- alla Grotta di Massabielle per sentirsi accolti e amati è ”esperienza di croce”. La «grazia» di Lourdes agisce infatti per attrazione. Ed una volta alla Grotta apre alla conoscenza di Gesù il Cristo.
In una delle sue riflessioni sul Crocifisso il filosofo Massimo Cacciari cosi’ si esprime: «C’è un punto, in particolare, dove il credente ed il non credente oggi hanno il dovere e la responsabilità di incontrarsi. (…) Soprattutto i cristiani, ma tutti, nella misura in cui la Croce non può essere superstizioso possesso di nessuno, hanno una responsabilità. Il Deus patibilis non soffre occasionalmente per poi ritirarsi in un Olimpo e stare lì beato con gli angeli, ma è Deus patibilis sempre, fino alla fine del mondo, non scende dalla croce. La sua vita, la sua resurrezione non nega la croce, la rivela, perché la croce è vita-morte. (…)».
E Monsignor Nicolas Brouwet, Vescovo di Tarbes e Lourdes, nei suoi ‘’Orientamenti per il Santuario di Lourdes’’ nel 2014 scrive: «Perché le persone malate o handicappate vengono a Lourdes? Per fare un pellegrinaggio nella fede. (…). Non tanto per sperare in un miracolo ma per condividere e fortificare la loro vita di fede, la loro speranza, il loro radicamento personale nella vita della grazia».
Questa fisicità, questa concretezza che l’esperienza della Croce comunica a quanti incontrano il Cristo è tutta dentro il quotidiano di Lourdes come anticipazione di un modello possibile anche nella vita ordinaria. E’ come se Lourdes insegnasse -con l’umiltà dei semplici- che l’amore non si può’ raccontare a parole ma si vive con i fatti. E che la preghiera che guarisce – anzitutto il cuore – è per quanti sanno amare e non per quelli che sanno spiegare.
Nella mia modesta esperienza di Lourdes sento che la ”grazia” della Madre è legata al luogo, alla Grotta di Massavielle, la vecchia roccia. E’ da quella roccia che Bernadetta si sente attratta la sera stessa della prima apparizione ”Qualcosa mi spinge a tornare a Massabielle”. Ed è alla Grotta che l’Immacolata invita più volte ”Andate a dire ai sacerdoti che qui si costruisca una cappella e qui si venga in processione”. La grazia di Lourdes si vive, insomma, a partire dalla presenza a Lourdes. Lo intuisce la rude contadina Catherine Latapie – notoriamente non praticante – la sera del 28 febbraio 1858 quando poche ore prima del parto percorre oltre 7 kilometri per raggiungere la Grotta e bagnare la sua mano destra paralizzata nell’acqua della sorgente che scorre da tre giorni. Catherine guarì all’istante, la prima di migliaia di guarigioni. Quanta consolazione –soprattutto per i malati e gli anziani– viene dalla trasmissione televisiva delle immagini di Lourdes! Ma il ”miracolo” è essere fisicamente a Lourdes. Ammalati, disabili, sani, pellegrini, visitatori, cristiani, non credenti ed ogni persona che ”passa” per la Grotta avverte precisamente e limpidamente questa ”grazia”!
E anche se Papa Francesco non è ancora venuto pellegrino alla Grotta, benché poche ore dopo la sua elezione fosse in quella riprodotta nei Giardini Vaticani, noi sappiamo quanto egli ami teneramente la Madonna e le persone ammalate e disabili. E con Lettera Apostolica in forma di «Motu Proprio» del 17 agosto 2016 il Santo Padre ha voluto esprimere ulteriore sollecitudine verso il mondo della malattia disponendo la confluenza del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari, dal 1 gennaio 2017, nel nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
E chissà che a Lourdes – luogo e simbolo di speranza e di grazia- il Papa presto non ci sorpenda!
Alessandro de Franciscis, président du Bureau des Constatations Médicales de Lourdes
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