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A Lourdes nonostante Trenitalia

TREVISO  -  PARTENZA PELLEGRINI LOURDESPartito ieri sera il convoglio con 610 viaggiatori

Il via alle 19 dalla stazione di Treviso: sui 14 vagoni organizzati dall’Unitalsi sono saliti 150 ammalati, familiari e molti volontari

di Mattia Zanardo

BELLUNO – Lo ripetono tutti, malati, parenti, volontari e accompagnatori: a Lourdes non si va per chiedere una guarigione miracolosa. Piuttosto per trovare qualcosa dentro di sé. E chi, nel treno per la cittadina della Francia dove la Madonna apparve a Bernadette, organizzato dall’Unitalsi di Treviso e Belluno si aspetta di trovare una mesta processione, deve presto ricredersi.

Quella partita dal primo binario della stazione di Treviso, ieri sera alle 19, è una cittadella su rotaia, organizzata e fremente di attività. Da un paio d’ore, sui quattordici vagoni stanno salendo 610 viaggiatori, tra ammalati (circa 150), barellieri e “sorelle” e familiari, trevigiani e bellunesi, ma anche da altre diocesi e province venete. Arrivo oltralpe in serata.

Dario Capello, presidente dell’Unitalsi di Treviso, compie questo viaggio da 36 anni: «Sono le mie vacanze dell’anima – spiega -. Con noi viaggia chiunque, il credente e il non credente. Il primo ha forse una motivazione in più, il secondo viene magari solo per spirito di solidarietà, ma torniamo tutti appagati del servizio verso gli altri».

In testa al convoglio, le due carrozze ospedale ospitano i malati in condizioni più gravi. Nella tradotta ci sono due farmacie, una ventina di medici, cucine che dalle 18 spandono per tutta la banchina odore di cena. I volontari caricano casse di bottigliette d’acqua, piatti di plastica, materassi. «Partecipano le persone più diverse: ragazzini, anziani, chi ha problemi di deambulazione, malati di sclerosi, malati terminali. Tutti con il sorriso», conferma Tommaso Morandin, responsabile dell’Unitalsi di Belluno. Dalle Dolomiti sono in 275, arrivati con pullman e furgoncini, poiché Trenitalia non ha organizzato il treno dal capoluogo come gli anni scorsi. La crisi si fa sentire anche in questo ambito: nel 2008, in occasione del 150esimo anniversario della prima apparizione, solo dalla Marca partirono in oltre duemila.

«Il viaggio verso Lourdes è una realtà misteriosa, che mette sullo stesso piano sani e malati, credenti e non credenti», nota Giuseppe Andrich vescovo di Belluno e Feltre. Matteo Bettin ha 18 anni, a giugno ha sostenuto la maturità, poi con alcuni amici della parrocchia di Santa Maria di Sala ha voluto provare questa “vacanza” fuori ordinanza come accompagnatore: «Mi è sempre piaciuto aiutare gli altri e questa volontà si è rafforzata dopo un periodo in ospedale per un intervento chirurgico. È la prima volta, sono un po’ preoccupato di fare tutto bene».

Antonio Pepe, invece, è un veterano: a Lourdes c’è stato 19 volte. Quest’anno ha ceduto il suo biglietto a una cugina: «Si torna rasserenati. Io ho perso la gamba sinistra in un infortunio sul lavoro, ma non sono mai andato ad invocare un miracolo. Il mio miracolo l’ho già avuto: salvarmi la vita quando mi è successo l’incidente».

Un’esperienza che lascia il segno anche per Elio e Paola De Rossi di Villorba: «Si acquista un bagaglio di valori diversi, cosa di cui c’è gran bisogno soprattutto oggi». Giovanni Secchi, da Falcade, rifiuta le critiche di un turismo religioso ormai mercificato: «Dentro il santuario si avverte solo spiritualità, pace e la fede di chi sta davvero male». Il viaggio della speranza è partito: tornerà venerdì prossimo. Fonte articolo

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