Abbracciare la gioia a #Lourdes
…tra uno scatto ed una carrozzina.
Era l’ottobre del 2015, quando tornato da Lourdes, descrissi le mie sensazioni, su quel viaggio.
Meglio chiamarle emozioni, perché in quel luogo, ma se vogliamo sin da quando sali sul treno, è un continuo battito di cuore.
Scrissi che andai quasi incredulo per quel che mi raccontavano gli altri, ma anche quasi per una scommessa fatta a me stesso sullo sconfiggere alcune mie paure. Non sto qui a ripetere quello che provai due anni or sono, ma una cosa detta e ribadita sul mio blog, fu quella di tornare li ai piedi della Bella Signora e così è stato. In quel tempo andai come pellegrino alla ricerca di un qualcosa di non ben definito, e documentai fotograficamente quel luogo che spandeva luce da ogni angolo, una luce che era come una calamita per chi andava anche per semplice turismo religioso.
Li trovai due mondi paralleli, ma che convergevano ad una unica bellezza. Il popolo dei pellegrini, tra i quali viaggiavano anche quelle persone con gravi problemi di salute e che tutti noi siamo abituati a chiamare “ammalati”, e l’esercito dei volontari, che marciavano spediti per sconfiggere l’indifferenza dei tanti, e servire un unico condottiero…Il Prossimo.
Il loro unico motto, “Ama il prossimo tuo come te stesso”, le loro armi ? i sorrisi !.
Una gran parte di questi soldati della carità, è composta dai volontari dell’UNITALSI, famiglia che proprio dopo quel viaggio del 2015, ho deciso di abbracciare, per cui, quest’anno sono salito su quel treno colorato, ma che continuiamo a chiamarlo Bianco, indossando la divisa di chi ha la voglia di rendersi utile. L’emozione di vivere nuovamente questa esperienza, da volontario, ha annientato 35 ore di viaggio, ha trasformato la stanchezza in felicità. Felicità per veder partire con me “amici speciali” ai quali con i tanti contributi di altre associazioni, è stato fatto questo regalo.
Felicità per quei sette ragazzi, che hanno deciso di affrontare a muso duro la solidarietà. Felicità per quel sacerdote che li ha accompagnati, e che ha parlato direttamente al loro cuore, con la stessa mia emozione. Felicità per tutte quelle persone che al rivedermi mi hanno abbracciato e di cui vergognosamente non mi ricordavo. Felicità per avere accanto mia figlia che mi ha regalato la bellissima sensazione di piangere nel vederla accarezzare un qualsiasi viso ed un qualunque sorriso. Felicità nello spingere una carrozzina anche in salita, e quando hai finito trovare occhi che ti fissano per dirti grazie. Felicità nell’aver pazienza certosina, a sopportare anche le superflue piccole lamentele di qualche pellegrino “più esigente” e poi incrociare chi ti ricorda che sorridere è voce del verbo “nonostante tutto”.
Avrei mille cose quindi da raccontare, ma in fondo lo faccio sempre a modo mio, fotografando la bellezza, anche e soprattutto quella che spesso e volentieri sfugge agli occhi degli altri.
Per me, non vi è cosa più bella che raccontare con le immagini la vita, la quotidianità, le persone. Cerco di farlo in maniera semplice, come se stessi usando la voce, e questo, ha forse aperto tante porte di altrettanti cuori. Il sentirsi dire da persone che non hai mai visto, “Ho sentito parlare di te, e finalmente ti conosco” oppure “ Sei uno di quelli che da voce ai deboli, perché attraverso i tuoi scatti fai vedere quanta bellezza c’è a questo mondo ancora…un onore aver fatto questo viaggio con te”, mi ha non solo commosso, ma soprattutto imbarazzato se non smarrito.
Io penso di non fare nulla di speciale, se non con gesti, immagini e parole che vengono spontaneamente dal cuore. L’importante è incontrare persone che perorano le stesse cause.
Il lavoro documentario di quest’anno che sto preparando, infatti vedrà proprio i semplici gesti dei volontari, la spontaneità di chi regala qualche ora di conforto ed allegria facendo accantonare per un po’ la sofferenza e le difficoltà del quotidiano. Sto appunto mettendo ordine tra le circa 500 foto scattate, e come al solito mi è difficile scartare, ma spero comunque di riuscire a trasmettere le stesse emozioni che ho vissuto io in quel Paradiso.
Soprattutto spero tanto di far arrivare la sensibilizzazione, ai cuori un po’ duri, per far vedere che le belle persone esistono, e fanno di tutto per lasciare questo mondo migliore di come lo hanno trovato.
Sarà sicuramente anche un fattore genetico, di DNA individuale, ma io penso che comunque bisogna almeno provare a far qualcosa. Io ci sto provando, e con me altri, ognuno come sa, o come può. L’UNITALSI è un mezzo, LOURDES è una destinazione .
Quella dove convergono davanti una grotta e non solo, Amicizia, Fede, Preghiera, Gioia e Bellezza, e oggi più che mai, Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno.
Per il momento solo un po’ tristi per le tante mani che salutano dai finestrini del treno, ma con altrettante braccia pronte ad accoglierci IL PROSSIMO ANNO.
Grazie a Pino Curtale che ci ha inviato articolo e materiale
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