Alla fine sono andato a Lourdes
Dopo anni che me lo dicevano, alla fine sono andato a Lourdes
È il secondo polo turistico della Francia dopo Parigi. La terza meta nel mondo tra quelle cattoliche. Atterro a Tarbes in una fredda giornata. Non sono pronto a quello che mi aspetta
Arrivo a Lourdes in un piovoso pomeriggio di gennaio. Sulla pista, in sequenza, una sequela di enormi Airbus spiaggiati. Mi spiegheranno che è il cimitero di questi elefanti volanti, qui vengono smantellati, le parti migliori usate per nuovi aerei. Airbus ha sede a Tolosa, non troppo lontano. La ferrovia che da lì parte arriva fino all’oceano, fino a Biarritz, passando appunto per Lourdes dove nelle belle giornate, si distinguono facilmente le cime innevate dei Pirenei. Ma la cittadina è piena di palme.
Me la porti una madonnina?
Arrivare all’Hotel Panorama non è semplicissimo. La navetta per Lourdes è in realtà un bus di linea. Arriva da Tarbes all’aeroporto praticamente pieno e ci molla lì dopo avere caricato dieci persone, tra cui un ragazzo francese che si fa largo nella folla di italiani indisciplinati esibendo un tesserino come neanche l’invincibile shogun Mitsukuni Mito. Il prossimo parte tra un’ora. Fa freddo. Piove. C’è il rischio di rimanere a piedi una seconda volta.
Ci si organizza in gruppetti per prendere il taxi. Che non arriva più, perché siamo in Francia e qui la pausa pranzo è sacra. Si ferma alla stazione dei treni. Fino all’Hotel è una passeggiata di una decina di minuti, un quarto d’ora. Il Panorama fa parte di un gruppo di edifici collocati giusto a lato della spianata che porta alla celeberrima grotta dell’apparizione mariana.
Yatursk, Siberia: troppo freddo a gennaio. E poi il volo rischia di durare una vita.
Kaliningrad, enclave russa dalla nightlife sfrenata (almeno così mi dicono): idem.
Cipro: cazzo vai a fare a Cipro d’inverno?
Quelli di Booking.com mi hanno contattato per farmi provare il loro servizio. Mi mettono a disposizione un tot di euro in buoni per il pernottamento. Quale occasione migliore per uno di quei viaggi che ho sempre voluto fare, senza averne l’occasione?
Però la scelta pare più difficile del previsto. Finché non apro il sito di Ryanair e con il loro motore di ricerca cerco una destinazione non convenzionale. Nota a margine: recentemente anche Booking ha aperto una sezione per ispirarti nella scelta della meta di viaggio dove vorresti andare, la Passion Search, che a gennaio ancora non c’era.
E proprio sul sito di Ryan mi si para lì davanti. È quel posto dove tutti ti dicono che devi andare quando hai una sfiga o due o tre tutte di fila. Quel posto che per me è quasi più un un’idea che un posto reale. Quel posto dove ti sei autoinviato con il pensiero infinite volte, senza mai andarci per davvero.
Ma vai a Lourdes!,
e io ci vado.
16 euro andata e ritorno. Appena ne parlo con qualcuno, non cambia che siano amici, colleghi, conoscenti o tiziocaio che ti capita di fianco in treno, quello subito si illumina, mi racconta di un qualche improbabile viaggio eseguito da un parente che può essere una zia o una nonna, e alla fine mi chiede se gli porto una madonnina. Quello che non so, che nessuno mi dice, l’informazione che ignoro finché non la elaboro da me, è cosa succede a Lourdes a gennaio.
Ovvero, niente.
Sono precipitato in una città fantasma o quasi.
Ma andiamo per ordine.
All’Hotel Panorama mi accoglie un ragazzo con gli occhiali. Dalle bandierine sulla targhetta che porta appuntata sulla giacca imparo che parla inglese e spagnolo, oltre al francese ovviamente. Deve essere una specie di stagista. Cerca la mia prenotazione in mezzo a un mucchio di fogli di carta. Carta?, davvero?, mi chiedo io. Mi dà una sensazione di stranezza, dopo che ho prenotato via internet: ma non ce l’hai una app? Mi consegna un cartoncino con gli accessi wifi e mi dice di prendere l’ascensore “dopo quella stanza”, che poi è il lounge dell’hotel, un posto carino, con poltrone, caminetto, tutto molto moderno e sconsolantemente deserto. Esploro la sala, ma non vedo nessun ascensore. Ma un ascensore c’è in quella dopo, un salone circolare, con un bel bar sùbito in stile liberty alla sinistra della porta. Mi infilo e salgo al piano. Le stanze sono tutte aperte. Apro la mia, la 526. Strano! Non sembra proprio quella che ricordavo dalla prenotazione, una suntuosissima matrimoniale. Anzi, è ’na schifezza. Due lettini, finestra su un cortile squallido, molto buio. Troppo buio. Mi sale un dubbio. Ma intanto i bagagli sono già disfatti e ho una fame incredibile, tra una cosa e l’altra sono già le quattro di pomeriggio e io ho fatto a malapena colazione.
Esco dalla porta e mi prende uno scrupolo. Inserisco la carta magnetica. Rosso. Non si apre.
Riprovo.
Rosso.
Riprovo.
Rosso.
Scendo alla reception e scopro che sono finito nell’hotel sbagliato.
Mezz’ora dopo sono al bar dell’hotel, anzi dei due hotel (hanno un passaggio che mette in comunicazione la sala ultradeserta con il camino e quella con il bar liberty), dopo avere rifatto e disfatto nuovamente i bagagli nella mia stanza (quella vera, quella giusta, quella bella, quella nell’Hotel Panorama, non nell’altro). Occhioni Azzurri, la receptionist super gentile dell’hotel sbagliato che mi ha salvato la serata, liberando le mie cose rimaste intrappolate nella prima stanza, mi offre da bere e una pizza (surgelata, con una mozzarella che sa di emmenthal, strani funghi e stranissimi pezzetti di salume come farcitura: io la trovo deliziosa, non mangio mai così tanta pizza come quando sono all’estero). Accoglienza top. Anche la stanza non è affatto male, soprattutto in base a quanto scoprirò parlando con i viaggiatori che alloggiano in altri hotel. Il giorno dopo lascio l’Hotel per andare a vedere l’Oceano. Al ritorno, non ci sarà più lo stagista. L’Hotel Panorama chiuso, l’entrata direttamente dall’albergo di Occhioni Azzurri.
Bernardette, Maria, Lourdes
Lourdes, febbraio 1858. La quattordicenne Bernadette Soubirous, analfabeta e di famiglia poverissima, raccoglie legna a una decina di minuti a piedi da casa. Lì ha l’apparizione che cambierà la sua vita e quella di tutta la cittadina francese: dove c’era un boschetto, oggi c’è l’esplanade del santuario, su cui si affacciano gli hotel che ogni anno ospitano i pellegrini. Bernadette, quel giorno di febbraio, vede una “bellissima signora”, vestita di bianco, con una cinta blu, in una nicchia dentro una grotta. È la prima di diciotto visioni. Durante la nona apparizione, la “signora” le dice di bere dalla sorgente che fluisce sotto la roccia. Ma non c’è nessuna sorgente. Bernadette scava nella roccia e il giorno dopo ne scaturisce acqua freschissima. Da quel giorno, sono 69 le guarigioni “inspiegabili”, che la Chiesa cattolica riconosce come miracolose, attribuite all’acqua di quella fonte. Bernadette muore vent’anni dopo. Nel 1862, il vescovo di Tarbes aveva riconosciuto le apparizioni e fatto costruire una cappella. Da tempo Lourdes è il secondo più grande centro della cristianità in Europa dopo il Vaticano.
Il deserto
Suore che spingono carrozzine, orde di penitenti, famiglie in warm up per il family day, pensionati all’arrembaggio, storpi, lebbrosi, gente senza braccia e senza gambe, fricchettoni, detective del soprannaturale, preti, zeloti, neocrociati del ventunesimo secolo.
Questo mi aspettavo di trovare a Lourdes.
La cosa più esotica invece è stata una famiglia di grassoni napoletani Gomorra style. Grassa la nonna, enorme il pater familias, proporzionata la consorte, in pole position per un posto nella Hall of Fame degli over 100 chili anche i due ragazzetti adolescenti. Per il resto, deserto. Gennaio, imparo, non è un buon mese per la devozione. Hotel chiusi, ristoranti chiusi, bar chiusi, anche negozi di madonne & madonnine chiusi. Tutto chiuso. Il forte, che sta lì da ben prima dell’apparizione, sovrasta una cittadina fantasma. Ma anche il forte è fantasma: il Museo dei Pirenei che ospita è chiuso anche quello.
Pas mal, domani me ne vado a Biarritz.
Biarritz
Quando ho detto a Lucia, la mia amica che non la tieni ferma un istante, che andavo a Lourdes, mi ha detto, “Ah l’ho fatto anche io! Spendi niente e ci sei nel giro di un’ora e mezza di treno”. Ma ci sei dove?
Ovvio, sull’Oceano.
E che Oceano.
Un Oceano tutto onde da surfare. Una città che a quell’Oceano sta come Forte dei Marmi alla pozzanghera rissosa nota come Tirreno. Biarritz è una città imperiale, regina dei flutti, capitale del turismo sull’Atlantico, non a caso la sceglievano i reali di tutta Europa cento e passa anni fa come meta di turismo marittimo. L’influenza mariana, da Lourdes arriva anche qui: la statua della Madonna, installata nel 1865, domina il Rocher de la Vierge, lo spettacolare scoglio da cui si vedono chilometri di costa. E mentre i fedeli affollano Lourdes, attendono in preghiera il loro turno per attingere all’acqua miracolosa, qui i surfisti galleggiano in attesa che sotto le loro tavole l’acqua ripeta il miracolo dell’onda perfetta.
Anche qui in Hotel il tizio alla reception sfoglia un quadernone identico a quello che usa mia madre per tenere i documenti di famiglia in ordine. Tutte le prenotazioni sono stampate e conservate in cartellette trasparenti. La stanza è assolutamente spettacolare. Mi accompagna un signore mingherlino, che insiste per parlare in italiano, perfettamente a suo agio nella divisa dell’Hotel, il Sofitel Le Miramar Thalassa Sea & Spa, che – come lascia indovinare il nome– ha un’area dedicata al benessere assolutamente spettacolare. Ma è tardi, voglio visitare la città e – per fortuna! – ho la scusa che mi sono dimenticato il costume a Milano.
E poi, diciamolo: sarà pure gennaio, ma vuoi mettere le terme con il brivido di un tuffo nell’Oceano? Da non crederci, ma a Biarritz c’è un club che raccoglie gli intrepidi nuotatori pronti a sfidare il gelo dell’Atlantico, che già d’estate non è proprio caldissimo per i nostri mediterranissimi standard, immàginati tu nei primi giorni dell’anno (per la cronaca, c’erano un gran sole e 18 gradi in quei giorni a Biarritz, ma l’acqua era ovviamente gelida).
Alla fine, passo la maggior parte del mio tempo in camera. Perché è una camera bellissima. Gigantesca, con un ampio terrazzo dove mi bevo il caffé all’alba, con il cielo che riprende colore sorso dopo sorso. Quando faccio check out mi si stringe il cuore. Do un’occhiata alle tariffe. Il prezzo che ho pagato è la metà di quello, stellare, che c’è scritto. E devo dire che li varrebbe comunque tutti.
Come ho scelto i miei hotel
Questa è la parte del racconto da cui parte tutto, dopo la telefonata con cui mi è stato detto che avevo un gettone a disposizione per provare Booking: quella della prenotazione. Ed è anche la più imbarazzante. Perché dovrebbe essere il cuore della narrazione, quella in cui ti spiego come si usa il sito per prenotazioni più famose del mondo. Ma è difficilissimo. Perché il sito è davvero troppo semplice. Veramente a prova di idiota. Tu cerchi “booking” su Google, clicchi sul primo link, si apre il sito, scrivi “Lourdes” sulla barra di ricerca, premi invio, ti viene una schermata di disambiguazione con tutte le Lourdes del mondo (non tantissime, ovviamente). Clicchi sulla Lourdes che stai cercando (quella francese, ai piedi dei Pirenei) ed ecco una selezione di hotel. Sulla sinistra, un menù dove sotto ogni tendina ci sono tutte le varie opzioni flaggabili. Puoi scremare l’elenco di soluzioni che il sito ti propone a seconda della fascia di prezzo, delle stelle dell’albergo, e se preferisci un albergo o un altro genere di sistemazione (un appartamento, un campeggio e così via). Ovviamente, puoi prenotare anche dalla app per smartphone e tablet. A Lourdes non c’è questa grande scelta. Scelgo il Panorama, l’unico che mi sembri vagamente moderno e luminoso. Per Biarritz, invece, c’è l’imbarazzo della scelta. Semplicemente, clicco sul più bello e con più opzioni (uscita direttamente sulla spiaggia, spa, stanza con terrazzo). Per il resto, mi sarebbe piaciuto provare Booking Now, la app che ti permette di scegliere al volo un hotel in caso di bisogno immediato, anche dall’Apple Watch, ma non è stato possibile. Oggi sul sito di Booking trovi anche la Passion Search. Ai tempi della mia prenotazione ancora non c’era. È utilissima se hai un’idea di cosa vorresti fare, ma non sai precisamente dove.
Il ritorno
Due giorni dopo sono di nuovo in aeroporto, dov arrivo di nuovo in taxi con la stessa comitiva dell’andata. Le facce sono più o meno le stesse. Da quando RyanAir ha aperto la tratta Orio-Lourdes, con partenza il venerdì e ritorno il lunedì, immagino che ritrovare i tuoi compagni dell’andata alla fine del weekend sia quasi una consuetudine. Tutti alla stazione, tutti scocciati di aspettare un autobus che non voleva arrivare, nella nostra fervida immaginazione assaltato sulla strada da un gruppo di tassisti Mad Max invasati di pecunia dei turisti in tempi di magra. Arriviamo in aeroporto con un buon margine d’anticipo. Una signora mi indica una famiglia che, nella hall dove aspettiamo l’imbarco, occupa una posizione defilata, come se fosse caduta in disgrazia. “Li vedi quelli?”, mi chiede. “Nel loro hotel c’erano i pidocchi”. È la storia culmine di un’apocalisse alberghiera totale, almeno a sentire gli altri viaggiatori: stanza sporche, vassoi con tazze usate a colazione sparsi come arredo fisso dei corridoi degli hotel, pranzi e cene che neanche nell’antologia delle mense scolastiche da incubo. Alla fine io mi sono beccato solo uno stagista un po’ impacciato e una zuppa di cipolle che quella del banco frigo del Pam in confronto sembra discendere dal cielo dei Tre Stelle Michelin, ma – è proprio il caso di dirlo – amen.
Nessuno lo sa, ma nello zaino tengo il mio esercito segreto. Dieci madonnine trasparenti per i miei amici. Sono vuote. Le riempirò a Milano, perché altrimenti non me le farebbero passare ai controlli. D’altra parte l’importante è crederci, no?
Le foto sono state scattate con una Leica M9, una sola lente (Summicron 35mm 2.0 IV, il cosiddetto “re del bokeh”) e passate in bianco e nero con Tonality, direttamente dalla app Foto del Mac (un trucchetto che ho imparato qui)
Fonte articolo e altre foto cliccando qui
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