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Assalto al treno per Lourdes

Sono stati assaliti da un commando di nove banditi durante la sosta in una stazione ferroviaria francese e, poche ore prima, colpiti da una pietra scagliata da un cavalcavia mentre il loro convoglio transitava a Marsiglia. Il viaggio di andata verso Lourdes è stato un calvario per i 460 pellegrini della diocesi di Treviso sul “treno bianco” organizzato dall’Unitalsi, rientrato ieri. Per malati, barellieri, suore e volontari sono stati momenti di grande paura. «È stata una grazia che nessuno si sia fatto male», ha commentato il presidente dell’associazione.

Prima il lancio di un sasso da un cavalcavia che rompe la finestra e rotola all’interno del vagone. poche ore dopo l’assalto al treno di un commando di nove banditi, con tanto di intervento della Polizia. Momenti di paura e apprensione hanno caratterizzato il viaggio di andata del pellegrinaggio diocesano di Treviso a Lourdes in treno, organizzato dall’Unitalsi e rientrato ieri dai Pirenei.

Tra le 23 e le 23.30 del 25 agosto, un paio d’ore dopo aver fatto il suo ingresso in Francia, il treno bianco sul quale viaggiavano in 460 tra malati, barellieri, suore e pellegrini è stato colpito da una pietra grossa come un limone. Il sasso ha sfondato il vetro della finestra posta nella zona di svincolo tra le due parti dell’attrezzato, il vagone speciale sul quale viaggiano i malati. Nessun malato è stato colpito. Per loro solo la paura nel sentire il rumore assordante e l’ansia del pericolo, che però sono presto rientrate grazie all’intervento dei volontari.

Grave sarebbe stato se il ciottolo fosse piombato su una qualsiasi altra finestra: dietro a queste sono infatti sistemate le barelle dei passeggeri.

Dopo le valutazioni del caso è stato deciso di proseguire il viaggio, anche su consiglio del ferroviere in servizio sul treno. La pietra è stata raccolta ed è stata sporta denuncia alle autorità di competenza. La finestra è stata riparata con materiale di fortuna (il vetro rotto è stato poi cambiato nei giorni di sosta del convoglio a Lourdes).

Il giorno seguente, il 26 agosto, il treno ha subito un tentativo di assalto da parte di una banda durante la fermata nella stazione di Sète, sempre in territorio francese. Nove persone hanno provato a salire sul treno cercando di eludere la sorveglianza che viene effettuata dai volontari alle porte di ogni vagone, sia durante il viaggio, sia nei momenti di sosta. Due individui della banda sono addirittura sgattaiolati sotto il treno per raggiungere la parte opposta della carrozza e cercare di entrare dalla porta che si trovava sul lato dei binari.

L’Unitalsi ha chiamato la polizia che subito si è precipitata. Vedendo arrivare gli agenti il gruppo di malintenzionati si è dileguato per poi riprovare nuovamente a mettere a segno il colpo, ancora una volta invano, quando le forze dell’ordine si sono allontanate.

Lasciati alle spalle i due episodi, il pellegrinaggio, che a Lourdes è stato presieduto dal vescovo monsignor Gianfranco Agostino Gardin, è proseguito con serenità. I 150 ammalati accuditi dai 220 volontari hanno preso parte alle diverse cerimonie così come i pellegrini saliti sul treno e i 220 trevigiani che hanno raggiunto Lourdes in aereo.

«Sembrava un film: l’attacco alla diligenza»

Dario Capello: «Dopo quel botto eravamo tranquilli ma poi quei giovani scatenati ci hanno impauriti»
Sabato 1 Settembre 2012,

TREVISO – «Abbiamo sentito un botto, come lo sparo di un fucile. Subito abbiamo chiesto se fosse esploso qualcosa all’interno del vagone». Il rumore della finestra rotta dal sasso lanciato da un cavalcavia ha subito messo in apprensione i malati a bordo del treno bianco dell’Unitalsi, che così raccontano l’accaduto. Steso, all’interno del vagone attrezzato – il vagone numero uno del treno dell’Unitalsi dove viaggiano barellate le persone che hanno difficoltà motorie o particolari patologie – c’era chi già dormiva e chi provava a riposare, a pochi passi da quella finestra. La quiete notturna è stata rotta dal suono sinistro.

«Subito noi volontari – spiega il presidente della Sottosezione dell’Unitalsi di Treviso, Dario Capello – ci siamo precipitati per capire che cosa fosse successo e soprattutto per assicurarci che non ci fosse alcun ferito. Per fortuna nessuno si è fatto male. La pietra era grossa come un limone. Se solo avesse colpito il finestrino precedente o quello seguente avrebbe sicuramente centrato le persone. È stata una grazia che nessuno si sia fatto male. Una grazia che abbiamo ricevuto proprio nel nostro viaggio verso Lourdes». Dopo l’episodio la tranquillità è presto ritornata all’interno dell’attrezzato.

Quanto all’assalto dei banditi, vissuto il giorno seguente, il presidente Capello lo definisce «un quarto d’ora di scompiglio» e parla di un «attacco alla diligenza da parte di nove individui che parlavano francese. Volevano assolutamente salire sul treno fermo alla stazione di Seté. Non si sa il perché, forse cercavano un passaggio gratuito o forse intendevano rubare».

Un evento sorprendente: «È la prima volta che mi capita una cosa del genere in 36 anni di pellegrinaggi a Lourdes. Al massimo in passato si incontrava chi, con lo zaino in spalla, voleva diventare passeggero del nostro treno per percorrere duecento chilometri senza pagare il biglietto».

Da 100 anni al seguito dei fedeli nei santuari
Sabato 1 Settembre 2012,
TREVISO – (gdn) L’Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali) da oltre cento anni accompagna i pellegrini a Lourdes con particolare attenzione per i malati, seguiti costantemente dai volontari (suore, barellieri, medici, infermieri e sacerdoti). Le Sottosezioni Unitalsi di Treviso e Vittorio Veneto fanno capo alla Sezione di Bassano. Oltre al pellegrinaggio a Lourdes, sempre presieduto dal vescovo, durante l’anno vengono organizzati incontri di formazione, di preghiera, di aggregazione e pellegrinaggi. Fondatore dell’Unitalsi fu Giovanni Battista Tomassi. In carrozzella da dieci anni per una malattia acuta e irreversibile, intraprese nel 1903 un viaggio a Lourdes con la pistola in tasca. Aveva intenzione di suicidarsi ai piedi della Grotta nel caso in cui non avesse ottenuto la guarigione. Non guarì e non si suicidò ma, colpito dalla presenza dei volontari che aiutavano i malati, decise di fondare una specifica associazione.

I PRECEDENTI – I viaggi Unitalsi caratterizzati da sventure
Stessa scena 13 anni fa e nel 2006 una tragedia
Sabato 1 Settembre 2012,
TREVISO – La sconcertante vicenda capitata ai pellegrini di Treviso, i membri dell’Unitalsi della vicina diocesi di Vittorio Veneto l’hanno vissuta tredici anni fa. Era il 30 giugno 1999 e il treno dei vittoriesi stava rientrando dal viaggio di fede alla Grotta di Massabielle. Nei pressi di Marsiglia un sasso piombò da un cavalcavia sulla finestra posta nel punto che divide l’attrezzato – ossia la prima carrozza del treno, dove si trovano gli ammalati- in due parti, separando la sezione maschile da quella femminile. Stesso punto colpito e stessa ora della notte: anche allora erano le 23.15.

Un forte boato, una pioggia di vetri infranti e una scia di fumo avevano fatto seguito all’impatto del sasso con il treno. La pietra aveva colpito lo stipite della porta del vagone deformandolo e facendo scoppiare i vetri che si erano riversati violentemente all’interno. Proprio in quel punto era stata allestita la farmacia, un luogo dove spesso i volontari si ritrovavano. Nel momento dell’incidente fortunatamente lo spazio intermezzo del barellato era vuoto. Anche in quel caso l’accaduto era stato letto come un miracolo della Madonna che aveva protetto i pellegrini lasciandoli incolumi.

Sempre il treno bianco della Diocesi di Vittorio Veneto è stato protagonista, nel 2006, di una duplice disavventura. All’andata il convoglio aveva travolto un ciclista che aveva attraversato sui binari all’altezza di un passaggio a livello abbassato. A nulla erano valsi i tentativi del macchinista di rallentare e di attirare l’attenzione del ciclista con segnali acustici. Durante la sosta per i rilievi di rito, pellegrini, malati e volontari avevano recitato insieme il rosario.

Al ritorno, a mezz’ora dalla partenza dalla stazione francese, dalla congiunzione di alcune carrozze era fuoriuscita un’abbondante nuvola di fumo, preannunciata da un fortissimo odore. Tra i pellegrini si era diffuso il panico, soprattutto tra le persone inabili ai movimenti. Il treno era stato bloccato immediatamente per le verifiche. Era emerso che l’avaria era data dal blocco dei freni probabilmente collegato al fatto che all’andata il macchinista, per cercare di evitare di travolgere il ciclista, aveva innescato il sistema di frenata rapida, in genere pressoché inutilizzato.

Un’altra sassaiola si era verificata nella zona di Marsiglia nel giorno di ferragosto del 1991 ai danni di un altro treno di pellegrini, in quell’occasione dal Pordenonese. Un finestrino era finito in frantumi colpito di un sasso, che aveva ferito un ragazzo di 16 anni
    

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