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C’è un grotta silenziosa…

032C’è un grotta silenziosa dove qualcuno vuol tornare

Di Den Young

A pochi giorni dal rientro dal pellegrinaggio a Lourdes, penso che il modo migliore per raccontare e ricordare questa magnifica esperienza, sia dedicargli qualche parola. Sotto forma d’articolo non renderebbe, mi piacerebbe definire, quindi, queste poche righe, una riflessione, un insieme di pensieri che per caso trovano il loro spazio sulla carta.
Immagino che non per tutti sarà semplice apprezzare tutto andando avanti nella lettura, non pretendo che quest’esperienza sia condivisibile da tutti, ma credo che in qualche modo le emozioni che tanti hanno provato potranno, se non essere comprese, almeno essere recepite.

Il mondo del volontariato in particolare, e quello della religione in generale sono per la maggior parte più vicini di quel che si immagina.

L’avventura di Lourdes inizia da molto lontano, e non solo dal momento della partenza. Quando si prenota per Lourdes, ci si sente grandi e sicuri di sé, perché si ha la consapevolezza che si farà una cosa bella. Quando ci si rende conto che la partenza è alle porte, quasi non si riesce a pensare ad altro: inizia il conto alla rovescia e l’organizzazione della propria vita e dei momenti che precedono e seguono il pellegrinaggio gravita attorno a Lourdes. Il giorno della partenza ci si sente felici, contenti, quasi euforici: si ha voglia di aiutare e di fare qualcosa di veramente utile. Arrivati a Lourdes si viene travolti da un’atmosfera mistica, quasi magica, essendo tutto incorniciato dal’imponente Chiesa Madre, dal Castello sulla rupe antistante e dai maestosi e, spesso, innevati Pirenei. Dato l’enorme numero di pellegrini che continuamente affollano il “Recinto Sacro”, si da immediata importanza all’individualità, al rapporto unico diretto e personale con Dio. E ciò non vuol dire che manchino i momenti per stare tutti insieme: le coreografie delle processioni, le luci dei flambeaux, i colori delle bandiere che sventolano, sono uno spettacolo unico. I giorni trascorsi a Lourdes, quasi senza rendersene conto, sono momenti di massima condivisione. E con qualunque cosa si sia impegnati, la si fa con responsabilità, commozione e devozione. A Lourdes il rapporto con gli altri diventa quanto mai diretto, specialmente con gli ammalati. Se per un motivo o per un altro il legame con l’ammalato è forte, si cerca, appena liberi dal proprio servizio, di trascorrere del tempo con lui, raccogliendosi in preghiera, riflettendo, raccontandosi delle proprie vite in città, passeggiando, godendosi il sole sulla riva del fiume. Quando, superati i primi momenti di insicurezza ed imbarazzo, si è con gli ammalati, il cuore si riempie di gioia, toccando con mano la loro felicità per lo stare insieme e l’essere accuditi e coccolati. Si comprende quanto valga la vita e quanto siano importanti anche i piccoli gesti. Si è ogni attimo testimoni di eventi speciali,e l’intensità del raccoglimento in preghiera alla Grotta, di giorno, di sera, di notte lo testimonia. Quando dopo un eventuale scetticismo o dubbio si ha la convinzione che bagnarsi nell’acqua delle piscine sia momento di condivisione di gioie e dolori della vita con persone care, con assistiti ai quali ci si senta particolarmente vicino, con sconosciuti, è avvenuto il vero miracolo di Lourdes.

E’ il senso dello stare insieme che colpisce e che supera se stesso, e chiacchierare in sala, ai trasporti, in refettorio; aspettarsi per mangiare insieme; incontrarsi la sera al “Jeanne d’ Arc”, storico bar di Lourdes, ascoltando musica, amici che suonano il piano, conoscendo tante persone; partecipare alla festa che ogni anno viene organizzata da un paese diverso nella quale elementi fondamentali sono prodotti tipici ed amicizia; giocare con i bambini malati alla festa organizzata per loro, immedesimandosi nela loro persona; andare tutti insieme alla Grotta prima di andare a dormire, sono tutti comportamenti che non sono specchio di ipocrisia, ma un giusto compromesso per affrontare seriamente tanto lavoro e per sopportare e soprattutto capire il dolore di chi ti è accanto.
E’ così che si torna a casa felici, leggeri, sereni,con la voglia di raccontare al mondo intero la propria esperienza e di ritornare il prossimo anno. E’ questo che auguro di vivere, in un futuro prossimo o meno, a chiunque, anche a chi non si è mai avvicinato a questo diverso mondo.

Gabriella Vivarelli von Lobstein

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