Cerimonia a Lourdes per Danila Castelli
Con una cerimonia particolarmente sentita, ieri a Lourdes c’è stata la proclamazione ufficiale della 69.ma guarigione riconosciuta dalla Chiesa nel Santuario mariano in Francia come “prodigiosa, miracolosa”. Si tratta della storia di Danila Castelli, che oggi ha 67 anni. Quando ne aveva 34, dopo un viaggio a Lourdes, ha scoperto di aver superato improvvisamente la grave sindrome della quale soffriva e ciò – come è stato accertato dalla Commissione Medica Internazionale di Lourdes – “senza alcun rapporto con gli interventi e le terapie subite”.
Fausta Speranza ha chiesto a Danila Castelli di raccontarci qualcosa della sua esperienza:
R. – Adesso che è ufficiale, non so dire bene… La gioia è sempre quella lì, piena, ma con una differenza: il fatto che mi senta ancora più di prima dentro la Chiesa. E questo per me è sempre stato fondamentale! L’ubbidienza… Io credo nella Chiesa, ci ho sempre creduto sin da ragazzina; la credo come Madre. Il fatto che adesso sia protetta in qualche modo dalla Chiesa, mi dà una gioia in più, molto in più… Sono più tranquilla, più serena. Adesso posso gridare a tutti che Dio è grande! Anche prima lo facevo, però adesso mi sento di farlo meglio… Il mio vescovo mi ha detto: “Vai e annuncia!”. Mi ha dato questa missione. Questa è una cosa particolare… Non pensavo, ma mi sento la gioia centuplicata!
D. – La missione di raccontare una storia in cui spesso lei sottolinea “la guarigione è stata non tanto del fisico, non solo del fisico, quanto dell’animo”. Guarigione dal dolore, dalla disperazione?
R. – Ho preso sempre tutto come una grande normalità: nel senso che il Signore mi portava di qui, di lì, di là, ma mi sembrava una cosa normale… Sia la sofferenza che la gioia, non lo so… E’ una cosa difficile da dire, perché è un qualcosa che uno ha dentro. Ho avuto i miei momenti umanamente – perché siamo umani! – di umana angoscia, più che disperazione, perché la sofferenza è stata veramente tanta, a tutti i livelli… Non ha risparmiato niente! Però io, ai tempi della sofferenza, avevo scritto delle pagine – per cui “Verba volant, scripta manent” – in cui io dicevo tutta la mia gioia di essere comunque con Cristo. E oggi vado a rileggermele per dire: “Ma, guarda che grandi cose il Signore fa! Riesce a farci gustare la gioia, quando umanamente la gioia non è possibile!”. Questo è il grande miracolo della vita con Dio e – secondo me – è il grande miracolo di Lourdes! Quando venivo le prime volte, il mio prete mi diceva: “Guarda che a Lourdes il dolore canta”: ma è vero! Però canta solo se tu abbracci la Croce; l’abbracci con tutte le tue povertà. Io dico sempre che se noi mettiamo sulle nostre croci orrende della malattia – tutte le malattie, fisiche, spirituali non sono volute da Dio.. – però se noi prendiamo Gesù e ce lo mettiamo sulla Croce con noi – io lo dico sempre – la Croce fiorisce! Adesso, l’ultimo pensiero è di pochi giorni fa: non solo fiorisce, perché anche quando i fiori cominciano a diventare vecchi, allora arriva il frutto”. Questo mi sento di dover comunicare. Quando non siamo capaci da soli, la Madonna ci dà una mano, no?
D. – Di fronte al dolore di altre persone che si incontrano e che magari non hanno la stessa pienezza e capacità di affrontare così la Croce, che cosa pensa? Qual è la sua preghiera a Cristo per chi non ce la fa?
R. – La prima cosa che faccio quando incontro una persona così, la amo! La metto dentro la mia vita, diventa parte di me: anche se lei non lo sa… Devo averne tanti dentro… Prego – la seconda – e se posso suggerisco. Io suggerisco sempre di tenersi una bella croce vicina e quando non ne puoi veramente più, la contempli: non la guardi, ma la contempli! In un primo tempo dicevo: “Però io sì, gli altri no…”. Per un po’ lo si dice e lo si pensa. Ultimamente non lo penso più! Ultimamente penso che come Dio era presente nel capello del mio capo che soffriva, è presente in quello degli altri. Per cui non posso condividere la guarigione, posso condividere l’amore, la preghiera: la preghiera perché avvenga il miracolo vero per tutti, che è quello di aprire gli occhi, perché se tu apri gli occhi di miracoli ne vedi all’infinito. E allora prego. Altro non posso fare per chi incontro: pregare e offrire! Anche perché la mia vita dopo non è stato così umanamente semplice: la sofferenza è ritornata, come torna a tutti… E’ normale! Quindi quando arrivo che non ce la faccio più, offro e so che da qualche parte comunque arriverà!
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