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Lourdes, dove l’accessibilità è ovunque

Ogni anno la cittadina ai piedi dei Pirenei viene visitata da migliaia e migliaia di pellegrini con varie disabilità. Così ristoranti e cinema, negozi e strade sono su misura. E c’è spazio anche per chi, oltre al raccoglimento e alla preghiera, cerca distensione e svago

LOURDES – Che la cittadina ai piedi dei Pirenei sia accessibile sembra quasi scontato: ogni anno viene visitata da migliaia e migliaia di pellegrini con varie disabilità. Così non solo il santuario mariano celebre in tutto il mondo è accessibile, ma anche hotel e negozi, strade e cinema. Luoghi a misura di tutti, insomma. Certo, in molti hanno fiutato il business. Ma camminando e vivendo in questo posto per qualche giorno, ci si rende conto di come sia possibile rendere ogni città bella e accessibile a tutti.

“Da qualche anno è stato fatto un salto di qualità in questo campo”, conferma Massimiliano Fiore, responsabile della comunicazione per l’Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali), che qui gestisce cinque strutture ricettive – in alcune delle quali vengono garantite anche cure e visite mediche – e festeggia i suoi 110 anni di vita attraverso il consueto pellegrinaggio nazionale: 10 mila partecipanti fra persone disabili, accompagnatori medici e infermieri, volontari (che loro chiamano “sorelle” e “barellieri”) e semplici pellegrini.

È anche lo stile di accessibilità a colpire: curato ma non lezioso, gradevole e non funzionalistico, delicato e tecnologico. Qualche esempio? Nelle camere degli hotel le scrivanie sono a misura di sedia a ruote, così letti e comodini; nelle sale da pranzo viene previsto uno spazio dove “parcheggiare” girelli, stampelle e bastoni; fra i tavoli, spazi adeguati per il passaggio; self-service ad altezza accessibile. In un albergo di otto piani, tre ascensori, ognuno in grado di trasportare due persone su sedie a ruote o una persona in barella.

Qui si sentono a casa, non diversi. Il personale dell’hotel non sgrana gli occhi di fronte a una persona sorda o un’altra che si appoggia a un girello per camminare. Anche lo stigma del deficit mentale non fa paura. Insomma, Lourdes è una cittadina in cui avere una disabilità è normale. Ma la presenza di tante persone con problemi fisici o psichici non getta un velo di tristezza sul ritmo quotidiano, anzi: la sera è un pullulare di bistrot, locali, bar pieni di gente che ha voglia di stare insieme in allegria fino a tardi. Un’autentica movida esterna all’area del santuario, per chi cerca distensione e svago oltre al raccoglimento e alla preghiera. Gettando così un colpo di spugna su pregiudizi e pre-compresioni. (Laura Badaracchi)

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