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Don Arice ci parla di #Lourdes a Pompei

Lourdes: don Arice (Cei), “è casa della misericordia offerta prima ancora che richiesta”

Sono “cinque i motivi” per i quali “portiamo a Lourdes i malati”: “perché sappiamo che in quel luogo scelto dalla Divina misericordia e dalla sua Provvidenza, c’è una grazia speciale per loro e per chi li accompagna”; perché “c’è un messaggio straordinariamente attuale nonostante siano passati più di centocinquant’anni”; perché “lì troviamo espresso un riassunto di Vangelo fatto storia e narrazione in una vicenda umana”; perché “lì si può fare un’esperienza tangibile di amore fraterno a partire dal fatto che coloro che normalmente hanno gli ultimi posti e sono ritenuti i più sfortunati, occupano le prime file e personaggi abitualmente abituati a farsi servire si mettono il grembiule e lavano piedi e piatti, tirano carrozzine e vegliano di notte i malati”; perché “le guarigioni fisiche e quelle spirituali sin dall’inizio non sono mancate”. Lo ha spiegato stamattina don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, intervenendo a Pompei al convegno “Lourdes, casa di Misericordia”, aperto dalla preghiera iniziale e dal saluto di monsignor Tommaso Caputo, arcivescovo prelato di Pompei. “Lourdes – ha osservato don Arice – è casa della misericordia offerta prima ancora che richiesta, poiché è proprio dell’amore misericordioso fare il primo passo, come ricorda sovente Papa Francesco con l’espressione primerear. È il Cielo che ha voluto venire incontro alla terra. Bernadette non ha cercato le apparizioni; è la Vergine che ha scelto e cercato Bernadette, così come cerca ciascuno di noi”.

Lourdes: don Arice (Cei), “riconoscersi peccatori” con “umiltà”

“Pellegrini verso la misericordia, a Lourdes impariamo che riconoscere il nostro peccato non ci allontana da Dio, ma ne attira la sua grazia. Ma per riconoscersi peccatori occorre umiltà. Quel luogo dalla dura roccia è icona della vita dell’uomo lontano dalla grazia di Dio. Ma diventerà anche annuncio di speranza di ciò che può diventare l’uomo in grazia di Dio”. Lo ha detto, stamattina, don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, intervenendo a Pompei al convegno “Lourdes, casa di Misericordia”. In questo anno giubilare, è stato l’invito, “forse dobbiamo guardare a cosa attacchiamo il cuore: l’indulgenza plenaria ci chiede ‘il distacco da ogni affetto al peccato anche veniale’”. Si tratta di “un cammino ardito, sì, ma è l’unico possibile perché attaccarci alle cose di questo mondo – ci direbbe la piccola veggente – non ci fa fare giubileo. È un anno nel quale dobbiamo ordinare le cose verso il fine che ci siamo proposti: la conversione alla misericordia di Dio”. In quest’ottica “siamo ripetutamente invitati a celebrare il sacramento del perdono, anzi è condizione per acquistare l’indulgenza giubilare. Percorrere i sentieri di Lourdes significa vivere riconciliati anzitutto con Dio, dichiarando lotta al peccato piccolo e grande. Ma poiché l’esperienza di Dio non è mai segnata da intimismo, il Signore mette nel cuore di Bernadette la passione per la Chiesa, per l’umanità, per cui pregherà e offrirà le sue sofferenze soprattutto nei tredici anni trascorsi a Nevers”. Infatti, ha osservato don Arice, “dalla misericordia di Dio non può che generarsi misericordia per i fratelli”.

Lourdes: don Arice (Cei), “nelle nostre città e parrocchie i frutti del nostro pellegrinaggio”

“Convertirsi, fare penitenza e pregare non sono fini a se stessi ma via perché in noi maturi la bellezza dei figli di Dio. È un cammino di santità possibile e Bernadette è la prima testimone”. Lo ha ricordato stamattina don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, intervenendo a Pompei al convegno “Lourdes, casa di Misericordia”. “Questa umanità redenta e immacolata ci viene gratuitamente donata nell’indulgenza giubilare. Remissione della colpa e remissione della pena perché l’uomo subito partecipi della vita divina. Misericordia in Dio si declina con il dono della vita eterna”, ha aggiunto. Nella storia di Bernadette, terminate le apparizioni la vita continua. “Come lei, anche noi lasciamo la Grotta e ‘andiamo a Nevers’: sono le nostre città e le nostre parrocchie, la nostra associazione, il nostro lavoro. È lì – ha fatto notare don Arice – che i frutti del nostro pellegrinaggio giubilare a Lourdes continueranno pregando, offrendo la nostra vita per i peccatori, nell’esercizio della carità, fino a vedere fiorire numerose oasi di misericordia”.

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