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Emma Morosini, la “nonna pellegrina”

Rispondendo ad un voto fatto alla Madonna, la 93enne ha percorso più di 34mila chilometri a piedi in 25 anni. Tra i suoi fan c’è Papa Francesco. Prossima frontiera: il Paraguay

Ha macinato più di 34mila chilometri in 25 anni e ha visitato i principali santuari del mondo. Ma nei suoi occhi ogni volta c’è lo stupore. Mettersi in cammino. Senza satellitari di ultima generazione, ma affidandosi sola alla preghiera e alla Provvidenza. A 93 anni Emma Morosini, sospinta dalla fede, non ha alcuna intenzione di fermarsi. Trascina una piccola valigia su due ruote con il minimo indispensabile: il foglio di presentazione del parroco, un sacco a pelo, un cambio di biancheria, una macchina fotografica, l’acqua, il pane secco e il latte in polvere.

Questa piccola grande donna cammina in risposta a una promessa fatta alla Madonna. Prima di entrare, nel 1992, in sala operatoria per una peritonite perforante fa il voto alla Vergine, in caso di guarigione, di andare a Lourdes: e così copre, la prima volta in bici, 1.350 chilometri in 11 giorni. Da lì nasce la sua nuova missione: pregare per la pace nel mondo, raggiungendo ogni angolo della terra. Non è rimasta certamente una pia intenzione. In questi anni è stata in Russia, in Portogallo, in Francia, in Brasile, in Israele, in Messico, a Cuba, negli Stati Uniti e in Argentina. Proprio nella terra che ha dato i natali a Bergoglio è diventata un volto popolare – la «abuela peregrina» – quando, nel febbraio 2015, si è fatta nuovamente 1.300 chilometri per andare, da San Miguel de Tucumán, al santuario di Luján dove c’è la Vergine patrona del Paese.

Tra i suoi ammiratori, occupa un posto privilegiato anche Papa Francesco che in Piazza San Pietro ha salutato con un «Ciao campiona» questa esile donna di 42 kg. Se, inizialmente, riusciva a coprire anche una cinquantina di chilometri al giorno, oggi si accontenta di farne venti e, se le pendenze lo consentono, anche trenta. Rigorosamente, però, dal lunedì al sabato. La domenica è dedicata al Signore. La sua nuova frontiera a piedi è il Paraguay. Prima il viaggio (circa un giorno e mezzo) da Asunción al santuario di Caacupé poi, in una ventina di giorni, l’arrivo a Encarnación. In una terra mariana per eccellenza. Basti pensare alla capitale, fondata nel 1737 e dedicata alla Vergine, e ai nomi delle città di Concepción (al nord) e proprio di Encarnación (al sud). Per non parlare del santuario di Caacupé che ogni anno attira, l’8 dicembre, più di un milione di pellegrini. La sua storia è finita anche in un libro «L’amore si fa strada», edito da Mondadori e curato da Andrea Ligabue, anche perché nel suo diario di viaggio Emma annota tutto. Si possono trovare le sue riflessioni su Lourdes, Guadalupe, Fatima, Aparecida, Loreto, Santiago, Czestochowa, Gerusalemme…

In un’intervista rilasciata a TV2000 ha spiegato che vuole «continuare a offrire omaggi alla Madonna perché il bisogno è molto…». Ricorda ogni pellegrinaggio ma in particolare non dimentica Guadalupe per l’accoglienza della popolazione e le notti passate a mirare il cielo stellato. Lei, che ha avuto una vita difficile, non si blocca davanti ai primi ostacoli, alle porte chiuse di chi non l’accoglie o di chi, magari vista l’età, la deride. «Il cielo mi dà la forza di accettare i loro rifiuti. La vita dura (ha perso i familiari durante la Seconda guerra mondiale) mi ha aiutato ad adattarmi. Non invidio chi ha un’esistenza facile, chi non ha mai saputo cosa significa avere fame… Nei confronti del povero spesso non c’è tenerezza nel giudizio». Il suo è diventato ormai un viaggio comunitario: sono molte, infatti, le persone che decidono di accompagnarla, anche solo per un tratto di strada, in questa esperienza. E quando torna al suo paese, Castiglione delle Stiviere, racconta la sua testimonianza. Infermiera in pensione, non ha mai rinunciato alla sua professione; continua a curare il cuore delle persone che incontra. Del resto il valore del pellegrinaggio è soprattutto questo: la conversione del cuore.

LUCIANO ZANARDINI per LA STAMPA

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