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Guarito a Lourdes: la curia prudente

OLGIATE COMASCO Interesse e interrogativi ha suscitato il caso di Luigi Rocca, 72 anni, che durante un pellegrinaggio a Lourdes è tornato a camminare senza bisogno del deambulatore.

Fino a pochi mesi fa non si reggeva senza un supporto e girava quasi esclusivamente sulla sedia a rotelle. Un calvario (ha subito 15 interventi chirurgici alla schiena) iniziato nel 1989, dopo un infortunio sul lavoro che l’ha privato della quarta vertebra.

Quando forse non se l’aspettava più, è arrivato il miglioramento «speciale», com’è stato definito dagli esperti che lo hanno visitato a Lourdes.

Miglioramento che lo stesso pensionato riconosce essere il risultato del lavoro di riabilitazione cui è stato sottoposto, per quanto aggiunga: «Non voglio parlare di miracolo, ma mi è capitato qualcosa di inspiegabile». I familiari, scossi dal clamore sollevato dalla vicenda, la riportano nell’alveo di un recupero in atto da qualche mese che il padre, complice la suggestione del luogo sacro, avrebbe vissuto con particolare coinvolgimento emozionale.

Luigi Rocca racconta di sensazioni particolari vissute a Lourdes: «Al momento della benedizione di un quadro fatto dagli ospiti della casa anziani (dove risiede) ho sentito un fuoco interno. Quando sono passato sotto la grotta della Madonna e ho alzato le mani per accarezzare l’interno sono scoppiato a piangere a dirotto. La sera, durante la processione, guardando la statua della Madonna ho avuto la netta sensazione che mi fissasse. Immagine che mi ha accompagnato per tutta la notte. Al risveglio, non trovando la carrozzina perché la stanza era al buio, mi sono alzato e a piccoli passi sono uscito nel corridoio, tra lo stupore di tutti».

Cauta, ma possibilista, la chiesa: «Guarigioni simili a Lourdes non sono infrequenti – premette don Marco Mangiacasale, economo diocesano – Per qualificare come miracolosa una guarigione, permanente, devono manifestarsi due condizioni: che avvenga secondo modalità straordinarie e imprevedibili e che sia vissuta in un contesto di fede. L’input deve arrivare dalla persona che dichiara di riconoscere in quel beneficio l’intervento prodigioso del divino e chiede al vescovo di confermare che si tratta di un evento miracoloso. Dopodiché parte un iter che vaglia l’avvenimento sotto il profilo scientifico per valutare, sulla base di cartelle cliniche ed esami, se la guarigione sia inspiegabile per la scienza. Parallelamente si vaglia il contesto spirituale della persona che ha ricevuto il beneficio. Esauriti tutti questi gradi, il vescovo diocesano istituirà un’apposita commissione che esaminerà collegialmente il caso ai fini del riconoscimento canonico del miracolo, quando ne sussistono i presupposti».

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