Il cero di Papa Francesco alla fiaccolata di Lourdes
Riflessioni sulla Processione Aux Flambeaux 2016
C’era anche il cero di Papa Francesco, giovedi sera, alla processione aux flambeaux sull’esplanade del santuario di Lourdes. “Lo ha mandato il Papa – ha spiegato don Gianni Toni, direttore e animatore delle celebrazioni del pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi – perché fosse acceso come segno della sua presenza e della sua benevolenza e poi perché venga conservato nel santuario”. Ma il cero – affiancato nella processione dalla “rosa d’oro” donata anni fa al santuario di Lourdes da san Giovanni Paolo II e portata da don Carmine Arice – non è stato l’unico segno della vicinanza del Papa all’Unitalsi. Nell’esplanade, infatti, sono risuonate le sue parole, scritte in un messaggio diretto al presidente unitalsiano Antonio Diella, che le ha lette al termine della processione: “ogni cristiano è chiamato a portare il suo prossimo bisognoso sulle sue spalle ma soprattutto nel suo cuore”, ha scritto Francesco, richiamandosi all’immagine del buon pastore, “a me molto cara”. La stessa immagine impressa sulla Croce donata a tutti i presidenti e benedetta dal Santo Padre. E ha ricordato Madre Teresa di Calcutta, figura al centro del pellegrinaggio: “sia per tutti voi un modello di servizio – ha auspicato il Papa – affinché come lei ci ricorda ‘la vita è una sola e debbo spenderla per seminare amore fino all’ultimo respiro’”. Per accompagnare la recita del Rosario che ha scandito la fiaccolata, sono state presentate cinque testimonianze: con Rosa, Adriano e Antonella hanno raccontato la propria storia e suggerito la propria riflessione l’atleta paralimpica Giusy Versace e il dottor Mario Melazzini.
Versace (atleta paralimpica), “la mia Olimpiade finisce con il termine del pellegrinaggio a Lourdes”
“La mia Olimpiade finisce con il termine del pellegrinaggio a Lourdes”. Ad affermarlo è Giusy Versace, atleta paralimpica e unitalsiana della sezione calabrese, in questi giorni a Lourdes per il pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi, di cui è anche testimonial. “Sono qui per ringraziare”, rivela al Sir prima di iniziare il servizio al refettorio dell’Hopital saint Frai. Per Versace, infatti, “poter gareggiare a Rio de Janeiro è stata una soddisfazione, dopo la delusione per la mancata qualificazione a Londra 2012”. Ritornata dal Brasile pochi giorni fa, ha voluto essere presente al pellegrinaggio dopo un’assenza di due anni. “Qui mi ricarico – afferma sorridendo – anche se come tutti mi stanco, cammino molto e il dolore mi fa ricordare delle mie gambe”. “In questi giorni posso incontrare persone conosciute, ritrovare i sorrisi, aiutare altre persone”, prosegue, spiegando che un ulteriore motivo di felicità è la presenza del fratello, per la prima volta a Lourdes: “Questa esperienza la puoi raccontare, puoi fare l’elenco delle cose che fai fin che vuoi. Ma vivere il pellegrinaggio è tutta un’altra cosa”. Questa sera, nel corso della fiaccolata, Giusy Versace Ha portato la sua testimonianza: “La fede mi ha aiutato – racconta – per me è stata la formula per non arrabbiarmi, per dare un senso a ciò che mi è successo”. “Proprio qui a Lourdes – conclude – sono riuscita a girare la domanda, passando dal chiedermi ‘perché proprio a me?’ al ‘perché non a me?’. Così sono riuscita a trasformare quella che è stata una tragedia in una cosa buona per me e per gli altri”.
Cardinale Comastri, “in questi giorni abbiamo sentito la melodia del Paradiso”
“In questi giorni meravigliosi abbiamo sentito veramente la melodia del Paradiso”. Lo ha affermato ieri sera a Lourdes il cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e arciprete della basilica di San Pietro, richiamando una frase – “dove c’è amore già si sente la melodia del Paradiso” – pronunciata anni fa da Madre Teresa di Calcutta. Concludendo la processione aux flambeaux, a cui hanno partecipato ammalati e pellegrini dell’Unitalsi nel santuario francese per il pellegrinaggio nazionale, il card. Comastri ha osservato che “quando c’è buio, basta una candela accesa per vincerlo”. “Oggi nel mondo – ha proseguito – c’è tanto buio. C’è il buio della violenza, teniamo accesa la lampada dell’amore. C’è il buio dell’orgoglio, teniamo accesa la lampada dell’umiltà. C’è il buio dell’egoismo, teniamo accesa la lampada della generosità. C’è il buio dell’indifferenza, teniamo accesa la lampada della misericordia”. “Quando spegneremo le nostre candele, ricordiamoci che noi siamo la vera lampada accesa”. “Non spegnamola mai – ha concluso il cardinale – ma diamo luce. Sempre, dovunque andremo”.
Grazie all’Ufficio Stampa UNITALSI
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