Il malato e la Parola che risana
Il presidente dell’Unitalsi, Salvatore Pagliuca, commenta il messaggio del Papa per la Giornata del malato. I sacramenti come medicina dell’anima e del corpo.
«Per noi dell’Unitalsi è una giornata importante perché è legata all’apparizione dell’11 febbraio a Lourdes e i nostri principali pellegrinaggi sono diretti proprio lì. C’è un legame diretto tra le apparizioni a Bernardette e l’istituzione della Giornata mondiale voluta in questa data da Giovanni Paolo II».
Salvatore Pagliuca, presidente dell’Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali, è grato a papa Wojtyla per aver voluto istituire, esattamente venti anni fa, una giornata che legasse «in modo indissolubile il messaggio della grotta al mistero della sofferenza. Da allora c’è grande aspettativa per questa celebrazione. Molti italiani, circa cinquemila, in quel giorno saranno a Lourdes».
Che cosa la colpisce di più del messaggio di Benedetto XVI per la Giornata dell’11 febbraio di quest’anno?
«Mi piace molto il suo sottolineare che la Chiesa è una comunità sanante e che i medicamenti che offre sono quelli che il Papa chiama “sacramenti di guarigione” e cioè la penitenza, la confessione, l’unzione degli infermi. Il tutto, naturalmente, trova compimento nella comunione eucaristica. Se la Chiesa è comunità sanante, se questi sono i medicamenti, credo che Benedetto XVI ha colto esattamente nel segno perché l’ammalato aspetta una cura che non è – e non può essere – solo del corpo. C’è bisogno di curare corpo e anima. Benedetto XVI fa l’esempio del lebbroso che sente la necessità di tornare indietro da Gesù e lui lo saluta dicendo “i tuoi peccati ti sono rimessi, la tua fede ti ha salvato”. La fede è un elemento importante nella vita dell’uomo e credo che il messaggio di Benedetto XVI sottolinei questo in maniera puntuale».
Sacramenti come medicamenti dell’anima e del corpo, dunque?
«È importante ricordare questo. Bisogna dire che la penitenza, la riconciliazione e l’unzione degli infermi sono i sacramenti più richiesti durante i nostri pellegrinaggi. E non solo dai malati, ma da tutti i pellegrini perché sono una vera e propria medicina. Il Papa parla proprio di “medicina” quando parla della confessione perché crea un momento di grazia per lo spirito e per il corpo. Così anche per l’unzione degli infermi, del quale dice che non va ritenuto un sacramento minore perché con l’unzione degli infermi il sofferente allieva il proprio dolore».
Il Papa dice anche che attraverso la sofferenza si può vedere meglio il male che affligge l’umanità. Questa è un’esperienza che fate anche voi?
«È un’esperienza che facciamo di continuo. Attraverso la sofferenza impariamo molte cose. La sofferenza riesce a darci la misura dell’uomo».
Ogni anno portate a Lourdes una media di 25-30mila persone. È più quello che date o quello che ricevete da queste persone?
«Sembrerebbe quasi un luogo comune, ma è ciò che succede realmente. Tornando dai pellegrinaggi molti nostri volontari finiscono per dire: “Eravamo andati a Lourdes per dare, siamo tornati e abbiamo ricevuto tantissimo”. La malattia, la disabilità, come dicevo prima, ci danno la nostra misura umana ma ci danno anche la capacità di comprendere che non è soltanto prestando le nostre braccia e le nostre gambe a chi non può usarle che diamo. Anzi, lo sforzo che molti disabili devono fare per farci un sorriso, il ringraziamento delle persone che accompagniamo ripagano abbondantemente la nostra fatica fisica».
Il prossimo anno la Giornata si celebrerà in Germania. Vi state preparando sin d’ora?
«Siamo stati contattati dal Pontificio consiglio per la salute che ha chiesto una nostra collaborazione per organizzare la giornata mondiale del malato del 2013 in Germania. Stiamo valutando che tipo di supporto possiamo dare e quale sarà il nostro ruolo. Accompagneremo molti dei nostri malati, sarà anche un’occasione per fare un pellegrinaggio in Germania, la terra di papa Benedetto».
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