Il miracolo di Emilia Pane
Secondo il positivista Émile Zola, basterebbe un solo miracolo per confutare gli argomenti di chi non crede. E’ un’ovvietà abbastanza palese, ma non c’è nessun interesse a confutare nulla o a dimostrare di aver ragione, la fede è un dono e un atto di libertà e chi non vuole credere riuscirà sempre a divincolarsi anche davanti al più palese miracolo.
Tuttavia non si può tacere sul fatto che di eventi miracolosi ce ne sono stati diversi, nonostante l’arroganza degli scettici, «dei positivisti e degli atei di professione, che si sentono paghi per la coscienza di avere con successo non solo liberato il mondo da Dio, ma persino di averlo privato dei miracoli» (Albert Einstein, “Lettera a Maurice Solovine”, GauthierVillars, Parigi 1956 p.102).
Uno di questi eventi inspiegabili è quello della signora Erminia Pane, la cui vicenda è finita anche sui maggiori quotidiani. Una storia recente, incredibile e decisamente documentata, si potrebbe dire addirittura inconfutabile. Erminia è nata senza la retina dell’occhio destro e dunque è completamente cieca, si è sempre definita «atea e disperata, partecipavo alle sedute spiritiche». Nata a Napoli, ha vissuto poi a Milano dove si è sposata, ha avuto una figlia, e poi è rimasta vedova. Nel 1977 è stata colpita da una paresi alla parte sinistra del corpo, che le ha immobilizzandoto il braccio, la gamba e la palpebra, quella dell’unico occhio sano, rendendola così praticamente cieca. L’Inps le ha infatti riconosciuto la pensione di invalidità e l’Unione Italiana dei Ciechi la accolta come associata.
Cinque anni dopo, nel 1982, ha deciso di operarsi per riaprire la palpebra dell’occhio sano. Erminia, nella sua camera di ospedale, si è chiusa in bagno per fumare una sigaretta. Così ha raccontato quel momento: «Sentii aprire la porta e un fruscio di vesti, mi tirai su la palpebra con la mano e vidi una signora vestita di bianco, con la testa coperta». La visione ha detto di essere la Madonna di Lourdes e le promette la guarigione: «Voglio che tu vada in pellegrinaggio a piedi scalzi e con tanta fede. Per adesso non dire niente a nessuno di questo nostro incontro, parlerai di me solo al tuo ritorno». I medici ovviamente hanno cercato di dissuaderla, la sala operatoria era già prenotata, ma invece dell’ intervento, la mattina del 3 novembre 1982 Erminia si è recata a Lourdes con la madre, entrando scalza nel santuario, inginocchiandosi nella grotta e bagnandosi alla fontana.
Immediatamente, con l’occhio destro, quello al buio da sempre, ha visto il volto della donna apparsale in ospedale. Da quello sinistro invece, la paralisi alla palpebra è scomparsa, il braccio e la gamba hanno ricominciato a muoversi. Tornata a casa, vedendoci da entrambi gli occhi, ha fatto domanda di rinuncia alla pensione di invalidità, ma l’Inps gliel’ha sempre rifiutata: secondo il certificato medico è priva di retina, dunque non può vedere. Ma lei da quell’occhio vede benissimo e anche nell’altro ha riacquistato la vista, lo hanno esaminato, controllato e verificato tanti oculisti , e per ultimi i medici della motorizzazione che le hanno rilasciato la patente dopo che la signora Pane ha superato la visita oculistica, cominciando a guidare senza problemi.
Nel 1994 la Commissione del “Bureau Médical” di Lourdes, dopo aver analizzato a lungo i documenti medici precedenti e successivi alla “guarigione”, ha riconosciuto il carattere miracoloso dell’evento. Nel 2007 la donna ha accettato di scrivere la sua storia in un libro, «Erminia Pane, uno strumento al servizio di Dio – La storia e le testimonianze di una miracolosa guarigione asseverata a Lourdes», di cui l’autore è Alcide Landini. Emilia Pane, morta nel 2010, è stata l’unica “falsa invalida” d’Italia ad autodenunciarsi regolarmente, senza nessun esito. Non sappiamo se questo è uno dei casi analizzati dal premio Nobel per la medicina Luc Montagnier, il quale ha riconosciuto: «Riguardo ai miracoli di Lourdes che ho studiato, credo effettivamente che si tratti di qualcosa non spiegabile». Un altro premio Nobel per la medicina, Alexis Carrel, a Lourdes ha trovato la fede constatando in prima persona una guarigione miracolosa.
Quando la vicenda è finita sui media, Avvenire ne ha approfittato per ironizzare sugli acchiappa-fantasmi del Cicap (Centro italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale), i cosiddetti “positivisti e atei di professione” per dirla con Einstein, quelli dell’imbarazzante Seconda Sindone per intenderci. Gianni Gennari ha scritto sul quotidiano cattolico: «Loro il “Corsera” lo leggono” qualche volta qualcuno ci scrive anche, e io ero certo che si sarebbero “fiondati” dalla signora Pane: verificare, svergognare, sfatare, smentire e sventolarne poi lo scalpo. Invece niente! Dormono? Hanno chiuso l’esercizio? Se ci sono, battano un colpo». Inutile dire che i Cicappini hanno preferito far finta di nulla (avrebbero dovuto chiudere bottega se no?), preferendo continuare la caccia alle streghe nei castelli infestati.
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