#Lourdes Giornate della Comunicazione
Tornielli (DpC), “l’istantaneità è sempre un rischio, c’è ancora interesse per l’approfondimento”
(da Lourdes) “L’essere primi a dare la notizie è un fatto anche con conseguenze negative, che ha sempre riguardato la nostra professione. Anche quando non esisteva internet, il rischio di dare una notizia sbagliata c’era già. L’istantaneità è sempre stato un rischio, un problema”. Lo ha detto Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, intervenuto stamani a Lourdes alle Giornate internazionali di San Francesco di Sales, che ricorre oggi, dedicate alla comunicazione. “Quando lavoravo ancora a La Stampa, per una intera giornata l’articolo più letto è stato un pezzo di 10mila battute su un tema religioso – ha aggiunto -. Questo fatto dimostra che c’è ancora interesse per l’approfondimento. C’è un pubblico che chiede approfondimento. Ma, rispetto al passato, bisogna dare meno per scontate le cose”. Riferendosi all’avvento dell’era digitale, Tornielli ha ribadito che “ha sconvolto in peggio il modo di lavorare”. “Quando ho cominciato a fare il vaticanista non c’era internet – ha ricordato -. Essendo un quotidiano quello per cui lavoravo, scrivevo gli articoli nel pomeriggio a fatti compiuti. Ciò permetteva di stare nei luoghi e informarsi. Nell’era digitale, con l’istantaneità, questo viene meno. Negli ultimi 10 anni, mi è venuta meno la possibilità di annusare la realtà”. Due le caratteristiche indicate per il giornalismo di oggi: curiosità e passione per questo mestiere. Guardando al rapporto tra Vangelo e social media dell’istantaneità, Tornielli ha osservato che “tante espressioni di Gesù stanno nei caratteri di Twitter”. Infine, uno sguardo sul futuro: “Il futuro dell’informazione sta nel racconto di storie di vita. Una storia è capace di comunicare più di quanto pensiamo”.
Ruffini (DpC), “nell’era della reti sociali, ci è chiesto un sovrappiù di prossimità e di incontro”
“La buona comunicazione non può aver paura di essere piantata nella realtà, non può e non deve vendere sogni a buon mercato. Quando la comunicazione diventa una chiacchiera, un pettegolezzo, un brusio, ‘non favorisce più lo sviluppo della capacità di vivere con sapienza’”. Lo ha detto Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, aprendo stasera a Lourdes la 24ª edizione delle Giornate internazionali di San Francesco di Sales, dedicate alla comunicazione. “Serve la capacità di guardare le persone negli occhi, di scegliere la prossimità come criterio per comprendere, sorprendersi e sorprendere, per agire, scegliere e ragionare – ha aggiunto -. Papa Francesco sin dall’inizio del suo pontificato ha sempre associato la comunicazione alla prossimità, alla vicinanza e alla cultura dell’incontro”. Evidenziando che, “nell’era della reti sociali, a ciascuno di noi è chiesto un sovrappiù di prossimità e di incontro”, Ruffini ha incoraggiato a “raccontare bellezze inaspettate”, ciò che “si può fare ‘nonostante tutto’”, a “vedere le persone con un’altra prospettiva”. “La comunicazione si fonda sulla fiducia e non sul calcolo. La comunicazione cristiana deve passare dal racconto delle storie delle persone. Comunicare significa incontrare l’altro e condividere le proprie storie”. All’iniziativa partecipano circa 250 giornalisti giunti a Lourdes, in rappresentanza di più di una ventina di Paesi. “Il tema ‘Media e prossimità’ ribadisce la dimensione essenziale del nostro mestiere – ha aggiunto Jean Marie Montel, presidente della Federazione dei media cattolici, che organizza l’iniziativa con il Dicastero vaticano -, la vicinanza con il pubblico, l’esigenza di riconsiderare sempre il nostro impegno editoriale. L’apertura verso la dimensione internazionale significa anche essere cattolici”.
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