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“Lourdes”, il miracolo come mezzo per indagare l’animo umano

“Lourdes”, il miracolo come mezzo per indagare l’animo umano
di Emanuele Bigi

Lourdes della regista austriaca Jessica Hausner non parla solo di fede, come potrebbe suggerire il titolo, ma soprattutto di labilità della vita, di malattia e di miracoli. “È il vero vincitore dello scorso festival di Venezia”, afferma Luciano Sovena, amministratore delegato di Cinecittà Luce che distribuisce la pellicola dall’11 febbraio (data della prima apparizione della Madonna nella cittadina francese). E non ha tutti i torti, sicuramente l’attrice Sylvie Testud avrebbe meritato la Coppa Volpi, d’altra parte gli equilibrismi delle giurie albergano in qualsiasi  festival. I temi affrontati nel film certo non stimolano il pubblico ad affollare le sale ma se si ha voglia di andare al cinema per riflettere un po’ allora è il film giusto.


Il dramma di Christine – Christine (Testud) è una donna inferma, la sclerosi multipla l’ha bloccata da anni su una sedia a rotelle, la sua gita a Lourdes rappresenta una speranza, “d’altra parte è il luogo dove, si dice, sia avvenuto  il maggior numero di miracoli”, afferma la regista. La protagonista comunque è scettica, il viaggio è solo un modo per lasciare da parte la solitudine. A lei che, non ha mai pregato per la grazia di un miracolo, accade l’imprevisto, l’inaspettata guarigione. Ecco che ci si interroga: si tratta di evento divino o una delle sorprese che ci riserva la vita? “Dopo essere stata a Lourdes posso dire una cosa: o Dio si è addormentato oppure non esiste”, dichiara senza mezzi termini Jessica Hausner.

Il miracolo non racchiude una morale – “Ho trattato il miracolo e la malattia in senso metaforico per comunicare quanto il concetto di salvezza sia relativo, mi interessava soffermarmi sulla transitorietà della vita”. Il miracolo si manifesta nel film “ma viene considerato come qualcosa di banale perché non racchiude necessariamente una morale o un senso – prosegue la regista – forse è soltanto una delle tante tappe della vita. Ci possono essere più risposte a un evento di quel tipo: l’autosuggestione e la forza psichica ad esempio; molte guarigioni non sono state nemmeno spiegate dalla medicina, e non capitano soltanto a Lourdes”.
A Lourdes quasi per caso – Il film lancia vari imput e ognuno prende quello che meglio crede. Dopo il miracolo si assiste alla gelosia dei compagni di viaggio, “subentra una sorta di egoismo che fa parte della natura umana”, dunque non solo euforia, eccitazione e incredulità, ma l’accaduto straordinario provoca anche invidia, e forse nessuno prima d’ora ce lo aveva detto in un film. Inoltre si fa strada anche l’umorismo preso un po’ qua e là da Jacques Tati e Buñuel “mi ha sempre colpito come il regista spagnolo trattasse  con il suo particolare umorismo ne Il fascino discreto della borghesia l’aspetto bigotto delle persone”. Lo humour ha anche indirizzato la scelta verso la protagonista, “Sylvie aveva proprio una duplice forza, la capacità di far sorridere e il pragmatismo di chi si trova a Lourdes quasi per caso”.

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