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#Lourdes #PN2018 Pesentazione “Dal buio alla Luce”

Pellegrinaggio a Lourdes: presentato “Dal buio alla luce” di Vittore De Carli

(Lourdes) Spazio anche per momenti culturali nella terza giornata del pellegrinaggio nazionale promosso in questi giorni dall’Unitalsi, che ha accompagnato, in due distinti periodi, 6mila pellegrini a Lourdes a 160 anni dalle apparizioni della Vergine a Bernadette. Uno dei protagonisti del pomeriggio è stato Vittore De Carli, giornalista e presidente della sezione lombarda Unitalsi, che ha presentato il suo libro “Dal buio alla luce”, scritto alla luce della propria vicenda personale. L’autore, con la moderazione della vice presidente lombarda, è stato introdotto dal presidente nazionale dell’Associazione, Antonio Diella, che ha sottolineato come De Carli “ha saputo tramettere con accortezza il grave momento di malattia e debolezza partendo dal racconto incentrato sulla figura di un barelliere che affronta il passaggio dalla difficoltà alla speranza di vivere con pienezza la felicità”.

Facendo cenno ai vari passaggi del testo, poi, Diella ha evidenziato “la valenza della vicinanza che familiari e amici possono dimostrare a chi soffre” nonché “l’importanza del tempo, perché ogni istante ha una grandiosità proiettata verso il futuro”, con una precisa consapevolezza, nitida nello spiritlo unitalsiano: “L’uscire dalla sofferenza non può che produrre il bene e dal dolore fiorisce sempre la bellezza”. Alle sue parole hanno fatto ‘eco’ quelle di mons. Luigi Bressan, direttore spirituale nazionale Unitalsi: “Serve fiducia, per trovare luce nonostante l’umano sconforto che può prendere il sopravvento: come cristiani, ricordiamo sempre che non siamo soli e che possiamo essere ‘corredentori’ con Cristo della nostra rinascita”.

Quindi, l’analisi del giornalista, che, dopo un faticoso recupero, ha ripercorso le tappe che hanno ispirato il libro: un vero e proprio travaglio fisico che l’ha portato in carrozzina. Questo è stato per lui “un percorso di riflessione sull’esistenza e sul mondo Unitalsi”, da interpretarsi come “uno strumento di formazione didattica per i malati ma anche per i parenti, che non devono mai dimenticare l’ascolto come aspetto prioritario da avere verso chi affronta la difficile prova dell’infermità”.

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