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Lui e Karol Wojtyla, amici fraterni

Durante l’ultima intervista, nel ventennale della visita del Papa, monsignor Quadri ci raccontò la sua ammirazione per quel pontefice straordinario

Modena, 18 ottobre 2008. Ricordo che monsignor Quadri aprì un cassetto: «Voglio farle un regalo», disse. E mi allungò un cartoncino con la riproduzione del Crocifisso e, sul retro, la firma autografa di Joannes Paulus II: «Lo prenda, ho piacere che lei possa conservarlo, anche per mio ricordo. E’ uno dei biglietti d’auguri pasquali che Papa Wojtyla mi ha inviato». Poi mi consegnò anche un altro cartoncino, con una solare foto della visita del Papa a Modena: «Ha visto? Eravamo tutti sorridenti, il Papa era felicissimo di essere qui. Era ammirato da questa terra».

Custodisco quei due cartoncini come un gioiello prezioso. Sono la memoria di un incontro, di un rapporto di affetto e di stima, e un passaggio della nostra Storia. Quel pomeriggio di fine maggio, ero andato a far visita a monsignor Santo Quadri per rievocare con lui il ventennale di quei due giorni indimenticabili (il 3 e 4 giugno 1988) in cui Papa Giovanni Paolo II si inginocchiò nel nostro antichissimo Duomo. Monsignor Quadri era stato l’artefice e il grande organizzatore di quell’evento straordinario, che portò il Pontefice anche allo stadio Braglia, oltre che sulla pista Ferrari di Fiorano. Quel pomeriggio di maggio, una volta di più, mi resi conto di quanto Bartolomeo Santo Quadri e Karol Wojtyla fossero amici, molto amici, fin dai tempi del Concilio Vaticano II: «Vede questa foto? — indicò —. E’ una delle sedute della sottocommissione per la redazione della Gaudium et Spes. Questo sono io, quello è Wojtyla. Io mi sono occupato spesso di dottrina sociale e del lavoro, gli stessi temi su cui anche lui era molto preparato e attento. E avevo già avuto il dono di poterlo accoglierlo come Papa, durante il mio episcopato a Terni: aveva visitato le acciaierie, si era soffermato con gli operai, aveva una speciale sensibilità per il mondo del lavoro e i suoi problemi».

Nella sala dell’appartamento di via Badia in cui monsignor Quadri aveva deciso di abitare insieme alla sua inseparabile sorella, fra i libri, le riviste e i giornali (con il fedelissimo Eco di Bergamo), campeggia una grande fotografia del ‘giro’ del Papa sulla rossa Ferrari guidata da Piero, figlio del Drake. A bordo c’era anche l’arcivescovo: «Durante il viaggio verso la pista, il Papa chiese al pilota dell’elicottero di sorvolare per due volte il santuario di Fiorano, per rivolgere una preghiera alla Madonna — rivelò monsignor Quadri —. Papa Giovanni Paolo II era un uomo di grande, vero e profondo misticismo. Era devotissimo alla Madonna, alle apparizioni di Lourdes e di Fatima, e credo che il suo desiderio fosse sempre quello di avere un contatto più alto con la dimensione della trascendenza. Di lui — aggiunse l’arcivescovo emerito — si vedeva soprattutto l’uomo che parlava alle folle, ma aveva una dimensione interiore e un’eccezionale rettitudine di coscienza. Per questo l’ho sempre ammirato».

Già, Santo e Karol erano davvero amici. L’ho riscoperto, con commozione, proprio ieri mattina, quando mi hanno telefonato per annunciarmi la scomparsa di quel vescovo gentile e garbato che mi aveva accolto a casa sua. Monsignor Quadri se ne è andato nella notte fra il 16 e il 17 ottobre, a trent’anni esatti da quel giorno fatidico in cui Karol Wojtyla venne chiamato a essere successore di Pietro, per cambiare il mondo. Qualche volta penso che le coincidenze non siano casuali. E stavolta ne sono proprio convinto.

di STEFANO MARCHETTI

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