Non solo terra di santuari ma di incontro
Renata Cremonte, 67 anni, è una volontaria alla Cité di Saint Pierre, originaria di Novi Ligure in provincia di Alessandria. Ha voluto condividere con ZENIT la sua esperienza presso la Cité Saint Pierre, struttura fondata nel 1955 da Monsignor Rodhain, seguendo un desiderio di Bernardette di accogliere le persone in difficoltà economiche o spirituali.
“Sono 17 anni che vengo alla Cité – racconta Renata -. La prima volta ero in visita a Lourdes con il mio gruppo dell’Oftal e ho visto un gruppo di ragazzi molto giovani che parlavano della Cité Saint Pierre, e di Monsignor Rodhain. Ho coivolto, poi, anche mio marito perché qui, alla Cité è una condivisione continua, con i volontari, con il personale, ma soprattutto con i pellegrini e con i visitatori. Si tratta di condividere il tempo come volontaria, il mio modo di esprimermi come essere umano e condividere le mie esperienze…”.
“Quando é stata fondata da Monsignor Rodhain – prosegue la volontaria – lo spirito della Cité era di un’apertura totale verso chi non ha niente, chi ha bisogno di tutto e vuole venire in pellegrinaggio a incontra «la mamma di tutti», che é la Vergine Maria. E io sono pienamente d’accordo con lui, in caso contrario non sarei qui, come volontaria!”.
Che lavoro faceva nella vita?
Renata Cremonte: Lavoravo all’Asl e si trattava, quindi, già di un lavoro a contatto con la sofferenza, perché mi occupavo dell’ufficio di medicina legale e, come segretaria, nell’ufficio invalidi. Ero già in rapporto con le persone sofferenti. Il messaggio della Cité e quello di Lourdes è lo stesso. Sappiamo che Bernardette era una persona giovane, senza istruzione, ma era anche umile e aveva tutti i doni che vorremmo avere anche noi: la semplicità, il dono di recepire e di obbedire, sopratutto, cosa assai rara al giorno d’oggi.
Ho notato che la figura di Bernardette (e di conseguenza quella di Monsignor Rodhain), mi piaceva molto perché entrambi volevano accogliere le persone che venivano a Lourdes e dormivano sulla paglia. Monsignor Rodhain ha recepito questo messaggio sulla linea di Bernardette.
Lei aveva proposto di accogliere i pellegrini in difficoltà e il primo luogo predisposto a questo scopo, si trovava vicino alla Grotta, dove ora c’é l’ospedale e la Croce Rossa. Era sempre stato il suo desiderio: Monsignor Rodhain non ha fatto altro che mettere in pratica il desiderio di Bernadette. Poi l’edificio circolare per i pellegrini é stato distrutto…
Ha un pensiero per Bernardette?
Renata Cremonte: Il discorso di Monsignor Rodhain e di Bernardette per me é molto importante perché sono due figure, che hanno seguito gli scopi della loro vita. Bernardette è stata una gran bella persona! Ha sofferto, ha patito, ha avuto il dono di avere la visione, ma poi é rimasta quella che era.
E Monsignor Rodhain credo che abbia capito perché mi hanno detto che l’ultimo giorno, prima di salire in cielo, è stato molto tempo di fronte alla grotta. Lui ha creato una grandissima struttura, perché prima c’era solo un bosco.
L’importante è che quello che lui ha fondato sia a passo con i tempi, perché siamo nel 2013, in una continua evoluzione, sia spirituale che materiale e lo spirito di Monsignor Rodhain deve continuare. Lui ha dato l’impronta, ma le persone che vengono a Lourdes, vogliono avere un luogo di accoglienza.
Cerchiamo di mantenerlo perché la gente ha bisogno. Il desiderio di Monsignor Rodhain era quello di mantenere un luogo dove tutto fosse aperto, senza orari!
Perché, secondo lei, si viene a Lourdes ?
Renata Cremonte: A Lourdes vengono pellegrini, ma anche persone che cercano il loro senso della vita. Parecchie persone che sono venute alla Cité l’hanno trovato perché sono state accolte in un modo che ha fatto dire loro: «qui vedo quello che vorrei che gli altri fossero verso di me!».
Lourdes è una terra di incontro, non c’é solo il santuario: si trovano anche il senso della vita e la speranza. Lourdes è anche un posto in cui è facile trovare qualcuno che ti ascolta. La Cité è stata creata per questo e mi auguro che continui in questo cammino perché non è facile e non ci sono i mezzi. È anche più difficile raggiungere Lourdes, dall’Italia con i mezzi… Ogni anni si trovano sempre più difficoltà per raggiungere Lourdes e questo è un segno dei tempi in cui viviamo…
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