Nonna e nipote insieme a #Lourdes
NONNA E NIPOTE INSIEME A LOURDES CON L’UNITALSI PER UN “SERVIZIO NELLA GIOIA”
Tre generazioni, una famiglia unita nell’amore per Lourdes e per il volontariato. È l’esperienza di cui sono testimoni Massimiliana Giubilei e suo nipote Stefano, 13 anni, questi giorni a Lourdes lei come volontario e lui come giovane pellegrino per il Pellegrinaggio della sezione Romana-Laziale dell’UNITALSI (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali). Nonna e nipote sono partiti da Roma con il pullman lo scorso 25 agosto, e fanno ritorno oggi, in valigia le emozioni vissute al Santuario.
“Io sono partita per Lourdes per la prima volta nel 2002, – racconta Massimiliana – seguendo l’esempio dei genitori di Stefano, al tempo fidanzati. Mio nipote è cresciuto nello spirito di Lourdes. Quest’anno, Stefano è venuto in pellegrinaggio con me. Me lo aveva chiesto già l’anno scorso, ma pensavo fosse troppo piccolo”.
“Per me – continua – è stata un’emozione grandissima vedere come si è ambientato, come si è confrontato con quest’esperienza alla sua giovane età, ha solo 13 anni. È stato bello osservare l’approccio che ha rivolto alle persone intorno a lui, anche quelle ammalate e con difficoltà, senza mai tirarsi indietro su niente. Ha dato una mano ogni volta che gli è stato possibile, naturalmente nei limiti della sua età”.
“È un’esperienza bellissima, che mi auguro che altre nonne possano vivere”, aggiunge. “A casa nostra si ‘respira’ volontariato da sempre, così come in parrocchia. Stefano quando sarà più grande vuole intraprendere questo cammino perché vi è stato guidato dai genitori: quando c’è la distribuzione dei pasti ai poveri il giorno di Natale lui è lì, in prima fila”.
“Mi sento come se fossi cresciuto a Lourdes – confida Stefano – Per me è stato molto bello ascoltare i racconti delle persone malate, le loro esperienze, stargli vicino. Vorrei rifarlo l’anno prossimo”.
Per Massimiliana, è importante che i giovani siano presenti in queste iniziative, al fianco delle persone malate e con disabilità. “Invogliare questi ragazzi a fare quest’esperienze è molto bello, sia per loro che per le persone che avvicinano. – spiega la nonna – Spero che Stefano prosegua il suo cammino e, non appena avrà l’età giusta, diventi a tutti gli effetti volontario. I giovani devono essere ‘spinti’, ma non per far vivere loro la cosa come un servizio pesante, ma come un servizio gioioso. In questo i giovani devono essere accompagnati, sta alle nostre generazioni fargli capire che la cura dell’altro può essere piena di gioia e che se ci sono delle difficoltà si superano assieme. In ogni pellegrinaggio ci sono momenti di stanchezza: i giovani devono capire che ogni cosa può essere affrontata insieme con il sorriso”.
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