ODP Sorrento\Castellammare a #Lourdes
Sorrento-Castellammare di Stabia. Pellegrinaggio Diocesano a Lourdes. Il cammino tramite le parole dell’arcivescovo
Ventimiglia, 9 ottobre 2016 Ore 21.00
Il viaggio in treno: così comincia per molti il pellegrinaggio a Lourdes. Preferiscono affrontare le difficoltà e gli inevitabili disagi di questo mezzo di trasporto piuttosto che andare in aereo, come invece fanno tanti altri. Diversi di loro mi confidano che in questo modo si sentono più coinvolti nel senso vero del pellegrinaggio, offrendo ben volentieri qualche sacrificio personale. Ascolto molto volentieri le loro confidenze, che mi arricchiscono non poco e mi fanno entrare più profondamente nei segreti dell’animo umano. Quanta grazia di Dio si nasconde e opera in uomini e donne che ci sono accanto e che solo un giudizio approssimativo può considerare in modo superficiale.
Si chiude così la prima tappa del nostro viaggio. Ora ci aspetta il riposo della notte, che per gli anziani e gli ammalati rappresenterà un momento ancora più delicato. Mi ritornano però in mente i volti incrociati durante il saluto che ho portato a tutti in ogni carrozza del treno, in parte al mattino e in parte al pomeriggio. Sereni e contenti oppure affaticati e sofferenti, ma tutti pronti ad affrontare con grande forza d’animo quanto ancora ci aspetta. Resto edificato. È proprio vero che la fede abita il Popolo di Dio più di quanto noi possiamo immaginare! Nessuno dovrebbe mai permettersi di disprezzare le forme di religiosità popolare, che sono per molti la via per avvicinarsi a Dio e per sentirsi spinti a vivere con serietà il tempo che Dio ci dona.
Pian piano si vanno spegnando le luci negli scompartimenti, dopo che i volontari hanno aiutato a preparare le cuccette. Il silenzio comincia ad avere la meglio, a causa della stanchezza di una lunga giornata per tutti iniziata nel cuore della notte. La preghiera, che ha ritmato i tempi del viaggio fin dal primo mattino, ci ha fatto sentire guidati dal Signore. È Lui che parla, cuore a cuore, con ciascuno di noi e che attraverso il dono della sua Parola ci trasforma sempre più in un solo corpo. Ce ne accorgiamo per il clima intenso che si crea con il passare delle ore: un vero e proprio crescendo in solidarietà e in amicizia. Sono questi i doni più belli che un pellegrinaggio può offrire a tutti partecipanti, fin dal suo primo giorno! Come non ringraziare il Signore per tanta bontà e pazienza nei nostri confronti? Ecco il senso autentico della Misericordia, che l’anno giubilare ci presenta e che ci prepariamo a sperimentare in misura straordinaria nei prossimi giorni. Ora posso provare anche io a riposare un po’, con quella pace del cuore che mi fa toccare con mano quanto sia amato dal Padre e chiamato a svolgere il mio ministero di guida e di pastore con grande umiltà e docilità allo Spirito.
Lourdes, 10 ottobre 2016 Ore 17.30
Il pellegrinaggio di quest’anno è “straordinario”! Il Giubileo “straordinario” della Misericordia infatti lo caratterizza in modo forte. E noi abbiamo vissuto questo pomeriggio la prima tappa giubilare, quella più significativa nel suo evidente simbolismo: il passaggio della Porta Santa.
Da alcuni anni stiamo evidenziando l’importanza dei saluti all’inizio della permanenza a Lourdes: veniamo da comunità diverse (le varie parrocchie della diocesi) e anche con mezzi di trasporto diversi (autobus, treno, aereo). Per vivere bene questi giorni di grazia che il Padre ci offre occorre che ci guardiamo tutti negli occhi, ci accogliamo con gioia, ci riconosciamo membra di un unico corpo: appunto, ci salutiamo nel Signore da veri figli suoi. Dopo aver evidenziato un anno le Parrocchie di provenienza e un altro le Unità Pastorali, quest’anno abbiamo scelto di presentarci secondo le quattro Zone Pastorali, contraddistinte da colori diversi. Un momento bello nella sua semplicità, che ci ha preparato a quello più importante.
In silenzio infatti ci siamo recati sulla spianata davanti ai santuari fino all’ingresso principale, dove una stilizzata struttura in legno rappresenta la Porta giubilare a cielo aperto. L’ascolto del Vangelo di Luca (Gesù nella sinagoga di Nazaret proclama e inaugura l’anno di misericordia del Signore) ci ha introdotti nel gesto del passaggio della Porta, attraverso un segno di croce ampio e calmo (come Bernadette alla Grotta, fin dalla prima apparizione) e l’aspersione con l’acqua in memoria del Battesimo. Il silenzio si è poi intensificato, nonostante i tanti gruppi che ci attorniavano. Così ci siamo incamminati verso la Grotta per offrire tutti insieme un grande cero, che io ho acceso a nome di tutti coloro che si sono affidati alle nostre preghiere e a nome dell’intera Chiesa diocesana.
Poi il passaggio con gli ammalati sotto la Grotta, tanto atteso mai scontato, nel silenzio totale della mente e del cuore. Eravamo tutti attraversati da un unico desiderio: essere raggiunti almeno da un raggio di quella bellezza luminosa con cui la Vergine qui si è mostrata a una ragazza povera e ignorante. Una bellezza che suscita nostalgia, riaccende la speranza, spinge a sognare. È la bellezza che deve risplendere sul volto della Chiesa ovunque nel mondo, anche nella nostra comunità diocesana. Mi sono così ritrovato a pregare da solo, pur in mezzo a tanta a gente, e ho chiesto con fiducia allo Spirito di avvolgere anche la nostra Diocesi con il manto di quella santità che potrà salvare il mondo: la bellezza di Dio riflessa nella comunità, perché diventi un’unica famiglia nell’autenticità di rapporti gratuiti e profondi, basati sulla giustizia e sull’amore fraterno!
Lourdes, 11 ottobre 2016 Ore 13.45
Uno degli appuntamenti più atteso dai volontari è la preghiera notturna davanti alla Grotta. Negli anni è andato crescendo il numero di quelli che chiedevano di ritrovarsi insieme, a fine giornata, per condividere nel silenzio della notte un tempo di meditazione e di contemplazione.
La preghiera del rosario è sembrata subito la forma più semplice e a portata di tutti. In realtà, man mano che il numero dei partecipanti è andato aumentando, il clima si è intensificato e la richiesta si è fatta sempre più profonda. Ieri sera eravamo davvero molto numerosi, mentre tanti altri mi hanno fermato oggi per dirmi che la stanchezza del primo giorno a Lourdes subito dopo il viaggio non aveva permesso loro di vivere un appuntamento al quale cercheranno nelle prossime sere di non mancare. Una brevissima meditazione proposta da me dopo l’enunciazione del mistero, la recita di ogni decina di Ave Maria affidata a chi liberamente si propone, il silenzio interiore che favorisce l’attenzione e l’ascolto, la gioia di ritrovarsi uniti guardando insieme verso la stessa meta: che dono grande ci fa il Signore, ricompensando i volontari dei sacrifici con cui sono accanto agli ammalati per ogni loro necessità durante tutta la giornata!
Molti giovani e un bel gruppo di adulti. Li ammiro tanto per il modo in cui affrontano quotidianamente il “lavoro” che viene loro richiesto. Nessuna ricompensa potrebbe appagarli: gli basta esserci e rendere felici chi a volte nemmeno conoscono o non vedranno se non forse al prossimo pellegrinaggio. Credo fermamente che nel cuore di molti, soprattutto dei giovani, è nascosto un immenso tesoro. Spesso veniamo storditi e distolti, illudendoci che la felicità si raggiunge solo nel possedere e appagare i nostri desideri. Osservo anche il bel rapporto che gli anziani stabiliscono con chi è lontano da loro per età e condizione di vita. Quanto è importante riprendere il dialogo tra giovani e anziani, come spesso ci richiama a fare Papa Francesco! C’è una ricchezza che non dobbiamo disperdere: la saggezza di chi ha un bagaglio pieno di esperienze e l’entusiasmo di chi vuole trasformare i sogni in realtà. Ripenso spesso, ogni volta che mi ritrovo da solo qui a Lourdes, al dialogo tra la giovanissima Bernadette e la Bella Signora che le dava del “lei” come nessun altro aveva mai fatto. Così Dio ci viene incontro, adattandosi alla nostra condizione di povere e limitate creature. Allo stesso modo anche noi dobbiamo cercare di avvicinarci a chi è ai margini, per età o per condizione sociale o perché rifiutato o schiacciato dal peso della vita. Impariamo dalla Vergine Maria ad essere sensibili, delicati, pieni di tenerezza: è la Misericordia del Padre che ci raggiunge per mezzo di Gesù e che ci mette in condizione di andare verso gli altri con uno sguardo sereno e con il cuore pronto a donare la gioia che noi per primi abbiamo ricevuto!
Lourdes, 12 ottobre 2016 Ore 17.15
Il tempo qui a Lourdes scorre velocissimo. Le giornate infatti sono piene di appuntamenti per i pellegrini, lasciando poco spazio ai momenti personali di riposo o di svago. Anche per il nostro pellegrinaggio diocesano accade la stessa cosa.
Ieri pomeriggio abbiamo siamo stati sulla collina adiacente ai santuari per la Via Crucis: eravamo un gruppo molto folto, aiutati da meditazioni assai appropriate e da un clima di silenzio orante che ci ha tutti profondamente coinvolti. Quei pellegrini che non erano in condizione di poterci seguire si sono radunati in una delle numerose chiese a disposizione nei pressi della spianata. La preghiera del Rosario trasmessa da TV 2000 ci ha visti coinvolti poco dopo davanti alla Grotta: tantissimi mi hanno inviato messaggi da casa, grati e commossi per questo momento di comunione spirituale che fa tanto bene soprattutto a chi vive situazioni di sofferenza o di solitudine. La catechesi serale con i volontari ha preceduto la preghiera notturna davanti alla Grotta. Quanto è importante aiutare i giovani a ritrovare se stessi, riscoprendo insieme il senso di ciò che si fa e orientando a scelte definitive nella propria vita. Ne hanno bisogno anche gli adulti, ma per i giovani è determinante poter fare esperienza concreta di uno stile di vita ispirato al servizio e alla gratuità!
Questa mattina poi ci siamo tutti radunati nella grande basilica sotterranea denominata “Pio decimo” per la Messa internazionale: la celebrazione eucaristica vissuta con tanti pellegrini di lingue diverse fa sentire, ogni volta e in modo nuovo, la gioia di appartenere all’unico Popolo di Dio pellegrino nel mondo. Ho chiesto al Signore uno sguardo contemplativo, per gioire nel riconoscere l’opera dello Spirito che abbellisce la Chiesa con i suoi doni numerosi e variegati. Ma ho anche invocato il suo aiuto perché non ci lasciamo vincere dalla paura e dallo scoraggiamento, dinanzi alle tantissime sfide che abbiamo davanti a noi in un tempo come il nostro dove nuovi idoli spingono a chiudersi in una pericolosissima presunzione di autosufficienza. Papa Francesco ha rilanciato di recente un pressante appello per sfuggire al pericolo della “globalizzazione dell’indifferenza”.
Una breve visita agli ammalati prima del pranzo ha concluso la prima parte della giornata: è sempre una gioia poterli ascoltare o anche solo guardare negli occhi. Sono capaci di comunicare qualcosa di sé in maniera eccezionale. Per questo ho ringraziato il Padre di avermi donato tanti fratelli e sorelle che non solo non mi fanno sentire mai solo ma ancor più mi riempiono di quella forza di vivere che è un segno concreto della sua misericordia. Non è poi così difficile accogliere la proposta dal Papa, che per questo Giubileo straordinario ha messo tutti i fedeli dinanzi alla parola che Gesù consegna ai discepoli come segno distintivo della loro testimonianza missionaria: essere “misericordiosi come il Padre”!
Lourdes, 13 ottobre 2016 Ore 19.15
I giorni del pellegrinaggio sono letteralmente volati. È l’esperienza che ogni anno ci vede stupiti e increduli, come pellegrini spinti dal desiderio di prolungare questo tempo di grazia perché riempia letteralmente la nostra vita di gioia. Per me, che frequento Lourdes dall’inizio del mio sacerdozio, non dovrebbe essere così: le emozioni di chi viene per la prima volta le conosco bene, le reazioni di tanti che confidano quanto portano nel cuore mi hanno segnato abbastanza, i propositi santi e pieni di entusiasmo so benissimo che devono poi fare i conti con la realtà quotidiana. Eppure devo confessare che anche per me è la stessa cosa: l’intensità della permanenza a Lourdes va di pari passo con la meraviglia dinanzi alle sorprese dello Spirito, che mai si ripete e non lascia per nulla spazio all’abitudine stanca e ripetitiva.
L’ultimo giorno lo abbiamo vissuto in modo spiccatamente eucaristico. Questa mattina, l’appuntamento sempre tanto atteso della Messa alla Grotta. Siamo stati aiutati dal clima: il temporale previsto infatti non c’è stato, anzi il cielo con i suoi colori nitidi ha favorito il raccoglimento e la contemplazione del mistero, infondendo in tutti un profondo senso di gioia. Presiedere l’Eucaristia in quel luogo così segnato dalla fede del Popolo di Dio, che da più di un secolo e mezzo si ritrova qui a incontrarsi con Dio, mi mette sempre in uno stato di intima serenità e di pace nello spirito. La mia pochezza è abbondantemente colmata dalla grandezza dell’amore del Padre: è il dono immenso della sua Misericordia! Del resto non è proprio ciò che qui ha sperimentato Bernadette, riconoscendosi ben poca cosa dinanzi alla Signora che le si rivolgeva con gentilezza estrema e indicibile garbo? Come è buono Dio con noi: nella celebrazione eucaristica ci raggiunge lì dove ci troviamo e, unendoci al suo Figlio morto e risorto, ci trasforma fino a renderci belli nel suo Spirito, pronti a donare anche noi agli altri l’amore che riceviamo gratuitamente!
Nel pomeriggio poi abbiamo vissuto l’adorazione eucaristica nella basilica sotterranea, non avendo potuto avviare la processione all’aperto a causa della pioggia, che a Lourdes non può mai mancare almeno per qualche momento. Il silenzio adorante, sostenuto dai canti e dalle preghiera, ci ha presi un po’ tutti e ci ha aiutati a stare davanti al Signore con animo grato e gioioso. La preghiera per tutti coloro che abbiamo lasciato a casa e per quanti sono nella sofferenza non ci ha distratti dal tenere lo sguardo fisso su di Lui, pane di vita e volto misericordioso del Padre. Molti con le lacrime agli occhi sono rimasti a lungo in silenzio e in adorazione…
La conclusione del nostro pellegrinaggio diocesano, dopo l’adorazione e la benedizione eucaristica, ha rappresentato poi il culmine del nostro “grazie” comunitario. Per noi e per tutta la Chiesa diocesana, che qui abbiamo reso presente con la nostra testimonianza, si è trattato di un dono straordinario di grazia. Ce lo siamo detti a vicenda e ci siamo presi l’impegno di condividerlo con quelli che incontreremo al nostro ritorno. Un vero e proprio frutto del Giubileo: il primo di quelli che ci prepariamo a raccogliere nelle prossime settimane, quando con tutta la Chiesa sparsa nel mondo chiuderemo questo tempo straordinario di grazia e riprenderemo il cammino con maggiore consapevolezza di quanto sia importante, determinante, urgente essere… MISERICORDIOSI COME IL PADRE!
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