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Se l’uomo si scopre fragile

#Lourdes – «Dio non ci chiede di essere dei “super eroi”. Non chiede neanche di negare che stiamo vivendo delle difficoltà», magari «indossando la maschera di un uomo o di una donna “superiore” a ciò che lo umilia o limita. Dio ci chiede di dargli credito e di fidarci di lui». Il cardinale Pietro Parolin, legato papale a Lourdes per la celebrazione della venticinquesima giornata mondiale del malato, ha offerto quest’immagine di consolante certezza alla folla di fedeli radunati nella cittadella mariana.

Il segretario di Stato ha presieduto la celebrazione della messa internazionale sabato mattina, 11 febbraio, rilanciando l’esortazione a «non avere paura» perché il Signore «si fa vicino, non ci dimentica; noi siamo importanti per lui; noi siamo coloro con i quali egli vuole condividere la sua stessa vita».

La sera precedente, venerdì 10, il legato pontificio aveva salutato i partecipanti alla tradizionale processione aux flambeaux che precede la celebrazione principale. Davanti alla grotta di Massabielle, il cardinale Parolin ha parlato della fragilità. «In tempi — ha detto — in cui l’autonomia, direi l’autosufficienza, è esaltata come un valore assoluto, tutti abbiamo bisogno di ripensare l’essere umano per scoprire come una delle sue caratteristiche intrinseche è la dipendenza, la non autosufficienza. La persona umana, in ogni fase della sua esistenza, è consapevole dei propri limiti fisici, caratteriali, spirituali, dell’incapacità di bastare a sé stessi, del bisogno costante dell’altro». E «la malattia, quando si verifica, chiarisce tutto questo come forse nessun’altra esperienza». Ciò porta l’essere umano a vivere in modo «inequivocabile l’interruzione di alcune relazioni, la solitudine, la perdita di alcune libertà e opportunità. Ma — ha concluso — la fragilità e i limiti non distruggono la dignità altissima e intrinseca di ogni essere umano».

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