Storia di Antonietta, paralizzata dalla sla
Il medico, che ha in cura la signora dal 2006, ha continuato: «A giugno, quando ho visitato la signora, non era in grado di camminare, ma solo di sollevarsi dalla sedia a rotelle e stare in piedi con un appoggio. Ora cammina normalmente e senza stancarsi e le è rimasto solo un leggero disturbo alla gamba sinistra, da cui era partito il male. Non ho mai osservato una situazione del genere in malati di sla. la diagnosi era inequivocabile: la signora aveva una forma di sla a lenta evoluzione. Una malattia che può rallentare e al massimo fermarsi, ma che non crediamo possibile che migliori, perchè intacca i neuroni irreversibilmente».
«È un fenomeno che io stesso impiegherò del tempo a elaborare», ha continuato Chiò. «Abbiamo disposto che vengano ripetuti alcuni esami che la signora ha effettuato in Basilicata – ha continuato il medico – come la spirometria, l’elettromiografia, gli studi dei potenziali evocati. Ma quello che abbiamo visto per ora è una regressione della malattia, che scientificamente crediamo impossibile in pazienti affetti da Sla».
Il neurologo, restio a usare il termine «miracolo», sottolinea che quella di ieri «è stata una visita di controllo programmata da tempo. Stenderò una relazione clinica come al solito, ma non era una visita per accertare un miracolo. Di questo si occupano le autorità ecclesiastiche».
La paziente, che nella notte è ritornata a casa a Francavilla sul Sinni (Potenza), continuerà comunque a essere seguita al centro Sla delle Molinette di Torino, dove è in cura dal 2006.
«Preferisco parlare di un dono, di una grazia, non di miracolo», ha detto Antonia Raco, dopo aver ripreso a camminare. «Dal 5 agosto – ha di nuovo raccontato la signora – quando ho sentito la voce che mi diceva di alzarmi, non ho più usato la sedia a rotelle. Solo la prima volta che sono uscita, perchè volevo prima consultarmi con il parroco». «A Lourdes – ha aggiunto – ero andata con la diocesi (di Tursi e Lagonegro, ndr) anche per pregare per tante persone, soprattutto per una bimba di 5 anni che è più grave di me. Il viaggio l’ho fatto in barella, sul Treno Bianco dell’Unitalsi». Al primo agosto risale il bagno nella vasca benedetta:«In acqua ho sentito una voce che diceva di farmi coraggio e come qualcuno che mi sollevava, e ho capito che stava accadendo qualcosa. A casa, il 5 agosto, è tornata la voce. Diceva: dillo a tuo marito. Allora davanti a lui io mi sono alzata, ho fatto una giravolta e gli sono andata incontro». «Ora cammino, non sono mai stanca e non sento dolore – ha concluso prima di andarsene – È come se avessi avuto una seconda possibilità».
Una gioia insperata, quella di Antonietta e dei suoi quattro figli, da cui però la «miracolata» rischia di essere sopraffatta. «È come una vincita al Superenalotto, che porta con sè anche incredulità e senso di colpa», spiega la psicologa Enza Mastro, dell’Associazione piemontese per l’assistenza alla Sla. «Nei protagonisti di queste guarigioni insperate c’è spesso vergogna rispetto agli altri malati, poca voglia di uscire e mostrarsi, timore dell’invidia altrui. E comunque è un’emozione complessa che ci vuole tempo per gestire. Importantissimi sono gli affetti e le sicurezze quotidiane: la signora ha una famiglia solida di cui le farà bene occuparsi, e ha molta fede, che è un rifugio fondamentale in casi come questo».
Avviso: Le pubblicità che appaiono in pagina sono gestite automaticamente da Google e sono necessarie a poter mantenere gratuite queste pagine. Pur avendo messo tutti i filtri necessari, potrebbe capitare di trovare qualche banner che desta perplessità. Nel caso, anche se non dipende dalla nostra volontà, ce ne scusiamo con i lettori.