Valentina e i suoi 10 anni di pellegrinaggio
A 17 anni nel preparare la valigia per le vacanze non ha messo dentro costumi o vestiti dai colori sgargianti, ma la divisa bianca da «dama» Unitalsi
A 17 anni nel preparare la valigia per le vacanze non ha messo dentro costumi o vestiti dai colori sgargianti, ma la divisa bianca da «dama» Unitalsi. Ed è partita per Lourdes. Ora Valentina Ferro di anni ne ha 28 ed è pronta per il suo undicesimo pellegrinaggio. Quando le proposero per la prima volta di accompagnare malati e disabili nella cittadina dei miracoli venne assalita dai dubbi e sì, anche da un certo timore. «Non sapevo come approcciarmi, avevo paura di questo tipo di esperienza, così forte. Ma poi ho accettato, e appena salita sul treno ho capito di aver fatto la scelta giusta: è stata un’esperienza indimenticabile. E da allora non ho più smesso».
La fede, nel caso di Valentina, conta certo, ma non è solo quella che la spinge a partire e la fa tornare da ogni viaggio diversa, con una voglia di sorridere in più nonostante le difficoltà e la sofferenza che vede negli occhi e nei gesti dei pellegrini: bambini, anziani, malati, disabili, familiari. «Ogni volta è un’esperienza diversa e ogni volta ti lascia qualcosa» racconta. «Ma quello che stupisce di più è la solidarietà, la fratellanza che c’è tra tutti, malati, accompagnatori, parenti» spiega. «Incontri persone che hanno dei motivi reali per non essere felici, perché hanno ricevuto dalla vita solo botte, ma invece sono loro che ti fanno stare su, ti regalano un sorriso». Che Valentina si porta dietro quando torna a Firenze, come un bagaglio ogni volta più grande. Una settimana di ferie all’anno la dedica al pellegrinaggio, se ne ha solo una a disposizione allora rinuncia alle vacanze altrove, ma non a Lourdes. La prossima partenza è prevista per fine luglio con il gruppo dei «giovani».
Fin dal suo primo pellegrinaggio Valentina ha imparato qualcosa che ha cambiato profondamente il suo modo di pensare: «Quando si monta sui treni Unitalsi, con la divisa del servizio, ci si spoglia da noi stessi e ci si dona interamente all’altro, si abbattono tutte le barriere, non solo quelle architettoniche, ma soprattutto quelle dell’apparenza e ognuno è libero di mostrarsi per ciò che è realmente. Guardando l’altro non vedi una carrozzina, una barella, un ruolo, uno stato sociale, ma una persona» racconta ancora Valentina. Laureata in Giurisprudenza sta finendo il praticantato come avvocato in uno studio, si sta preparando per affrontare l’esame di Stato e per hobby recita in una compagnia teatrale. Ma l’esperienza del pellegrinaggio se la porta dentro in ogni cosa che fa. E se in genere è lei che aiuta gli altri, in alcune occasioni sono stati gli altri ad aver aiutato lei. E’ accaduto tre anni fa, quando Valentina ha perso il padre, per una malattia. «Dopo la sua scomparsa credevo che non sarei mai più riuscita a toccare una carrozzina, né a ritornare in pellegrinaggio». La sera prima di partire per Lourdes, dopo il lutto, ha pensato di rinunciare, non credendo di poter sopportare di vedere altra sofferenza. Ma è partita lo stesso. «La ragione per cui non ho lasciato l’associazione è stata perché far parte dell’Unitalsi ci permette di cambiare il modo che il mondo ha di vedere il disabile: quello che importa non è la parola che usa, disabile, diversamente abile, malato, handicappato, quello che conta è riuscire a vedere la persona e non la malattia o la mancanza».
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