Vengono a cercare gioia e consolazione
Intervista al coordinatore dei pellegrini italiani a Lourdes, p. Nicola Ventriglia
di Mauro Monti
Padre Nicola Ventriglia, degli Oblati di Maria Immacolata, è dal 2012 il coordinatore dei pellegrini italiani a Lourdes e possiamo vederlo ogni giorno, insieme ai suoi confratelli, recitare l’Angelus (in questo periodo liturgico il Regina Coeli) e il Santo Rosario dalla grotta di Massabielle sugli schermi di Tv2000, la televisione della Conferenza episcopale italiana. Svolge il suo servizio nel Santuario mariano più visitato al mondo, il luogo nel quale Maria, nell’apparizione del 25 marzo 1858, si rivelò alla piccola Bernadette come l’Immacolata Concezione.
Quando è stata la prima volta che ti sei recato a Lourdes?
Sono stato a Lourdes per la prima volta nel 1975, con il “treno bianco”, e fu per me un’esperienza molto bella.
Che cosa insegna all’uomo di oggi, Bernadette?
A vivere la propria vita nella normalità e nella concretezza di ogni giorno. Per la gioia cercata, c’è la gioia offerta. Non dirà forse Bernadette: “La Grotta era il mio cielo”? I diciotto incontri con la “bella Signora” sono stati di gioia e di sorriso, di amicizia condivisa e di colloqui tanto semplici quanto profondi. Eppure la Signora non prometterà la felicità in questo mondo, ma nell’altro. La gioia vera è realista. Essa ci àncora nella gioia del realismo della nostra quotidianità assunta nella fede e nella ragione. Maria, da vera madre ed educatrice, promette la gioia e apre il cammino verso questa felicità eterna.
Quando i tuoi superiori ti hanno prospettato il ruolo che ricopri in questo momento, hai detto subito sì, aggiungendo “alla Madonna non si può dire no”. Ci racconti come andò?
Prima di venire a Lourdes, ricoprivo il ruolo di Procuratore per le missioni estere per la mia provincia dei missionari omi. Ero sempre in viaggio per visitare le nostre missioni, poichè mi occupavo dei progetti di sviluppo, costruzione scuole, case di santè nei diversi villaggi, pozzi da scavare, adozioni a distanza … dopo sette anni di questo servizio, il mio provinciale mi chiese di venire a Lourdes. Io ho detto subito sì, (anche se non pensavo ad una cosa del genere) mi sono detto: ‘la Madonna avrà qualche cosa da dirmi’. Ed eccomi qui!
Oltre a guidare la preghiera alla grotta, in che cosa consiste il tuo compito?
A Lourdes, ci sono sei lingue ufficiali e per ognuna di esse vi è un coordinatore. Io mi occupo del coordinamento per tutto quello che riguarda la linga italiana. Quindi: la preghiera alla Grotta, le varie celebrazioni che si tengono al santuario, come pure della cappella delle confessioni, in tutto questo sono aiutato anche da un altro mio confratello, p. Palmiro Delalio, con il quale ci occupiamo anche dei seminaristi che vengono per un certo periodo durante l’estate.
A Lourdes vedi arrivare e ti relazioni, con italiani di qualsiasi estrazione sociale e di età. Che cosa cercano? Chi cercano?
A Lourdes arrivano tanti pellegrini. Tutti vengono a cercare qualcosa, vengono in cerca di gioia e di un po’ di consolazione nel corso di una vita in cui le pene, come il fango del Gave in piena, ricopre la sorgente: pellegrini o turisti, bighelloni o curiosi, cristiani o non, atei o religiosi, tutti vengono a cercare in questo incavo della roccia qualcosa in più che innalzi il cuore ad una vita in cui la sofferenza è fin troppo presente, e qui si cerca il senso di una vita più vera.
Oltre a quelle che fisicamente incontri a Lourdes, sono quasi un milione le persone che ogni giorno seguono in televisione (attraverso Tv2000) da casa il Rosario e l’Angelus. Molte di loro mandano attraverso una email, telefono, o con una più tradizionale lettera, le loro intenzioni di preghiera che vengono poi depositate ai piedi di Maria prima della preghiera. C’è un’Italia che prega e che non fa notizia.
Sono veramente tante le persone che sono legate a Lourdes, grazie anche al canale TV2000, e poi ci sono quelli che si collegano via internet, quelli che ci seguono sempre attraverso il satellite in tanti paesi del mondo. Lo sappiamo perchè ci scrivono, ci telefonano. É bello camminare alle volte al Santuario e sentirsi dire: “padre lei è di casa. Lei non ci conosce, ma io tutti i giorni le apro la porta di casa e lei entra a casa mia e preghiamo assieme”. Qualche giorno fa, una giovane famiglia con il loro bambino dopo la preghiera del regina Coeli alla grotta, mi ferma e mi dice: ‘padre noi la conosciamo, preghiamo sempre con lei’; il loro bambino si è messo a giocare con me e i suoi genitori erano meravigliati perchè anche lui mi aveva riconosciuto.
Prima della preghiera dell’Angelus (Regina Coeli) tu e i tuoi confratelli sottolineate un pensiero di Papa Francesco tratto da una sua omelia o discorso. Il suo è un Magistero della quotidianità. Hai avuto modo finora di incontrarlo?
Tantissimi sono quelli che ci manifestano la loro stima per la lettura (spesso) dei testi di Papa Francesco prima dell’Angelus, o Regina Coeli adesso. Un particolare: Quando ad un incontro faccio cenno a Papa Francesco la gente mi sorride in modo cosi bello e coinvolgente. Questo mi dice che il Papa è molto amato dalla gente! Ho avuto la grazia di incontrarlo personalmente. È stato un incontro veramente molto bello. L’ho sentito veramente come un padre che illumina, incoraggia, e poi la sua grande semplicità; mi ha colpito la sua attenzione quella mattina nell’ascoltarmi: era come se ci fossi solo io.
Questa è una delle tappe del tuo servizio missionario: sei stato parroco prima a Taranto al q.re Paolo VI nella parrocchia Santa Maria del Galeso (1986-2000) poi nella chiesa del Santissimo Crocifisso a Roma (2000-2005), per 7 anni Procuratore delle Missioni, adesso coordinatore dei pellegrini italiani a Lourdes. Hai potuto conoscere realtà diversissime tra loro, a quale sei più legato e che cosa ti ha lasciato ognuna di queste?
Tutte sono state molto importanti per me, e da ciascuna di esse ho imparato; ho imparato dal rapporto costruito prima con i miei confratelli delle diverse comunità in cui sono stato e poi dalla gente, dai miei parrocchiani, dai giovani con cui ho lavorato in modo particolare i primi anni del mio ministero sacerdotale. Sono stati anni tutti molto belli, certo non sono mancate le difficoltà e la fatica. A Taranto ho imparato ad essere prete e missionario. A Roma ho imparato ancora di più a dovermi mettere a servizio della gente, dei miei parrocchiani. Come Procuratore ho imparato ad aprire il mio cuore ai bisogni dei più poveri. Qui a Lourdes cerco, per quanto ci riesco, di stare alla scuola di Maria, come ci insegna Bernadette.
È difficile tenere a bada lo spirito missionario: sei tornato da poco, infatti, da un viaggio in Senegal, tra le missioni tenute dagli Oblati di Maria Immacolata. Hai visitato anche la zona della Casamance, luogo di scontri tra l’esercito regolare e i guerriglieri autonomisti del Movimento Mfdc. È vero che la pace è vicina? Com’è la situazione nei villaggi, tra la popolazione locale?
Credo che per un Missionario Oblato di Maria Immacolata, quale sono, lo spirito missionario è nel suo DNA: si vive per la missione. Si vive per annunciare, per portare la Buona Novella, ma poi per alcuni in particolare c’è il desiderio di partire, partire per la missione ad gentes, specialmente quando si è fatta l’esperienza, come ho avuto la grazia io di poter fare, di toccare da vicino tanti paesi dove operano i miei confratelli italiani: Uruguay, Venezuela, Guatemala, Thailandia, Laos, Indonesia, Cina, Senegal, Guinea Bissau … Ho avuto lo scorso mese di marzo la possibilità di passare una ventina di giorni insieme ai miei confratelli in Senegal e in particolare in Casamance, dove ho potuto inaugurare una nuova scuola e una sala polivalente. Sono anni che vado in questo paese, ma grazie a Dio non ho mai avuto problemi di nessun tipo.
C’è un particolare progetto avviato in Senegal al quale sei più legato?
In Senegal sono tanti i progetti che grazie ai tanti amici e benefattori ho potuto portare a termine, prima come procuratore delle missioni e adesso come semplice Oblato di Maria Immacolata, sostenuto sempre da nuovi amici che la Provvidenza mette sulla mia strada. Sono tanti i progetti che ancora oggi si portano avanti, basta contattare la Procura delle Missioni Estere. Uno specialmente mi sta a cuore: la scuola della missione di Koumpentoum, nel centro del Senegal.
Che stagione vive la Chiesa in Senegal?
Per adesso stiamo vivendo una buona stagione, grazie a Dio abbiamo tanti giovani che ci chiedono di entrare a far parte della nostra famiglia come Missionari Oblati di Maria Immacolata.
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