Buon compleanno Salvatore Accardo

Napoletano, classe 1941, Salvatore Accardo è uno dei più grandi violinisti di sempre. Forse poco celebrato in patria, soprattutto perché è una persona riservata e mai alla ricerca di pubblicità. Ma la sua carriera è luminosa in assoluto.

Fu il primo a vincere nel 1958, in solitaria, il prestigioso Premio Paganini di Genova. Aveva 17 anni. Era diplomato in violino da quattro. Aveva già vinto il Concorso internazionale di Vercelli, quello di Ginevra, il Premio dell’Accademia Chigiana e il Trofeo Primavera della Rai.

Fu una vittoria strepitosa, che fece parlare i giornali di mezzo mondo. Anche perché il modo di suonare del giovane Accardo sprigionava una maturità, un fascino, un carisma giudicati da tutti eccezionali, incredibili.

La sue note, decise, cristalline, dal colore solare, inconfondibili, avevano una magia potente. Il ragazzo eseguiva il brano con una maestria unica, dove le paventate difficoltà paganiniane sembrava non esistessero tanto tutto fluiva liscio e spontaneo. Ma c’era anche un trasporto, una passione e una cantabilità che coinvolgevano, che seducevano. Si capì subito che, quel Premio, aveva rivelato al mondo un fenomeno unico, di cui si sarebbe parlato a lungo. Infatti, sono passati 62 anni e quando Salvatore Accardo suona, ancora si continua a parlare di quel carisma inequivocabile che egli sa trasmettere con il suo violino.

Oggi, Accardo è anche un insegnate di violino ricercato perfino dai grandi interpreti già affermati, ed è pure un direttore d’orchestra. Un artista completo, con una storia alle spalle prestigiosa e irripetibile.

<<Un giorno, durante un’intervista, si lasciò andare ai ricordi e mi racconto un episodio bellissimo e che ha dell’incredibile.

<<Mio padre, Vincenzo, era un incisore di cammei, però aveva un grande amore per la lirica e il violino>>, mi raccontò il maestro. <<A vent’anni aveva imparato da solo a suonare questo strumento e trascorreva il suo tempo libero a eseguire canzoni e arie d’opera. Diceva sempre che, se avesse avuto un figlio, lo avrebbe costretto a diventare violinista.

<<La prima a venire al mondo, nella mia famiglia, fu mia sorella, Anna. Quando ebbe cinque anni, mio padre tentò di mandarla a scuola di musica con il proposito di farle studiare violino, ma Anna era assolutamente negata per questo strumento. Allora mio padre provò a farle studiare il pianoforte, ma senza grandi risultati.

<<Quando Anna aveva nove anni, nacqui io e mio padre riversò tutte le sue speranze musicali su di me.

Cominciai presto a dargli soddisfazioni. A pochi mesi, quando mio padre suonava il violino, restavo incantato ad ascoltarlo. Se smetteva, piangevo, mi agitavo, finchè non ricominciava.

A tre anni gli dissi che volevo un violino. Egli mi guardò incredulo. Insistetti e lui, come mi raccontò in seguito, si sentì l’uomo più felice del mondo. Il giorno dopo andò a Napoli alla ricerca di un violino piccolo, adatto a un bambino della mia età. Non fu facile trovarlo. Passò in rassegna tutti gli antiquari e i rigattieri della città e finalmente trovò il violino che cercava: uno strumento molto bello, in dimensioni ridotte.

<<Quella sera mio padre tornò a casa tardi e io già dormivo. Al mattino, quando uscì per andare al lavoro, io ero ancora addormentato ed egli mise il regalo ai piedi del mio letto. Quando mi svegliai e vidi l’astuccio nero, capii che si trattava del mio violino. Lo presi, imbracciai l’archetto e cominciai a suonare eseguendo una delle canzoni che mio padre amava suonarmi e che, allora, era molto popolare: “Lilì Marlene”.

<<Mia madre era in cucina. Sentendo quel motivo, pensò che papà avesse lasciato la radio accesa e venne in camera per spegnerla. Ma, vedendomi seduto sul letto, intento a suonare il violino, rimase di stucco. Non poteva credere ai suoi occhi e alle sue orecchie. Quasi svenne per l’emozione. Poi corse in bottega a chiamare mio padre, che arrivò trafelato e constatò con meraviglia quell’incredibile fatto. “E’ un miracolo”, ripeteva.

<<La notizia si sparse velocemente. La frase: “Salvatore suona”, accompagnata dal racconto dettagliato di quanto era accaduto, in poche ore raggiunse amici e parenti anche lontani. Quella sera la mia casa era piena di gente. Ad un certo momento mio padre mi diede il violino, mi chiese di suonare e io tenni il mio primo concerto tra applausi e tante lacrime per l’emozione generale. La scena si ripetè nelle sere successive. Per diverse settimane fui una specie di fenomeno da baraccone che tutti volevano vedere. Si organizzavano serate anche in casa di amici. Per tutti ero una meraviglia.

<<Questo fatto>>, prosegue Accardo <<è accaduto proprio così come glielo ho riferito. Ed è un fatto che non ha spiegazioni razionali di nessun genere. Io sono anche un insegnante di violino e so quanto sia difficile impostare la mano di un bambino, insegnargli a trovare le note giuste, il suono giusto, il ritmo giusto, a tenere l’intonazione. Occorrono anni di studio per arrivare a questo. Invece io, quando avevo appena tre anni, senza aver ricevuto alcuna lezione, senza aver mai fatto prima alcun esercizio, possedevo già tutto il bagaglio di nozioni e abilità tecniche necessarie a suonare. Vidi un violino, lo presi in mano e, ricordo esattamente come se fosse adesso che sapevo dove mettere le mani, come metterle, come usare l’archetto: era come se avessi compiuto quei gesti migliaia di volte. E non è che riuscissi soltanto a produrre dei suoni; suonavo una melodia precisa, con le sue note esatte, il suo ritmo. No, non ci sono spiegazioni logiche a questa realtà>>.

Renzo Allegri

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