Il corpo di San Luca riposa a Padova

Dopo innumerevoli peripezie, il corpo di San Luca riposa a Padova

Il 18 ottobre la Chiesa festeggia San Luca evangelista. E’ patrono degli artisti, pittori, scultori, medici e chirurghi. E’ unanimemente ritenuto l’autore di quello che viene indicato come il terzo Vangelo, ma anche dell’altro libro importantissimo del Nuovo Testamento, “Gli Atti degli Apostoli”.

La ricorrenza è celebrata con grande solennità dai cattolici e dagli ortodossi di tutto il mondo. E grande festa si fa soprattutto a Padova, città che da secoli custodisce i resti mortali dell’evangelista.

1 San Luca evangelistaDella vita di Luca, purtroppo si conosce poco. Tra gli evangelisti è quello di cui si hanno meno informazioni personali. Di lui sappiamo con buona certezza che non era ebreo ma pagano. Anche dagli scritti di Ireneo, di Tertulliano, di Origene, sappiamo che Luca proveniva dal paganesimo. Il suo nome, Luca, doveva essere l’abbreviazione di Lucano.

Pare certo che fosse nato ad Antiochia, che era la capitale della provincia romana della Siria. Dalla cultura che dimostra nei suoi scritti, dall’abilità con cui usa la lingua greca, dallo stile letterario della sua opera si deduce che ebbe una straordinaria formazione letteraria. Doveva quindi appartenere a una famiglia benestante, colta, che gli diede i migliori insegnanti presenti nella città.

Conosceva bene il greco e anche l’ebraico; era medico, pittore e scrittore raffinato. Sentì parlare per la prima volta di Gesù nel 37 d.C., quindi non conobbe Gesù se non tramite i racconti degli apostoli e di altri testimoni: tra questi, doveva esserci Maria di Nazareth, perchè le informazioni sull’infanzia di Gesù che egli ci riporta sono troppo specifiche e quasi riservate per non averle sentite dalla stessa madre del bambino. E’ stato il braccio destro dell’apostolo San Paolo, e, dopo la morte di Paolo, un grande e infaticabile missionario.

Insomma, San Luca fu una figura di grandissimo rilievo nella primitiva storia della Chiesa, e sarebbe logico avere, di un uomo con una simile personalità e con una attività tanto intensa, molte notizie biografiche. Egli stesso avrebbe dovuto fornircele nei suoi libri raccontando eventi di cui è stato protagonista. Invece, niente. Luca, dando esempio di straordinaria umiltà, è riuscito a lasciare una fondamentale testimonianza sulla vita di Gesù, degli apostoli e della Chiesa nascente, tacendo di se stesso.

Ma il suo valore e la sua grandezza spirituale balzarono in evidenza dopo la morte. Mano a mano che i suoi scritti si diffondevano, i cristiani imparavano a capire quando valesse quell’uomo. Divenne uno dei santi più amati. Le varie comunità cristiane, ormai diffuse nel mondo conosciuto di allora, anche se costrette a vivere segretamente, cercavano in tutti i modi di diffonderne il ricordo, di custodirne con amore e venerazione le spoglie mortali, difendendole dai pericoli di distruzione e di assicurarsi, per quanto potevano, qualche reliquia, qualche cosa che a lui fosse appartenuto. I suoi scritti erano letti nelle comunità cristiane con grande zelo e i dipinti, che gli venivano attribuiti, conservati con ammirazione.

2 San Luca pittore

In realtà, non ci sono prove sicure che l’evangelista abbia veramente fatto anche il pittore. Ma la tradizione, soprattutto nelle chiese orientali, non ha mai avuto interruzione. E’ sempre stato tramandato che egli, avendo frequentato la Madonna, ne abbia anche dipinto il ritratto. E solo ammettendo questo si potrebbero spiegare la devozione, la venerazione che gli antichi cristiani avevano per certe immagini della Vergine attribuite a Luca, che furono, anche in seguito, copiate, duplicate e diffuse in giro per il mondo.

L’entusiasmo e l’amore grandissimi per questo evangelista spiegherebbero anche il perchè ci sono molte città che vantano di averne avuto il corpo. Le principali sono Tebe, Costantinopoli, Padova, Venezia. Ma ci sono anche Milano, Roma, Ostia, Nola, Fondi, Brescia, Napoli, Nusco, Antiocchia, Barcellona, Valenza, Tournai in Belgio, Monte Athos in Grecia, Parigi, Cipro.

Difficile ricostruire il percorso compiuto, lungo il corso dei secoli, dai resti mortali di San Luca.

Sembra che l’evangelista sia morto a Tebe, in Beozia, all’età di 84 anni, all’inizio del secondo secolo d.C. A Tebe, infatti, si conserva un sarcofago pagano, di imitazione attica, in pietra locale, che la tradizione orientale considera il luogo della prima sepoltura dell’Evangelista.

Il “Martirologio Romano”, però, indica la Bitinia come luogo della morte di Luca. Si legge infatti nel “Martirologio romano”: <<In Bitinia il natale del beato Luca evangelista, il quale dopo aver sofferto per il nome di Cristo, morì pieno di Spirito Santo…. Le sue ossa poi furono in seguito portate a Costantinopoli e di là trasferite a Padova >>.

Secondo le testimonianze di Procopio e di San Girolamo, la traslazione del corpo di Luca a Costantinopoli sarebbe avvenuta sotto Costanzo imperatore, nel 357. Le spoglie di Luca sarebbero stata traslate a Costantinopoli insieme a quelle dell’apostolo Sant’Andrea e conservate nell’Apostoleion, la Basilica degli Apostoli, costruita a Costantinopoli e che fu il modello di tante altre chiese compresa la Basilica di San Marco a Venezia. Anni dopo, l’Apostoleion venne distrutto da un incendio che però non danneggiò le bare contenenti i corpi dei santi che stavano sotto il pavimento della chiesa, e Giustiniano, nel 527, riedificò la Basilica e la tomba di San Luca ebbe ancora più risalto e onore.

4 Basilica di santa Giustina a Padova dove si trova il corpo di San LucaSempre seguendo le indicazioni di antiche tradizioni, il corpo di Luca sarebbe stato trasferito da Costantinopoli a Padova al tempo della furia iconoclastica, quindi tra il 740 e il 771. Gli iconoclasti, influenzati dai musulmani, si opponevano alle immagini sacre, di Dio, di Gesù, della Madonna, dei santi e anche al culto delle reliquie. Per questo, quando a Costantinopoli imperversava l’iconoclastia, un sacerdote di nome Urio, custode dell’Apostoleion, constatato il pericolo che le reliquie di Luca e degli altri santi potevano essere distrutte, fuggì da Costantinopoli portando con sé sia i resti del corpo di San Luca che quelli di San Mattia, insieme all’immagine lignea della Vergine Maria, detta “Madonna costantinopolitana” attribuita a San Luca e che si trova ancora a Padova sulla tomba del Santo. Il sacerdote Urio si diresse a Padova perchè in quella città vi era una comunità greca.

Già in quel tempo, secolo VIII, a Padova, nella zona di Santa Giustina, si erano insediati i Monaci Benedettini. Santa Giustina, giovane donna padovana, era morta martire nel 304 e verso la fine del V secolo era stata costruita una prima chiesa sul luogo del martirio e in seguito, accanto alla chiesa, sorse il monastero dei Benedettini. Probabilmente, fin dal suo primo arrivo a Padova, il corpo di Luca venne custodito nella chiesa di Santa Giustina.

Intorno all’anno 899, però, dovette essere nascosto. Padova era stata invasa dagli Ungari, popolo barbaro di pastori d’origine mongola, che facevano scorribande nell’alta Italia, saccheggiando e distruggendo. I corpi dei santi erano ancora una volta in pericolo e furono perciò tolti dalla chiesa di Santa Giustina e nascosti.

Per molti anni non si parlò più delle reliquie di San Luca. Ma poi i Benedettini, seguendo le indicazioni storiche trovate nelle cronache del Monastero, recuperarono poco a poco i vari corpi dei santi che erano stati nascosti.. L’ultimo ad essere ritrovato fu quello di San Luca. E si trattò di un “ritrovamento” attesissimo, e verificatosi nel contesto di una serie di fenomeni miracolosi, come profumi, apparizioni, sogni premonitori. Il giorno del ritrovamento, 14 aprile 1117, quindi esattamente 900 anni fa, si fece grande festa a Padova e venne tramandato ai posteri come un giorno storico.

5 Immagine della ricognizione scientifica del corpo di san Luca eseguita nel 1988 a PadovaDa allora iniziò il culto ufficiale delle spoglie mortali di San Luca a Padova. La devozione dei monaci Benedettini e del popolo padovano crebbero sempre più. Nel 1313, per volontà dell’Abate Gualpertino Mussato, la cassa con il corpo del santo fu posta in un’arca marmorea appositamente scolpita, e sistemata nella cappella chiamata appunto di San Luca.

La fama dell’evangelista, i prodigi e le guarigioni che venivano attribuiti alla sua intercessione, contribuirono non poco a far accorrere pellegrini a Santa Giustina.

Nel 1562 era stata ultimata la costruzione della attuale grande Basilica di Santa Giustina e si tennero solenni cerimonie per il trasferimento delle reliquie dei santi nella nuova chiesa. L’artistica Arca marmorea costruita nel 1313 contenente le spoglie dell’evangelista, fu trasferita nel transetto di sinistra della Basilica, dove ancora oggi si trova.

Da allora il corpo di San Luca non fu più disturbato fino al nostro tempo, quando fu deciso di sottoporlo a un’indagine di straordinario valore scientifico, che non ha precedenti nelle ricerche del genere.

Tutto cominciò nel 1992. A Padova arrivò il metropolita di Tebe, Hieronymos, per pregare sulla tomba di San Luca. Secondo una antica tradizione, il corpo di San Luca avrebbe avuto la sua prima sepoltura a Tebe e in quella città si conserva ancora un antico sarcofago, indicato come il primo sepolcro di Luca.

Quel sarcofago, molto venerato in Oriente, è vuoto. E il metropolita Hieronymos fece una singolare richiesta al vescovo di Padova, monsignor Antonio Mattiazzo. Chiese di poter avere in regalo una reliquia del corpo di Luca da mettere nel sepolcro vuoto di Tebe.

Il vescovo di Padova fu molto colpito da quella richiesta. Ne parlò con i suoi collaboratori e anche con l’Abate benedettino priore della Basilica di Santa Giustina. Tutti erano desiderosi di accontentare il metropolita di Tebe.

6 I resti mortali del corpo di San Luca trovati nel feretro durante la ricognizione scientifica del 1988.Ma sorsero dei problemi di tipo morale. Il regalo che si voleva fare era molto importante, aveva un profondo significato spirituale ed ecumenico, e avrebbe richiamato a Tebe pellegrini ortodossi da tutta la Grecia e dalle nazioni confinanti.
Però, con quale certezza morale si poteva sostenere che il corpo conservato in Santa Giustina e attribuito a San Luca, era veramente quello dell’evangelista? Era lecito, nell’incertezza, inviare un pezzetto di quel corpo a una comunità pronta a venerarlo?

Erano interrogativi giusti, e per cercare in qualche modo di avere delle risposte e delle chiarificazioni il più ampie possibili, fu deciso di compiere una ricognizione approfondita di quel corpo, servendosi di tutti i mezzi tecnici che la scienza moderna poteva mettere a disposizione.

Il 17 settembre 1998, alla presenza degli esperti, del notaio e delle autorità responsabili dei lavori, fu dato il via ufficiale alla ricognizione con l’apertura dell’Arca di San Luca. Fu sollevata la lastra di marmo del sepolcro, una lastra del peso di due tonnellate, e si è visto che dentro il sepolcro vi era una cassa di piombo, che venne portata nel locale preparato per la ricognizione. Era una cassa parallelepipeda, dalle dimensioni di 180 centimetri x 48, alta 40. All’interno conteneva lo scheletro di un uomo, quasi integro, mancante della testa.

Si sapeva, da documentazione storica precisa, che nel 1354 l’imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo IV, aveva fatto asportare il cranio del corpo conservato in Santa Giustina, e quindi sarebbe stato molto importante fare un esame e vedere se quel cranio, che ora si trova nella cattedrale di San Vito a Praga, risultava compatibile con il corpo ritenuto di San Luca. Il vescovo di Padova fece subito richiesta al cardinale di Praga che si dichiarò disposto a collaborare.

Dopo breve tempo, dalla Cecoslovacchia arrivò il cranio, e risultò che corrispondeva perfettamente a quello scheletro.

Iniziarono i lavori scientifici. Al principio, il gruppo di esperti era composto da una quindicina di professori, ma poi, via via che i lavori procedevano, se ne aggiunsero altri. Ogni oggetto, ogni analisi richiedevano l’intervento di nuovi esperti, numismatici, metallografici, chimici, cristallografici, tutta una serie di competenze che richiamarono ricercatori da varie università, i migliori del mondo. Furono naturalmente eseguiti anche gli esami del radiocarbonio e del DNA. La ricognizione assunse una dimensione imponente, e si protrasse fino al 6 giugno 2001, per complessivi mille giorni di lavoro.

San Luca scrittoreRisultò che quello scheletro era di un uomo anziano, alto circa 163 centimetri, dalla corporatura abbastanza robusta. Dalla pianta dei piedi si deduceva che in vita aveva camminato molto. Era sofferente di artrosi per invecchiamento, con episodi ciclici di deficienza nutrizionale durante la crescita. Dalla curvatura delle costole si deduceva che avesse un enfisema polmonare. Dovrebbe essere morto tra i 75 e gli 85 anni. Aveva un’osteoporosi nella norma.

Il DNA escludeva che fosse un individuo di origine greca, mentre apparve molto probabile la sua appartenenza alle popolazioni siriane.

Insomma, quella lunga e meticolosa ricognizione ha sostanzialmente riconfermato ciò che, per antica tradizione, è sempre stato ritenuto, e cioè che le reliquie conservate nella Basilica di Santa Giustina sono quelle di San Luca. E così, il 17 settembre del 2000 una delegazione cattolica, guidata dal vescovo di Padova e da un monaco della Abbazia di Santa Giustina, si recò a Tebe a portare in dono al Metropolita Hieronymos parte di una costola sinistra, presa all’altezza del cuore dallo scheletro del corpo di San Luca. La costola è stata deposta nell’antico sepolcro dove, secondo la tradizione, era stato composto il corpo di Luca subito dopo la sua morte.

Renzo Allegri

 

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