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Avvenne 150 anni fà

In occasione dell’evento “ Incontro con l’Autore” che si terrà sabato 1 settembre, alle ore 17, al Santuario della Madonna della Stella di Montefalco,  saranno presentati due libri delle Edizioni Adsfullpress: “Bernadette e Lourdes” di Michele Cennamo, Franco Vaudo  e “ Una Chiesetta diruta, un Fanciullo” di Michele Cennamo ed Angelo Pennacchioni. Per l’occasione abbiamo incontrato Michele Cennamo, poeta, giornalista e scrittore,  da oltre vent’anni inviato speciale del quotidiano di ispirazione cattolica “Avvenire”. Ha al suo attivo, oltre venti libri di prosa e poesia pubblicati con importanti editori.

Una chiesetta diruta, un fanciullo e Bernadette e Lourdes, ci può parlare brevemente di queste due opere?

In entrambe le opere c’è lo stesso messaggio che per me ha un grande significato, l’idea di una religione semplice che  vede la figura della Madonna come Mamma. Una chiesetta diruta è un piccolo omaggio nella ricorrenza del 150° anno dell’avvenimento, alla storia vera, commovente ed affascinante dell’Apparizione celeste ad un pastorello di cinque anni, Federico Cionchi, avvenuta nel 1861-1862  a San Luca di Montefalco. Ho scoperto per caso questo santuario, mentre a Lourdes mi sono avvicinato tardi, ero andato sul posto per la Domenica del Corriere e una sera sono andato a visitare la grotta: ci sono rimasto fino alla mattina per la pace che vi si respirava.

Questo mi ha portato a scrivere un articolo che ha indotto il direttore della Rizzoli a propormi di fare questo libro assieme a Vaudo con un taglio diverso,  siamo due cronisti, ci piaceva scoprire e capire, ma volevamo soprattuto scrivere una storia di una ragazza semplice. Non volevamo raccontare una storia come avevano fatto in tanti, noi offriamo i documenti tratti dagli archivi e dalle notizie dell’epoca, poi la gente si farà la propria idea. La storia inizia con uno studioso fiorentino che legge un articolo sui fatti di Lourdes da lì in poi è tutto vero. E’ un reportages moderno, vogliamo prendere il lettore e raccontargli quello che è successo a Lourdes durante quel periodo.
Sia Bernadette che Federico sono due puri di cuore e sono molto invidioso di questa purezza.

Cosa possono significare nella nostra epoca queste figure?

Innanzi tutto che la Madonna come mamma ci segue sempre e ci accompagna. A vent’anni avevo più certezze, ora  ne ho molto meno, ma mi piace andare in una chiesa e pregare sapendo che c’è una mamma che ci protegge. Una mamma come quella che appare nella  Pietà di Michelangelo, una madre che vede il figlio crocifisso, vivendo un immenso dolore che solo una donna può sopportare. Credo che la Madonna possa apparire con lo scopo di sostenerci.

A chi sono rivolte queste pubblicazioni?

Fondamentalmente a chi vuole capire.
Siamo dei cronisti che vogliono riportare quello che è avvenuto senza aggettivi e fronzoli. Raccontiamo una storia senza metterci di mezzo. Oggi nel giornalismo tutti cercano di dare la loro idea. Questo è sbagliato perché i giornalisti non devono interpretare la storia, ma semplicemente riportare i fatti. Sarà il lettore a giudicare, non deve farlo il giornalista, perché in questo modo si considera chi legge incapace di farsi un’idea sua.
Quindi ci rivolgiamo sia a chi ha fede che a chi non l’ha, qui ci sono semplicemente i dati per esaminare il fatto.

Che differenze ci sono tra le due opere?

Bernadette è stata più curata ed è frutto di ricerche durate cinque anni, la Chiesetta diruta è stata realizzata in tempi molto brevi, con il contributo determinante dell’Ufficio stampa dell’Archidiocesi Spoleto-Norcia, del Rettorato del Santuario della Madonna della Stella. In entrambi i casi mi sembrava una sfida nel raccontare un fatto intorno a persone diverse, più grandi, come quando intervistai Rita Levi Montalcino che anche dopo aver ricevuto il premio Nobel mi trattava come un nipote. Di fronte a Manzù per esempio ho trovato un’affabilità nel trattarmi inaspettata di fronte ad un grande, sia nel farmi vedere la fonderia che quando mi ha regalato un bozzetto. Già con loro si aveva l’idea di essere di fronte a persone di un altro livello.
Sono persone semplici nella loro grandezza.

Come è vissuto il miracolo nel nostro tempo?

Cosa fondamentale è dividere i miracoli in due categorie, c’è il miracolo eclatante che è una guarigione per esempio, ma il vero miracolo di Lourdes è che in 150 anni 700.000.000 di persone sono andate alla grotta e credo che anche le persone peggiori in quell’atmosfera possano  migliorare nel  comprendere che c’è tanta gente che sta peggio e rivedere la propria esistenza con meno egoismo, a me successe così.

Cosa pensa del nostro mondo materialista?

Il mondo in realtà è migliore di quello di un tempo, non sembra perché escono fuori solo le notizie negative. Il nostro materialismo è legato da un lato al concetto che più guadagni meglio sei, dall’altro non accettiamo che la vita sia limitata e che appena si nasce inizia il conto alla rovescia. La società inoltre non ci fa pensare agli altri, focalizza l’interesse nel guadagno personale e nel proprio benessere. In realtà una volta che si ha il necessario già si vive bene e per migliorare basterebbe guardarsi intorno, iniziare da chi ti sta vicino.
Il nostro è un materialismo stupido, perché non aiuta a star bene.


Come si possono recuperare i rapporti umani?

Credo nei giovani, penso che ci siano molte  famiglie che contribuiscono nel loro ambiente a migliorare i rapporti umani, chissà forse le situazioni di necessità potrebbero aiutare a far avvicinare le persone. L’uomo è migliore di quello che si pensa, nei giornali si parla solo del male, ma se  nella famiglia ci sono i buoni esempi in essa c’è la chiave di tutto.

Dalla prossima settimana i due libri saranno in vendita nelle edicole e nelle librerie dell’Umbria al prezzo di “ uno per due” e parte del ricavato sarà devoluto per la ricostruzione di una cappella dell’Emilia-Romagna dedicata alla Madonna e distrutta dal terremoto.

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