Intervista a Vittorio Messori
“Lourdes, in un certo senso, mi perseguita. Per un credente, in fondo, è impossibile scansare una questione tanto importante, fare come se non ci fosse. Io, poi, muovo la mia riflessione da una semplice coincidenza: sono nato il 16 aprile che, oltre a essere la data di nascita di Benedetto XVI, e lo dico con tutta la modestia di questo mondo, è il giorno della morte di Bernadette, la sua nascita al cielo, il suo dies natali. Era inevitabile che mi confrontassi con un argomento di tale portata”.
“È stato un lavoro duro, che mi è costato molto impegno. Mi sono sforzato di raccogliere, organizzare e selezionare il materiale che si è accumulato in più di un secolo di storia. Mi sono chiesto: cos’hai da dire? Cosa puoi aggiungere?”
“Ho deciso di guardare la questione da un nuovo punto di vista, di cambiare la prospettiva: non mi sono occupato dei miracoli, delle guarigioni o di quello che in genere colpisce i pellegrini. Ho fatto un’indagine storica, mi sono concentrato, con il rigore dello studioso, sulla credibilità dell’unica testimone, Bernadette”.
“Spesso, infatti, ci si dimentica che il più grande santuario del mondo, frequentato da più cinque milioni di pellegrini all’anno, grava sulle spalle della povera ‘figuretta’: lei sola ha visto, lei sola ha ascoltato, lei sola ha riferito. Lourdes stessa sta o cade a seconda della sua verità. È lei la figura chiava, dalla quale non si può prescindere”.
“Mi sono posto tutte le domande possibili, ho preso in considerazione tutte le voci che l’hanno investita. Senza rancore, senza scandalo, senza sdegno. Le ho affrontate con il piglio dello storico, di chi vuole stringere la verità”.
“Su Bernadette sono circolate diverse ipotesi, che avesse avuto un’allucinazione, che fosse stata complice, forse inconsapevole, di un inganno architettato dalla famiglia o qualche ambiguo membro del clero, che avesse assecondato le fragilità e le vanità dell’adolescenza”.
“Ho vagliato queste ipotesi. Le ho indagate. Sono giunto alla conclusione, apparentemente paradossale ma fondata, che la cosa più semplice e sensata sia credere a Bernadette, a quello che ha visto e sentito”.
“Non è un atto di fede, non solo. È la conclusione di una lunga investigazione”.
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