La prima volta di monsignor Betori
La prima volta di monsignor Betori fra i pellegrini in viaggio a Lourdes
Dalla Toscana in 1.667 in treno e in aereo nella città della speranza. «Qui nessuno vuole il miracolo. Ma c’è attesa per la presenza di Dio»
LOURDES — «Chi può, si alzi in piedi ». Iniziano così le messe a Lourdes. «Sosteniamoci insieme», sussurra un’anziana ad un’altra tirandosi su a fatica. Tanti malati non possono farlo perchè obbligati su carrozzine e lettighe, alcuni non riescono neppure ad alzare la testa. E non c’è tristezza; sofferenza sì, certo, ma non tristezza. Tra i 1.667 partecipanti al viaggio dell’Unitalsi Toscana, arrivati in treno ed aereo, oltre a 4 vescovi e una quarantina di sacerdoti, c’è un pellegrino particolare, monsignor Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze. «È la mia prima volta a Lourdes — dice — Una scoperta anche per me, una bella esperienza ».
ALLA GROTTA DI BERNADETTE – Betori mercoledì ha guidato la messa internazionale e la processione eucaristica, emozionanti e affollatissime, e ieri ha presieduto la messa alla grotta dove Bernadette vide la Madonna (si è pregato anche per i caduti in Afghanistan e per le loro famiglie), il momento forse più sentito assieme ai bagni. «Il fatto più grande di Lourdes è sentirci tutti amati da Dio, non il miracolo sporadico che ci invia come segno — ha aggiunto alla catechesi dei pellegrini — Al festival di Venezia recentemente c’è stato un film su Lourdes, fatto da una non credente, che è tutto incentrato sul miracolo… ma non è questo il punto — ha continuato, accalorandosi — Perchè se così fosse questa sarebbe la capitale dell’ingiustizia di Dio, non dell’amore di Dio, dato che in migliaia tornano non sanati nel corpo. Qui nessuno vuole il miracolo, ma c’è attesa per la presenza di Dio». Il pellegrinaggio è fatto di preghiera in solitudine e momenti comunitari, di speranza, di cristianesimo vissuto intensamente, di amicizie improvvise e di gentilezze, ma nessuno si illude di essere in paradiso. E non lo siamo: i borseggiatori si danno da fare; fuori dal recinto dei luoghi di culto mariani, il business legato al sacro e alle acque è onnipresente e asfissiante; durante le messe i telefonini squillano e i celebranti spesso richiamano al silenzio la folla.
E NON MANCANO LE BARZELLETTE SUI PRETI – È fatto di altruismo, non pietismo; di prese in giro anche feroci, da veri toscanacci (i preti sono i primi a raccontare barzellette sui preti). Chi soffre non parla delle sue malattie, di vite difficili e intessute di ospedali, quasi per pudore. Guarda indietro, ma solo per ricordare chi non c’è più: «Sono qui con quattro angeli, i miei figli che sono in paradiso — racconta Vera, di Tirrenia — Ho perso due gemelli, poi un maschio e la bambina l’ha portata via la leucemia in un mese. Non è stato facile, ma Dio mi è sempre stato vicino. E un po’ anche i miei angeli». Le file di infermi giovani e anziani sono infinite, 24 ore su 24, ed ogni anno arrivano 100 mila volontari, ma non si sa chi aiuta chi: se i sani i malati o viceversa. «Perchè si viene? È la Madonna che lo vuole, si viene perchè è la città della speranza, della gioia, della preghiera, della pace e della fede che si irrobustisce. E si torna, non ci si stanca mai di farlo, perchè… Non si può spiegare: bisogna venirci per capire», dice monsignor Vasco Bertelli, vescovo emerito e assistente spirituale regionale dell’Unitalsi, al viaggio numero 132. Nelle basiliche, accanto ai candelabri, nelle processioni, ovunque, si parlano mille lingue e altrettanti dialetti, estate e inverno si sgranano rosari di ogni forma e colore. «Qui cambiano le priorità, viene prima l’altro — spiega Mario Coda Nunziante, presidente regionale Unitalsi — Ma cerchiamo di farlo anche dopo il ritorno, anche a casa». «Grazie a voi malati — dice monsignor Cetoloni, vescovo di Chiusi, Pienza e Montepulciano — Come sacerdoti siamo meravigliati della vostra fede semplice, ci aiutate a trovare il pellegrino che è in ognuno di noi». Sulla sua carrozzina una donna trasforma la smorfia in un sorriso, il figlio le accarezza i capelli. E insieme intonano l’Ave Maria.
Fonte corriere.it
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