Comunicazioni

Passione Lourdes: anche per i giovani

Attempati signori con i baffi, paffutelle signore in divisa d’ordinanza e velo bianco sui capelli… Senza offesa per nessuno, ma dite la verità: come vi immaginate la “Festa del ringraziamento” dell’Unitalsi dopo un viaggio a Lourdes? Eppure gli stereotipi vacillano, perché a Trivignano, dalle 15.00 di domenica 16 maggio, ci saranno tanti, tanti giovani. All’ultimo pellegrinaggio partito da Mestre, dal 25 aprile al 1° maggio, ce n’erano una sessantina, dai 16 anni in su, provenienti da scuole e parrocchie. Hanno seguito l’esempio di qualche loro amico, accolto l’invito del parroco o dell’insegnante di religione, e sono partiti, magari senza sapere neanche loro esattamente perché, per tornare poi – come si vede dalle testimonianze di questa pagina – con le idee molto, molto chiare.

«Ci siamo spesi molto per ottenere questo risultato», spiega Roberto Maurizio, presidente della sottosezione triveneta interaziendale dell’Unitalsi, con sede in via Fratelli Bandiera 112 a Marghera. «E’ fondamentale che siano preparati e accompagnati. Siamo andati in giro per le parrocchie incontrandoci con i giovani, facendo vedere loro dei video. Avevamo invitato tutte le scuole di Mestre e tramite un amico coinvolto quelle di Mogliano. Dopo due anni l’Astori ha mandato un suo gruppo; con le altre scuole ci vorrà del tempo, ma siamo fiduciosi, perché non abbiamo trovato ostilità, anzi. Crediamo molto nel coinvolgimento dei giovani: spero che un giorno saranno i nostri futuri presidenti, gente che si innamorerà dell’Unitalsi, portando avanti la sua storia».
Il ritrovo, per barellieri, sorelle e ammalati, è dunque domenica a Trivignano. Alle 15.30 ci si racconterà quanto vissuto nel santuario mariano; alle 16.15 ci sarà la messa, seguita da un rinfresco. L’ultimo treno partito per Lourdes ha portato in pellegrinaggio 570 persone della nostra diocesi e non solo, perché questa sezione dell’Unitalsi, nata nel 1977 tra le fabbriche di Porto Marghera, ha radici estese anche nel resto del Veneto e oltre. Il convoglio era accompagnato dal vescovo ausiliare mons. Pizziol e da un amico storico dell’associazione, mons. Angelo Centenaro. Nel gruppo – si potrebbe scrivere un trattato sulle trasformazioni del mondo del lavoro – erano presenti colonne della zona industriale che fu, oggi in pensione, della Marghera di oggi così cambiata, delle Officine Aeronavali, ma anche del terziario che avanza in città; e poi semplici parrocchiani e giovani, appunto.
I gruppi più consistenti venivano dalle parrocchie di Catene e di Gambarare; e poi c’era un gruppo di ragazzi di quarta superiore dell’Astori di Mogliano. Hanno spinto le carrozzine dei malati in viaggio con loro; qualcuno ha prestato servizio in refettorio, aiutando i malati a mangiare. E hanno imparato la lezione di Lourdes: «Il malato – spiega Roberto Maurizio – è una provocazione, perché ci si deve fermare, abbassare quando è in carrozzina: tutte cose cui siamo poco abituati. Porta a rimettersi in gioco, a smussare gli angoli. Anche il viaggio in treno di 20 ore è un’occasione per adattarsi e prepararsi. C’è il momento in cui, come una nave che lascia la banchina, uno dice: e adesso? Ma poi ti accorgi che solchi altri lidi, altri orizzonti e scopri cose che non avresti mai pensato… Io lo faccio da 20 anni e mi creda: è un’esperienza unica». (P.F.)

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