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Testimonianze da Lourdes

Le testimonianze Ecco alcune testimonianze dei partecipanti al pellegrinaggio a Lourdes organizzato dall’Unitalsi interaziendale.

Non ci vuole forza ma cuore
Essendo il mio primo pellegrinaggio sono rimasto colpito proprio dalla coinvolta attenzione con la quale le persone che avevo intorno non facevano solo il loro servizio, ma lo vivevano. Quando per esempio una signora anziana, con dei grossi problemi articolari alle gambe, ti chiede di essere per un pomeriggio le sue gambe, per accompagnarla a pregare alla Grotta, è chiaro che non vengono interpellate solo la propria forza o la propria sollecitudine: è il cuore di ciascuno di noi che è chiamato a spingere la carrozzina di quella signora…


Dal lungo viaggio in treno alla permanenza a Lourdes, in ospedale o nei refettori o nelle numerose attività all’esterno, la risposta ai bisogni dei sofferenti è innanzitutto la carità, che ha ispirato l’attività di noi volontari e alla quale ciascuno di noi si è appellato, per compiere al meglio il proprio servizio. Un servizio che va ben oltre il livello di una pur importante assistenza materiale: andando a Lourdes per servire, infatti, ciascuno di noi viene educato attraverso i gesti, i volti e le esperienze degli altri volontari ad avere attenzione anche ai bisogni del cuore dei malati, che necessitano soprattutto di incontrare un’umanità vera.
Giacomo Bullo, 18 anni

Lì solo per ringraziare
Grazie all’entusiasmo che nostra figlia ci ha trasmesso dopo il servizio svolto durante il suo primo pellegrinaggio, siamo stati “solleticati” a partire. Ci era stato raccontato di emozioni, sensazioni e tanta felicità recuperata solo in un viaggio di pochi giorni. Così siamo partiti, con molte cose da chiedere per noi e per le persone a noi care e vicine. E’ vero! La grotta e tutto quello che la circonda, ti assorbe e ti annulla, guidandoti a pensieri ed azioni che fluiscono armoniosi, senza schemi, liberi dalla nostra “quotidianità”.
Arrivati alla grotta ci siamo trovati con migliaia di pellegrini che in devoto silenzio soffrono, piangono, pregano facendoci capire la banalità delle nostre richieste. Pertanto realizziamo che noi siamo lì non per chiedere ma per ringraziare. E’ fantastico ciò che ci portiamo a casa, senza acquistare nulla.

L’effetto Lourdes? E’ al ritorno
Mi avevano sempre detto che chi va in pellegrinaggio a Lourdes è perché deve curarsi o chiedere qualcosa alla Madonna. Eppure, nonostante non sia perfetto, non credevo di avere nulla da chiedere: don Lio, invece, continuava a spingere perché partecipassi anche io a questo pellegrinaggio. Alla fine ho accettato, mosso più che altro dalla curiosità ma anche dalla voglia di fare qualcosa per gli altri.
Ebbene, se la curiosità è stata decisamente soddisfatta da un’esperienza un pochino faticosa ma di certo formatrice, non sono riuscito a mettere del mio per aiutare. O meglio, io ce l’ho messo, ho fatto del mio meglio, ma ciò che ho ricevuto non è neanche quantificabile. Questo perché, se a un diciottenne costa poco o nulla spingere una carrozzella, è sorprendente invece la carica di positività, voglia di vivere ed entusiasmo che mi sono portato a casa da Lourdes.
Tutto ciò è sorprendente dal momento che “l’effetto Lourdes” non ha raggiunto il suo picco nei giorni del pellegrinaggio. Anzi ci si accorge che è proprio dopo che il bene viene fuori per manifestarsi in ogni cosa che facciamo. E il merito di tutto ciò di chi è? Mio no di certo, visto che non sapevo proprio cosa avrei incontrato. Credo sia proprio merito di Maria. Sì, della stessa Maria grazie alla quale spesso i pellegrini guariscono. Grazie allora, Maria, per avermi guarito dalla monotonia e qualunquismo della vita con un’iniezione di entusiasmo e vita.
Andrea Rossignoli, 17 anni

Chi è il sano e chi il malato?
Negli occhi conserviamo i volti di tante persone conosciute a Lourdes. Spingendo la loro carrozzina spesso abbiamo avuto modo di ascoltare le loro esperienze, talvolta anche i loro dolori. Quanta vita! E quante speranze spingono queste persone a venire a Lourdes. A noi pare un po’ strano: forse perché siamo abituati ad avere un po’ tutto e a non saper neppure bene cosa chiedere per la nostra vita. Da loro abbiamo imparato a pregare, ovvero a chiedere il vero miracolo che è la conversione del cuore. Qui a Lourdes il dialogo con Dio è concreto, quasi palpabile; non mancano le lacrime anche sui nostri volti: ognuno infatti ha la possibilità di guardarsi dentro e scoprire le proprie malattie. È bello esaminarsi insieme con altri, non aver paura dei propri limiti e fragilità, e farlo in compagnia di santa Bernardette e di tutti i malati.
Ad un certo punto della settimana facciamo fatica a comprendere chi è il sano e chi il malato, chi il barelliere e chi il disabile. Ci sentiamo accompagnati dai ringraziamenti e dall’affetto che tanti ci dimostrano. Spesso non riusciamo a capacitarci di cosa gli ammalati ci donino attraverso una parola, un grazie, una stretta di mano mentre scendono copiose le lacrime davanti alla Grotta. Abbiamo la sensazione che tutti stiamo giocando la stessa partita e che il Signore fa il tifo per ognuno di noi, perché davvero siamo preziosi ai suoi occhi. E allora volentieri, senza sentirne il peso, partecipiamo alla messa quotidiana con i malati, alla processione eucaristica, alla messa internazionale, alla via crucis, al rito dell’acqua.
Che cosa è cambiato? Un po’ tutto, a dire il vero… ma questo lasciatecelo mostrare con il nostro sorriso e nella testimonianza dei prossimi giorni. Per ora sentiamo solo il bisogno di dire grazie. Un grazie al Signore che ci ha condotto fino ai Pirenei per incontrarlo attraverso sua Madre. Grazie a tutti gli amici dell’Unitalsi che ci hanno accompagnato, sostenuto, salvaguardato un’esperienza che sarà sempre una pennellata fondamentale nel quadro della nostra vita.
Gruppo barellieri Astori: Alessio, Alvise, Andrea, Anna, don Carlo, Elia, Gabriele, Giorgia, Giovanni, Giulia, Jennifer, Marco, Nicolò, Veronica

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