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Rientrato pellegrinaggio Svizzero Italiano

Pellegrinaggio a Lourdes: stamane il rientro
800 in tutto i pellegrini provenienti dalla Svizzera italiana. 103 gli ammalati.

Il pellegrinaggio a Lourdes è terminato. Stamane è giunto in Ticino il treno speciale con a bordo 580 pellegrini provenienti della Svizzera italiana. Gli altri 300 stanno tornando alla spicciolata. Chi con il bus, chi addirittura in bici: come un gruppo di ragazzi partito dal Ticino 15 giorni fa. Altri, invece, sono già rientrati ieri in aereo.

Quest’anno sono stati in 798 ad aderire al pellegrinaggio organizzato dalla Curia di Lugano. Tra coloro recatisi nel paesino francese dove 152 anni fa è apparsa la Madonna c’erano 103 ammalati; 80 foulard bianchi di Lourdes (che è un’associazione cattolica di scout) e 250 collaboratori, tra infermieri e barellieri.

“ È stato un successo” spiega Carlo Isotta, direttore tecnico del pellegrinaggio. “Complice anche il bel tempo, non abbiamo avuto problemi. È filato tutto liscio” aggiunge soddisfatto.
Quello che si è appena concluso è il 53esimo pellegrinaggio ticinese a Lourdes e il 12esimo della Svizzera italiana. Una presenza, quella del Grigioni italiano che non si limita soltanto alla Mesolcina. “Con noi quest’anno c’erano infatti 6 pellegrini poschiavini” commenta Isotta.

Le parole del Vescovo, Monsignor Pier Giacomo Grampa:

1. Mi sono chiesto che cosa può averci dato di particolare il nostro essere stati a Lourdes quest’anno nel segno della croce.
Cosa ci dice l’essere qui, ancora una volta, davanti alla Grotta dell’Immacolata, che ci invita con Bernadetta a fare il segno della croce, a contemplare in silenzio, ad ascoltare in silenzio che cosa? Come le donne ai piedi della croce vorrei che ascoltassimo il battito del cuore del Crocifisso, “il battito del tuo cuore di Dio”, Signore Gesù. Il cuore di Dio, il tuo cuore, o Dio, Signore Gesù, che ha condiviso la sorte di noi uomini comuni quando, sulla croce sei morto per noi in un grido. Fino a qui. Fino a qui è arrivata la passione, la passione di Dio per l’uomo. Fino a morire in un grido come muoiono gli uomini comuni. Ci sono commenti che mettono a confronto la morte di Socrate, una morte nella rassegnazione, una morte all’interno di una impassibilità, una morte da eroe con la morte di Gesù, che è stata la morte dell’uomo che urla. Scrive il biblista Bruno Maggioni: «Se per Socrate la morte è amica, quasi un dono degli dei, un dono che lo scioglie dal corpo, per Gesù essa è un nemico. La morte è una prova, non un
dono, e fa paura».

2. Noi abbiamo vissuto questo pellegrinaggio nel segno della croce ascoltando il battito del cuore di Gesù che la sua croce l’ha portata con la paura, la sofferenza condivisa con noi, con le nostre ansie e disperazioni. Gesù, ci dice la croce, il mistero della sua croce, è morto in un grido, e dunque ognuno di noi che non si rassegna al male, ognuno di noi che grida allo scandalo davanti al male, ognuno di noi che muore in un grido, sente con emozione di averlo compagno. Compagno del grido e del lamento che non è, come spesso si crede mancanza di fede: quel lamento è chiedere a Dio di essere vicino, quell’urlo è segno di fiducia estrema in Dio che solo ha il potere di darci forza e fiducia. Allora Gesù compagno nel lamento ci è anche compagno nell’affidamento, nella consegna ad un Dio che non smentirà la Promessa. Il battito del cuore del Crocifisso, battito di paura, è anche battito di affidamento. Battito di passione. Noi ricordiamo la parola “passione” per dire i patimenti di Gesù. Ma i padri della Chiesa si chiedevano: «Quale è questa passione che per noi ha sofferto?». Origene rispondeva: «È la passione dell’amore».

3. Ebbene, commentando questo passo di Origene, Enzo Bianchi, il Priore del monastero di Bose scrive: «Il nostro Dio è un Dio che ha del pathos dentro di sé, un Dio che soffre per amore. Quando all’interno della Bibbia si parla di lui, è un Dio che soffre, è un Dio che piange, è un Dio che sente il nostro lamento e si mette accanto a noi. C’è un passo molto bello del profeta Zaccaria in cui Dio dice: Chi ferisce voi, Israeliti, ferisce la pupilla del mio occhio». Noi pupilla del suo occhio, noi passione del cuore di Dio. Questa l’esperienza che abbiamo fatto in questo pellegrinaggio attraverso la contemplazione del mistero della Croce, abbiamo ascoltato il battito del cuore di Dio, il battito della passione per ciascuno di noi, per la nostra Chiesa, per la nostra umanità. Guidati da Bernadetta siamo stati alla scuola di Maria l’Immacolata, che invitandoci a fare bene il segno della croce, ci ha fatto riscoprire la bellezza e la grandezza del nostro essere cristiani. Per crucem ad lucem. Attraverso l’esperienza e la meditazione del segno della croce ci siamo colmati di luce. Un vivo ringraziamento a tutti gli organizzatori i responsabili del pellegrinaggio nei diversi settori di assistenza sanitaria, di animazione spirituale, di attività di volontariato, di partecipazione ai diversi momenti di lavoro, cura, preghiera, amicizia e solidarietà.

Pier Giacomo Grampa

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