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Un anno con Papa Francesco

Un anno di Papa Francesco tra sorrisi e pugno di ferro

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La nuova squadra della Curia rappresenta il vero volto di Bergoglio. Ha creato un team internazionale senza temere esclusioni clamorose

Un anno dopo, la Curia di Francesco inizia a prendere forma. Il Papa non è un cesellatore, in cerca di difficili equilibri; il suo scalpello è affondato anche dove la resistenza era più stratificata, provocando qualche frattura.

Un caso su tutti quello della Chiesa italiana: il cardinale Angelo Bagnasco è ormai un «facente funzioni», in attesa dei nuovi statuti che inaugureranno la stagione della «elezione dal basso» del presidente. Inoltre, nella Congregazione per i vescovi Francesco gli ha preferito il vescovo di Perugia, e suo amico, Gualtiero Bassetti, per cui è arrivata anche la porpora (letta come una investitura).

Cambio anche alla segreteria generale: Francesco ha scelto l’outsider Nunzio Galantino (pare fosse l’ultimo nome nella lista di Bagnasco) dopo aver decretato il ritorno di monsignor Mariano Crociata in diocesi.
Porpora mancata per due big della chiesa italiana all’ultimo conclave: il patriarca di Venezia e l’arcivescovo di Torino. Un segnale letto come un deciso stop a ruiniani (nel caso di monsignor Cesare Nosiglia) e genovesi (nel caso di monsignor Francesco Moraglia). Ma l’avvicendamento più rumoroso è stato quello che ha coinvolto il cardinale Mauro Piacenza, che da prefetto della Congregazione per il clero non si è sempre trovato in linea con l’allora arcivescovo di Buenos Aires (frizioni esplose con il Conclave). Francesco – una volta indossato l’abito bianco – ha preferito assegnargli la Penitenzieria apostolica – incarico più che altro onorifico -, una sorta di «fronte della misericordia». Stesso fronte su cui è impegnato il polacco Konrad Krajewski, già vicinissimo a Giovanni Paolo II negli anni della malattia, promosso a Elemosiniere pontificio, una sorta di braccio del Papa, che distribuisce conforto e aiuto. Defilato, ma non meno importante, il cerimoniere pontificio, monsignor Guido Marini. Che «resiste» in una posizione che sembrava fragilissima, dato lo stile liturgico di Francesco. Ma pare che il suo cerimoniere abbia trovato la chiave giusta e il loro rapporto sia tanto schietto quanto cordiale.

Con il pensionamento (pochi mesi dopo l’elezione del Papa) del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e la sua recente sostituzione anche nella Commissione di vigilanza dello Ior, sono entrati in un cono d’ombra alcune figure a lui vicine. Ultimo in ordine di tempo il cardinale Attilio Nicora, uscito sbattendo la porta dallo Ior (era a capo dell’Aif-Autorità di informazione finanziaria). Ma anche i cardinali Domenico Calcagno e Giuseppe Versaldi. Il primo è uscito anche lui dallo Ior e guida l’Apsa, il secondo è a capo della Prefettura per gli Affari economici. Entrambi sono in attesa di chiarimenti sul futuro dopo la creazione del Segretariato dell’economia. Nel quale, a sorpresa, non entra lo spagnolo Lucio Angel Vallejo Balda. Francesco lo aveva voluto nella commissione referente di studio e indirizzo sulla struttura economico-amministrativa della Santa Sede (Cosea) e la nomina a segretario del super dicastero era cosa fatta (tanto che era anche stato incaricato di predisporre gli uffici). Ma in pochi giorni qualcosa ha fatto cambiare idea a Francesco, che non lo ha nominato nemmeno tra i 15 membri del Consiglio per l’Economia.

Fuori Vallejo, dentro monsignor Alfred Xuereb, il segretario personale del Papa, già messo alle costole della Cosea. Dalla panchina alla fascia di capitano: numero due della segreteria di Benedetto XVI (oscurato da monsignor Gaenswein), con Francesco il maltese è diventato il numero due delle finanze vaticane. Può essere considerato un suo uomo di fiducia; bisognerà vedere se questa scelta suonerà come un commissariamento per il presidente del Segretariato, il cardinale George Pell.
Il porporato australiano – come il tedesco Reinhard Marx, coordinatore del Consiglio per l’Economia – fa parte del «C8», il Consiglio dei cardinali creato dal Papa per le decisioni sulla riforma della Curia. Un circolo volutamente internazionale, perché a Roma possano sentirsi di più le istanze delle periferie. Ma che rischia di diventare molto romano, visto che Francesco vi attinge a piene mani per gli incarichi in Curia. Dall’America Latina, ma italianissimi, vengono tre neo-cardinali che Francesco ha voluto nelle caselle più importanti della «sua» Curia: l’ex nunzio in Venezuela e ora segretario di Stato Pietro Parolin, Lorenzo Baldisseri, Segretario del Sinodo dei vescovi, e Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il Clero. Infine il ritorno sulla breccia del cardinale Walter Kasper. Già «emerito» ed entrato in conclave per una manciata di giorni, è diventato un riferimento per Francesco, che lo ha citato al suo primo Angelus e in questi mesi lo ha più volte interpellato. Da ultimo in occasione del Concistoro sulla famiglia, chiedendogli di tenere la relazione principale. Il modo migliore per suscitare quel dibattito che il Papa cerca. Fonte articolo

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