Un percorso di guarigione a Lourdes
Aborto: e dopo? Un percorso di guarigione a Lourdes
Provita è un’associazione aconfessionale: tuttavia coloro che tra i nostri Lettori siano credenti saranno felici di sapere che all’interno del Santuario della Madonna di Lourdes è stato inaugurato già un anno fa il “Cammino della consolazione”, un percorso spirituale destinato alla preghiera per i bambini vittime dell’aborto.
L’iniziativa è stata portata avanti dal vescovo di Lourdes, Monsignor Nicolas Brouwet, con l’aiuto dell’associazione “Mère de Misericorde” che si occupa di accompagnare, soprattutto attraverso l’ascolto e la preghiera, le donne che si trovino a confrontarsi con l’eventualità di un aborto.
Lungo il percorso i pellegrini sono guidati alla riflessione da pannelli contenenti spunti di meditazione, in gran parte tratte dai Vangeli, sulla Vita. Il cammino è stato pensato per tutti coloro che abbiano affrontato il trauma dell’aborto o della morte prematura, in utero, di un figlio: alla fine del percorso di rigenerazione spirituale essi sono invitati a dare al loro bambino mai nato un nome, che sarà iscritto su un “Libro della vita” e affidato alle preghiere del santuario.
Non si può non riconoscere che l’aborto sia un evento traumatico nella vita di una donna: ancor più se volontario. Una “scelta” sicuramente sofferta, che a volte sembra l’unica possibile (quindi non è più una scelta!). Una “scelta” che lascia ferite profonde nel cuore delle donne che si trovino ad averla compiuta.
Dopo l’aborto, esse si ritrovano sole con il loro dolore e i loro sensi di colpa: dove trovare consolazione?
Questo cammino spirituale offre a queste donne la possibilità di sentirsi perdonate, permette loro di deporre il fardello che recano sul cuore. Moltissime associazioni laiche accompagnano le donne fino al momento dell’aborto, anzi lo prospettano come una necessità, un diritto, una manifestazione di libertà e di autodeterminazione. Poche (se non nessuna) stanno loro vicine nel difficile cammino successivo. Anzi molti continuano a negare addirittura l’esistenza della sindrome post aborto.
Questa iniziativa mostra ancora di più l’ipocrisia della cultura della morte e la luce di quella della Vita.
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